di Giuseppe Mammarella direttore dell’Archivio storico diocesano
LARINO. Mi occupo da tantissimo tempo, per pura passione, della storia legata, in particolare, all’area basso-molisana e continuerò a farlo fin quando il Signore vorrà.
Iniziai nei primi anni Sessanta, frequentando gli archivi ecclesiastici. Nonostante le prime enormi difficoltà dovute, innanzitutto, alla non agevole lettura dei documenti più antichi, riuscii a scoprire cose nuove. Per questa ragione, decisi di varcare la soglia della mia zona al fine di raggiungere, gradatamente, non solo altre realtà archivistiche molisane, ma anche quelle poste a Napoli e Roma. Le mie “visite” all’Archivio Apostolico Vaticano (che ebbi la fortuna e l’onore di visionare interamente) della durata di quattro o cinque ore per volta, mi consentirono di approfondire conoscenze di ogni genere.
Ora continuo a svolgere la mia attività di “custode” del prezioso Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino riunito in un’ala dell’episcopio larinese, dichiarato, già da tempo, di “notevole interesse”, perché costituito da materiale documentario utilissimo per la ricostruzione della storia religiosa e politica di un’ampia zona. Interessa, infatti, l’intero Basso Molise, la Puglia settentrionale e le Isole Tremiti appartenenti, fino al 1938, alla diocesi di Larino.
Comprende due sezioni (divise per fondi) pertinenti, rispettivamente, alle due ex diocesi di Larino e di Termoli che, dal 30 settembre 1986, formano l’attuale realtà di Termoli-Larino.
Gran parte dei documenti contenuti nella sezione di Termoli, appartengono ai secoli XIX e XX; essi comprendono anche un considerevole numero legati alla diocesi di Larino poiché mons. Oddo Bernacchia, che governò contemporaneamente, dal 1924, le due sedi per quasi trentasei anni, dimorò nella città adriatica. Nella sezione termolese si conservano anche i superstiti documenti della soppressa diocesi di Guardialfiera (istituita nell’XI secolo ed accorpata a quella della città adriatica in seguito al Concordato borbonico del 1818).
La sezione di Larino custodisce materiale molto ricco del periodo compreso tra i secoli XV e XIX ed abbraccia anche un fondo pergamenaceo notevole costituito, tra l’altro, da bolle, brevi e lettere che interessano quasi tutto il secondo millennio. Tra la documentazione cartacea, spiccano gli atti dei ventuno Sinodi, di cui si ha memoria, celebrati nella diocesi larinese dalla metà del Cinquecento ai primi anni Quaranta del Novecento (quattro di essi sono anche a stampa).
All’Archivio è annessa una Biblioteca di testi antichi che comprende diversi volumi del ‘500 e del ‘600. Non mancano, inoltre, opere che interessano, in particolare, il territorio della diocesi di Larino, dati alle stampe tra il XVIII ed il XIX secolo.
Accolgo continuamente, con piacere, studiosi provenienti anche da altre regioni, desiderosi di esaminare con cura atti di ogni genere. Non mancano richieste da parte di chi è impossibilitato a raggiungere fisicamente Larino che, nei limiti del possibile, cerco di soddisfare.
Ogni tanto, però, noto pubblicazioni legate specialmente al Basso Molise (in particolare con post sui social) contenenti notizie storiche, prive di qualsiasi riferimento alle fonti, che non trovano riscontro nella documentazione archivistica qui custodita. C’è, poi, anche chi si permette di offendere l’onorabilità di personaggi del passato attribuendo loro delle autentiche falsità. Mi sia consentito di rivolgere, specialmente a costoro, l’invito a visitare questo Archivio Storico, per visionare la nutrita certificazione legata anche a chi viene preso, inspiegabilmente e continuamente di mira. Posso assicurare, a ragion veduta, che si tratta di personalità ragguardevoli che hanno dato tanto a cui, purtroppo, vengono attribuite idee completamente distorte.
Aggiungo, per esperienza diretta, che non sempre è opportuno affidarsi alle sole fonti bibliografiche. A tal proposito, porto ad esempio un’affermazione da me fatta nel volume “Profili biografici, icone e blasoni dei Vescovi di Larino, Termoli e Guardialfiera” (I e II ed., Campobasso 2017-2018). Fidandomi, innanzitutto, del noto storico Ferdinando Ughelli (1595-1670) che, nella sua colossale opera “Italia sacra”, pone Sico (Scio) o Sicone in cima alla cronologia dei Vescovi di Termoli, da cui attinsero tanti altri studiosi (tra cui il Sarnelli, il Cappelletti ed il Gams) sino ai nostri giorni, tale l’ho ritenuto anche io. Qualche mese dopo, però, mi sono accorto che quel Presule, uno dei sottoscrittori, nel 969, dell’atto con cui la sede di Benevento fu elevata al rango di metropolitana, era stato erroneamente indicato come primo Vescovo di Termoli. Sico (Scio) o Sicone, infatti, fu Vescovo di Blera (“Sico episcopus sancte Blaran(ensi) Ecclesie…”), oggi piccolo centro laziale in provincia di Viterbo, e per colmare la lacuna ho dovuto comporre un apposito scritto dal titolo “Sico o Sicone del X secolo, Vescovo di Blera e non di Termoli”, dato alle stampe attraverso un “Supplemento”.