TERMOLI-LARINO. In occasione della Solennità dell’Epifania riceviamo e pubblichiamo il messaggio del Vescovo della diocesi che è in Termoli-Larino insieme all’avvio della raccolta fondi da destinare alla popolazione croata colpita dal violento terremoto dei giorni scorsi.
“I Magi “entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.” (Mt.2,11)
Tante volte ci siamo soffermati su questa scena raccontata da Matteo e abbiamo colto, nel prostrarsi e nell’adorare dei magi che vengono dall’oriente, la destinazione universale del Mistero del Natale e la possibilità di riconoscimento e di accoglienza, da parte di tutti i popoli, del Mistero del Dio fatto uomo, che dona la vita per noi, morendo sulla croce.
Di questa fede oro incenso e mirra esprimono il significato: l’oro dice la regalità (Signoria) del Bambino nato; l’ incenso richiama la sua divinità; la mirra, usata per la conservazione dei corpi dei defunti, parla del sacrificio e della morte dell’uomo Gesù.
In quel Bambino, dinanzi al quale i Magi si prostrano adoranti, noi tutti e ciascuno in particolare, riceviamo una nuova consapevolezza di noi stessi, della nostra identità e dignità di uomini e donne.
I doni che i Magi, e l’umanità attraverso loro, offrono a Gesù, ci vengono come ridonati da Gesù e illuminano di Luce Divina la nostra esistenza personale e collettiva.
Oro: ognuno di noi, grazie a quel Bambino e in quel Bambino è unico e irripetibile. Ha una sua originalità inalienabile e insopprimibile.
Incenso: Proprio l’unicità e l’originalità, rende ciascuno sacro e inviolabile, degno di onore e venerazione, quindi di rispetto e di cura, da parte di ciascun altro.
Mirra: la fragilità da cui ognuno è segnato e che ha nella morte la sua piena manifestazione, condivisa da Dio, in quel Bambino, diventa luogo di incontro e di accoglienza tra noi, possibilità di cura premurosa l’uno dell’altro, spazio di fraternità accogliente e possibilità di vivere l’amore che vince la morte.
Ne scaturisce un Disegno di umanità nuova, di esistenza personale incamminata verso la pienezza, di vita sociale che supera le visioni dell’individualismo, che mette in competizione e crea scarti; del collettivismo che annullando le differenze, mortifica e massifica.
Nel riconoscimento adorante della Manifestazione di Dio in Gesù Bambino, i Magi aprono, per loro e per l’intera umanità, di cui sono profezia, la strada della vera libertà che porta alla pienezza dell’amore e della vita che vince la morte.
Noi in questa contemplazione “vediamo” che il vero modo per compiere la nostra esistenza personale è quello di essere artigiani della cultura della cura “quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca”.
Lo stiamo sperimentando in negativo “nessuno si salva da solo”; in questa pandemia, come ha detto Papa Francesco: “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”.
Gesù Bambino adorato dai Magi, ce lo ridona in positivo come possibilità di vita piena e realizzante: è nel prenderci cura gli uni degli altri, con premura, rispetto, onore e nella piena gratuità, che la nostra umanità, che Lui ha assunto e condiviso, diviene partecipe della Sua divinità e arriva, così, al suo pieno compimento.
Certamente questo stile riguarda la nostra quotidianità che è fatta di tante piccole occasioni e circostanze: lì ognuno può essere artigiano della cultura della cura.
Permettetemi di suggerire due piccoli segni che potremmo realizzare insieme come artigiani della cultura della cura.
- Vicinanza ai fratelli e alle sorelle della Croazia.
- Il terremoto che ha colpito una regione della Croazia ci fa tornare alla mente quel terremoto che nel 2002 ha duramente colpito alcuni nostri comuni e in particolare ha causato dolore nella comunità di San Giuliano di Puglia, una comunità che ogni volta che si ripete un evento sismico rivive nella memoria la scomparsa tragica di una generazione intera di bambini. In quella circostanza abbiamo sperimentato e imparato molto: abbiamo toccato con mano tanta solidarietà che ha alleviato quella sofferenza e curato tante nostre ferite e nello stesso tempo abbiamo preso coscienza della nostra responsabilità nei confronti di quelli che si trovano a soffrire le stesse sofferenze. Mi sembra doveroso e importante contribuire ad alleviare le popolazioni croate facendo sentire la nostra vicinanza e inviando un aiuto concreto. Con la Croazia ci lega un antico legame dovuto alla presenza di alcuni comuni della nostra Diocesi di origini croate, che già hanno fatto giungere la loro solidarietà tramite canali istituzionali. Sono comuni che non hanno mai dimenticato le loro antiche origini croate e hanno sempre cercato di favorire rapporti istituzionali e non, incontri di varia natura. Come Diocesi abbiamo celebrato con una mostra nell’Episcopio di Termoli i 500 anni dall’arrivo delle popolazioni che fuggivano da persecuzioni e violenze.
Per questo propongo, d’intesa con la Caritas Diocesana e con la Caritas Nazionale, di esprimere la nostra solidarietà attraverso la promozione di una raccolta di fondi che tutte le nostre comunità parrocchiali, attiveranno nelle celebrazioni delle prossime festività dell’Epifania, 6 gennaio, e del Battesimo del Signore 10 gennaio.
Le offerte raccolte, unite ai 5.000 euro messi a disposizione dalla Diocesi, tramite la Caritas Nazionale verranno inviati alla Caritas della Chiesa Croata, saranno destinate alle situazioni di maggiore disagio nei paesi colpiti dal sisma.
Per la propria donazione ci si può rivolgere in Parrocchia o anche farla attraverso il versamento sul Conto Corrente dedicato alla Caritas Diocesana:
IBAN IT77A0760103800000010863868
con causale: Pro Croazia.
Per essere tempestivi ed efficaci vogliamo chiudere la raccolta il 30 gennaio.
- Il Fondo san Martino
Stiamo attraversando un periodo storico molto difficile, segnato da dolore, ansia, incertezze, insicurezze e precarietà; la nostra Chiesa Locale, che già fin dall’inizio della pandemia si è attivata in sostegno delle comunità locali e di tanti fratelli bisognosi e fragili intensificando interventi socio-caritativi, intende continuare a promuovere e sollecitare segni di partecipazione e condivisione per sostenere quanti tra noi vivono situazioni di concreta difficoltà, in previsione anche dell’aggravarsi della crisi socioeconomica conseguente alla emergenza COVId-19.
L’iniziativa concreta che la Diocesi di Termoli-Larino propone a tutte le persone di buona volontà che abitano il nostro territorio basso-molisano è una raccolta libera di contributi che confluiranno nel FONDO SAN MARTINO, da poco costituito e già attivo all’interno del Presbiterio della nostra Diocesi.
Quanti condividono l’iniziativa e desiderano partecipare concretamente possono versare il loro contributo su un conto intestato alla Diocesi di Termoli-Larino
(IBAN: IT28L0306909606100000062321 – causale Fondo San Martino)
Periodicamente sarà resa pubblica la somma dei contributi che confluiscono nel Fondo e anche gli eventuali interventi che saranno attivati per venire incontro alle necessità e urgenze che saranno individuate, a favore dei più bisognosi.
Ognuno potrà decidere la modalità del gesto di generosità, anche tramite periodici versamenti, corrispondenti per esempio ad un’ora o una giornata di lavoro, o alla privazione di qualche bene non indispensabile; la fantasia di ciascuno saprà trovare la formula migliore, secondo le proprie concrete possibilità.
Il Centro Pastorale per la Promozione Integrale dell’uomo insieme all’Economato della Diocesi, monitorerà i flussi e delibererà gli interventi.
Ci si augura un’ampia partecipazione e una sollecita sensibilizzazione nei confronti di quanti, tra noi, sono entrati in un cono d’ombra, a causa della perdita o della mancanza di lavoro.
Carissimi, possa la luce divina che rispende nella Solennità dell’Epifania illuminare la nostra vita, scaldare i nostri cuori e muovere le nostre mani a compiere gesti di premura nei confronti dei nostri prossimi”.