LARINO. Questa volta l’artista larinese Adolfo Stinziani ci racconta un pezzo della sua storia. La storia della sua famiglia che è poi quella di tanti molisani che hanno lasciato la loro terra per cercar fortuna nelle Americhe, in special modo in Canada. Terra che li ha accolti e dove poi in tanti sono rimasti conservando però sempre vivo il ricordo per l’Italia, per l’amata Larino.
Stinziani scrive: “Nell’immediato dopoguerra, periodo di crisi sociale ed economica, il larinese Adolfo Stinziani lascia il proprio paese per raggiungere con la nave Halifex (Canada), così come era successo negli anni ’20 per alcuni suoi cugini e nipoti immigrati.
Dopo lo sbarco ad Halifex raggiungerà Montréal, la sua intenzione era di trovare un lavoro e di tornare in Italia dopo alcuni anni, dalla sua famiglia a Larino. Un lavoro che trova presto al porto di Montréal che gli permetterà di guadagnarsi da vivere ed anche di inviare del denaro ai suoi familiari per integrare la rendita dei terreni agricoli prevalentemente coperti di uliveti. Nel 1961 Adolfo decide di stabilirsi definitivamente a Montréal, dove lo raggiungeranno sua moglie Ida e i tre figli, Joseph, il più piccolo, di sei anni, Antoinette di nove e Thérèse di tredici. Vivranno in un appartamento in rue Papineau, tra rue Bélanger e rue Saint Zotique.
Francesco il primogenito, nella foto per il suo passaporto in giacca e cravatta, è il primogenito e in quell’anno ha ventuno anni, maturo e affezionato agli zii Mariagrazia Stinziani e Francesco Piscolla, decide di restare nella sua cara Larino, il suo gioiello, come spesso afferma, ma spesso volerà dai suoi cari per riabbracciarli. Gli stessi familiari immigrati torneranno a Larino in estate ed in occasione della tradizionale Carrese di San Pardo che si svolge in maggio.
La valigia che la madre larinese portò con sé contiene il prezioso corredo nuziale, ricamato dalla stessa nel 1939.
Questo scrigno prezioso è stato donato nel 1994 dall’ultimo figlio Joseph al Centro di Storia di Montréal. In una modesta valigia in pelle, ancora con la sua etichetta scritta in italiano, raccolse una parte del suo corredo, un tesoro di famiglia, nonché la dote che essa portava come moglie.
La valigia misura 75cm x 41,5cm x 50,5cm, sull’etichetta si legge:
Compagnia Cristoforo Colombo, Cooperativa di Lavoro ARL SERVIZI AUSILIARI EMIGRAZIONE sotto il diretto controllo DELL’ISPETTORATO EMIGRAZIONE Sede: Smistamento Ferrovia Centrale Lato Arrivi: N:54036 COGNOME NOME Piroscafo A2089.
Era tradizione che ogni ragazza da marito fin dall’adolescenza preparasse il suo corredo nuziale, la sua dote, ovvero un set di biancheria per la casa: lenzuola, asciugamani, tovaglie, etc., ed un set di biancheria intima: canottiere, sottogonne, fazzoletti, etc..
Questa dote doveva essere della massima qualità, il più bello, il più fine, il più completo corredo nuziale e doveva essere ricamato a mano dalla stessa futura moglie. Il corredo veniva esposto con grande orgoglio alla ammirazione dei visitatori della casa, nella cosiddetta “visita del letto”, e poi di nuovo esibito in occasione delle nozze insieme ai regali per gli sposi. Per preparare un tale corredo occorrevano soldi, per acquistare i vari pezzi o il tessuto che l’avrebbe costituito, inoltre bisognava dedicargli molto tempo per cucirlo, ricamarlo e decorarlo, per cui si cominciava a prepararlo ancor prima dell’arrivo di un potenziale fidanzato.
Su due federe per guanciali è ricamata la scritta: SOGNI D’ORO, e su un lenzuolo: PACE E AMORE.
Era anche consuetudine che la preziosa dote venisse conservata in una cassaforte, questa veniva acquistata o realizzata dall’uomo di casa, in tal modo il corredo veniva assicurato e tenuto in perfette condizioni fino al momento del matrimonio.
Curiosamente e ironicamente veniva chiamato lo “scrigno della speranza”,
dato che sarebbe rimasto intatto finchè non si fosse trovato un “buon partito”. Così alcune “vecchie ragazze”, donne che non hanno trovato un marito, hanno conservato gelosamente il loro scrigno della speranza per tutta la vita o forse lo hanno poi ceduto a parenti più prossimi.
Il corredo di Ida, donato dal figlio Joseph al Centro di Storia di Montréal, è composto da lenzuola, federe per guanciali e altro, tutto in lino e finemente ricamato. Questo ricamo è detto Richelieu o rinascimentale perché, sebbene provenga da Venezia, fu il cardinale francese a introdurlo in Francia e a renderlo popolare. E’ un tipo di ricamo facilmente riconoscibile, i disegni sono collegati da cinghie di filo da ricamo, quindi il tessuto veniva ritagliato all’interno dei disegni, lasciando caratteristici vuoti “a giorno”.
Adolfo Stinziani