TERMOLI. “Tutto avrei voluto tranne che essere qui, anche perché dinanzi alla morte e a una morte così, c’è poco da dire. Non possiamo entrare nel cuore di una sposa, bisogna togliersi i sandali ma anche le parole, oppure di una figlia, o dei genitori o degli amici, non è possibile”.
In tanti, tantissimi come sua eccellenza De Luca oggi non avrebbero voluto essere lì, in quella chiesa dedicata a Timoteo, in quel luogo dove un altare della reposizione indicava che la Resurrezione è vicina, ma dove per tutti, era ancora venerdì, il giorno del silenzio, della morte. La morte del Cristo, la morte di uno dei suoi figli, Luca Scatena che davvero si era fatto prossimo degli altri, davvero aveva coniugato sempre al presente, con i limiti della condizione umana, quel verbo amare, amare senza nulla in cambio i vicini come i lontani.
La notizia della morte di Luca Scatena ha letteralmente squarciato il velo della Pasqua a Termoli come a Larino e in tutti quei luoghi dove lui era conosciuto, apprezzato ed amato per il suo sorriso, per la sua educazione, per quella sua dedizione agli altri fin dai tempi di quanto era stato il primo coordinatore del progetto Sprar Rifugio Sicuro, rivolto proprio agli ultimi. Il silenzio del venerdì Santo non ha permesso la celebrazione dell’Eucarestia, ma soltanto quella funebre presieduta, come detto, da monsignor Gianfranco De Luca.
“Il primo incontro con Luca insieme a don Ulisse – ha ricordato il presule – vedeva la nascita del primo Sprar del Molise, uno spazio per accogliere chi è meno fortunato di noi. Questo progetto, nato da Luca, ha permesso alla nostra chiesa di essere quello che deve essere, luogo di inclusione e condivisione dove ognuno possa sentirsi amato per quello che è. Questa accoglienza deve diventare servizio, prossimità. E questo è stato il servizio del nostro fratello Luca. Prendersi cura degli altri, accoglierli e per tutto questo io devo ringraziare Dio, Luca, don Ulisse e quanti nel tempo si sono coinvolti e hanno permesso tutto ciò. Il cuore di Luca si è allargato sui bisogni delle varie povertà. Di fronte alle povertà si è reso come Gesù e non si è sottratto, anzi, tutta la struttura della Caritas diocesana si è allargata ancora di più all’accoglienza. La “paura” dell’ultimo, di chi è visto come uno scarto, ma scarto non è, non abitava nel cuore di Luca. Ringrazio Dio per questo incontro con Luca, l’opera continua perché c’è un bel segno. Quello che è stato costruito nel tempo continua perché il bene e l’amore restano”.
Poi l’invito al raccoglimento, ad ascoltare la Parola di Dio che illumina la vita. “Senza questa parola saremmo perduti, perché il mistero della morte, una morte così, “sconquassa”. Mi affido alla Parola di Dio. Dio resta, e questa certezza si basa sull’amore di Dio che ci precede. Dobbiamo meritarci l’amore di Dio? No, questa è una bestemmia. L’amore ci è dato e nessuno ci può separare da questo amore. L’amore di Dio vince sulla morte. Sempre. Dentro questa vita e dentro questo amore dobbiamo imparare a vedere nostro fratello Luca. Non bypassa il dolore, l’assenza e la solitudine. La fede è una visione, è il vedere oltre, perciò diventa la forza per attraversare il dolore. Non è un anestetico”.
Una folla commossa, volti rigati dalle lacrime ad accompagnare quella bara fuori dalla chiesa dove un lungo e forte applauso ha salutato l’ultimo viaggio di Luca Scatena, ha idealmente abbracciato sua moglie, sua figlia, tutta la sua famiglia insieme alla speranza cristiana che quanto di buono fatto in questa vita resti bagaglio prezioso da cui ripartire, andare avanti.
Per volontà della famiglia, la bara di Luca sarà seppellita nel cimitero di Guglionesi ed intanto questa sera l’appuntamento con la via Crucis organizzato mensilmente dalla Città invisibile/Faced in memoria della tragedia di Pozzo Dolce sarà dedicata anche al ricordo dell’operatore di Luca.