A lui il merito di avere prodotto l’ampia documentazione e poi attentamente seguito l’iter che determinò l’elevazione della monumentale chiesa frentana alla dignità di “basilica”
LARINO.I nostri lettori, ormai, sono abituati a leggere sulle nostre colonne frammenti di storia locale che spesso esulano dai canali ufficiali, o per meglio dire, sono un’esclusiva del nostro amico sociologo e studioso larinese, Berardo Mastrogiuseppe. Nella sua abitazione museo si può rinvenire ogni sorta di documento da quelli legati alla storia civile della città, che lui ama giustamente definire come documenti fiscalpostali per la sua innata passione per le marche da bollo, a documenti che descrivono la società larinese dei primi anni del secolo scorso dove, accanto al ruolo della Curia, della Cattedrale, del suo capitolo si contrapponeva il popolo di Dio e, tra il popolo, una fiorente massoneria e, qualche anno più tardi, anche, il nucleo primordiale di quello che sarà il partito fascista in città.
Ebbene, tra i documenti che abbiamo potuto visionare, ed è questa la bellezza delle storie che l’amico Berardo ci racconta e noi riportiamo, anche due missive che l’allora ‘ispettore onorario dei monumenti e degli scavi ed oggetti di antichità ed arte di Larino, il canonico Vincenzo Levante’ scrive ad un amico che si ritiene illustre, degno di considerazione, in merito al percorso seguito per addivenire alla decisione di Pio XI di elevare a dignità di Basilica il Duomo di Larino.
“Occorre valorizzare questa Città”, diceva il canonico succeduto allo storico Alberto Magliano nelle funzioni di regio ispettore ai Monumento ed agli scavi. Larino, che vanta una storia ricca di avvenimenti succedutisi in 23 secoli, ebbe il privilegio di battere una propria moneta. Fu unita dall’imperatore Adriano all’Apulia, facendone parte sino al 1811. Nell’evo di mezzo ebbe il grado di Contea, sopportò le invasioni dei Longobardi, dei Greci, dei Franchi, dei Saraceni e degli Ungari sino a passare sotto il dominio di vari feudatari. La Cattedrale influì non poco a far eleggere Larino a Sede vescovile. La sua costruzione risale al 1319 a la sua facciata è fortemente obliqua rispetto all’asse della Chiesa.
Nelle due missive che riportiamo a corredo di questo articolo, tutti potranno chiaramente leggere come don Vincenzo Levante, si batta per descrivere al suo amico quale ruolo storico ha avuto, da sempre, la chiesa dedicata all’Assunta, a San Pardo e ai Martiri larinesi e di come’, in quei tempi, decine e decine di fotografie realizzate proprio per descrivere la monumentale chiesa e la Larino del tempo siano andate perse ma anche come, grazie ad un altro grande larinese, il buon nonno del ragionier Igino Pilone, siano stati realizzati nuovi scatti della chiesa che già nel testo del “Thesaurus linguae latinae era appellata Basilica come quelle di Ostia, Milano, Firenze, Nola, Padova, Perugia, Ravenna, Capia, Cagliari, etc.”.
Sempre nelle missive si apprende anche che lo stesso canonico avesse grande rispetto delle antichità locali. (…). Ieri ho completato un discreto lavoretto per conto della Regia Sovrintendenza di Napoli. Dovendosi pubblicare la Carta archeologica d’Italia, ho trasferito tutte le lapidi di questa Città – con relative notizie – in numero di ben 45. Mi promise di passare a Larino, per una visita, anche il prof. Majuri”.
Pezzi di storia larinese che tornano alla luce grazie al sociologo Mastrogiuseppe che ama ripresentarli alla stampa ma soprattutto vorrebbe che finissero finalmente in un museo.
(La foto del canonico Levante è tratta dal sito della diocesi di Termoli-Larino)