LARINO. Quello con gli interventi dell’artista larinese Adolfo Stinziani è divenuto un appuntamento atteso anche dai nostri lettori. Oggi Adolfo ci presenta insieme ad una sua opera l’artista Valeria Vitulli e Francesco Santoro.
“In questo nuovo annus horribilis e di ennesima chiusura che spaventa tutti, avvertiamo il prioritario bisogno di speranza e di positività. Allora frughiamo tra i nostri ricordi più cari, di essi ci nutriamo, perché ci è negata una semplice stretta di mano e tantomeno un caldo abbraccio.
Gli artisti hanno da sempre espresso nelle loro opere il proprio vissuto personale e il contesto storico in cui lavorano, hanno da sempre cercato di rappresentare la Bellezza, si è detto splendidamente, lo ha scritto un filosofo e scrittore, che
Non la forza, ma la bellezza, quella vera, salverà il mondo.
Ed inoltre bisogna dirla tutta e in parole povere non sono cattivi i tempi, è cattivo l’uomo.
Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi.
E’ l’uomo che rende i tempi come sono, uomini che guardano al profitto personale a discapito dei loro simili e violentano il nostro ambiente, che ora è malato ed esso con noi.
“Spes ultima dea est: speramus igitur semper”
In questo tempo di sospensione, ognuno sceglie, anche inconsapevolmente, la propria dea, e tutti vogliamo un conforto, ed io credo ciecamente che l’Arte sia la cura migliore, o perlomeno un buon conforto.
La stele “Larino mia”, è un lavoro a due mani che è stato realizzato e donato alla Città, dalla scultrice Valeria Vitulli e dall’artista-poeta Adolfo Stinziani in occasione della mostra itinerante “Molise Art” di Arte Contemporanea (attualmente la rassegna è presente al Municipio di Termoli e al Palazzo Ducale di Larino). L’unione di due nobili e antiche arti, la scultura e la poesia omaggiano la Città Frentana che da secoli è un faro di cultura, tradizione e fede.
Il testo della poesia è un chiaro monito, un grido misto a dolore e amore affinchè Larino rinasca e con essa la cultura e gli stessi larinesi.
Le opere d’arte vivono il loro tempo, spesso sono immortali, molte sono attuali in ogni tempo, e in questo senso i versi della poesia inquadrano appieno questo nostro tempo , ora gravato dal peso di una spaventosa pandemia.
Staccati da quella croce.
Nulla rinasce se non muore.
Ed io che guardo nient’altro
Che il tuo corpo assopito, ti chiedo:
Svegliati, svegliati, svegliaci.
(nella foto della Stele è visibile l’intero testo)
Francesco Santoro con la sua opera “San Pardo” invece si fa interprete della tradizione, della religiosità e della fede, da lui molto sentite, in quanto larinese, al pari degli altri due suoi colleghi.
Quest’opera, come lui stesso afferma, è stata realizzata in questo periodo buio per i concittadini vicini e lontani, per infondere coraggio, perché la fede, per chi realmente crede, è una forma di coraggio, un alto valore.
Nel quadro il Santo Patrono appare in atto di benedire, la benedizione è per il suo popolo, che quest’anno non ha potuto onorarlo con i tradizionali festeggiamenti, è stato tutto diverso e triste, perché all’improvviso siamo stati privati di ogni più semplice manifestazione d’affetto.
L’artista sceglie di mostrare il Santo di profilo, senza rappresentare l’intero busto argenteo, ma solo il volto.
Questa scelta non è casuale, egli vuole enfatizzare l’espressione severa e misericordiosa del Buon Pastore verso i suoi fedeli.
Così quasi si annulla quella compostezza, quella ieraticità della figura del Santo e prevale la vera umile santità del presule del Peloponneso.
Nella tela appena s’intravede la preziosa mitra, il simbolo vescovile, non è necessario, si vuole mostrare innanzitutto l’umanità del Santo; il volto si staglia su un fondo rosso intenso, il profilo del vecchio Pastore mostra la sua dignità di uomo religioso, severo, misericordioso e determinato nella sua missione.
Il rosso, questo colore che oggi ci spaventa, ci limita e ci opprime, questa la mia accennata contemporaneità delle opere d’arte, in ogni tempo, ma qui è da intendere innanzitutto come il colore della passione, della vitalità, di un instancabile e sincero amore.
In poche parole il rosso è quel fuoco che continua ad ardere da secoli e secoli nel cuore dei larinesi, quella fede che per noi larinesi è San Pardo stesso.
Adolfo Stinziani