La donna 48enne, dopo quasi due mesi, seppure con alcuni problemi ancora da risolvere, ha lasciato il reparto post Covid e riabilitazione del Vietri per tornare dalla sua famiglia.
URURI. Era il 20 aprile quando fu ricoverata d’urgenza nel reparto di rianimazione del San Timoteo per un’intossicazione che si scoprì, nelle ore successive, essere dovuta al botulino che si era sviluppato, o meglio, era presente all’interno di un pesto ai ceci preparato in casa e che lei aveva consumato. Da quel giorno sono trascorsi quasi due mesi. E sarà un giorno certamente da ricordare perché Lireta Meziu, la 48enne protagonista di questa storia, ha lasciato finalmente il reparto di riabilitazione post Covid del Vietri per tornare dalla sua famiglia ad Ururi.
Conosciamo da anni Lireta, conosciamo la sua storia, la sua famiglia e l’abbiamo raggiunta, intorno alle 13, all’uscita dell’ospedale frentano per darle tutta la nostra solidarietà e farle gli auguri per essere riuscita a superare un momento davvero difficile della sua vita che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche. Ebbene, Lireta, nata in Albania ma da decenni in Italia, ad Ururi, dove ha sposato Luigi, ed ha messo al mondo i suoi figli Raffaele e Maria, oggi grandi, ci ha raccontato alcuni momenti di questa sua lunga permanenza nei vari ospedali e poi ha colto l’occasione, attraverso le nostre colonne di rivolgere un immenso ringraziamento a tutti coloro che si sono presi cura di lei.
Lireta, come detto, dopo aver assunto del pesto ai ceci preparato in casa si era sentita male ed era stata condotta al San Timoteo. Qui dopo gli esami necessari per accertare la natura dell’intossicazione, la scoperta del botulino, il ricovero in terapia intensiva e l’avvio delle procedure con il Centro antiveleni di Pavia che ha inviato da Napoli una prima dose del siero. Una permanenza di due settimane nel reparto salvavita adriatico, la somministrazione di una seconda dose di siero e poi il trasferimento a San Giovanni Rotondo. Nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza Lireta ha continuato la profilassi anti botulinica fino alla dimissione e al successivo ricovero nella divisione di riabilitazione post Covid nella Casa della Salute del Vietri dove Lireta è rimasta per quasi un mese. Tempo necessario per consentirle di recuperare ai danni che l’intossicazione le ha procurato e che in parte le restano e necessitano di altre settimane di riabilitazione.
Lireta, visibilmente provata ma felice di riabbracciare finalmente la sua famiglia, ora che il peggio è passato, vuole, attraverso le nostre colonne, ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a salvarla, a curarla, a prendersi cura di lei. “Voglio ringraziare tutto il personale del pronto soccorso, quello della rianimazione del San Timoteo, il personale sanitario che mi ha permesso di ricevere il serio antibotulinico. L’aver accertato in tempi rapidi l’intossicazione è stata fondamentale per approntare al meglio la profilassi da seguire, quella che mi ha salvata. Il mio grazie va al personale della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo dopo sono rimasta ricoverata per quasi tre settimane che ha completato il lavoro fatto a Termoli fino alle dimissioni e il trasferimento a Larino nel reparto post covid e riabilitazione dove sono stata accolta, curata, coccolata fino a questa mattina. Grazie dal profondo del mio cuore a tutti, medici, infermieri, personale sanitario, vi devo la vita. Grazie alla comunità che da decenni mi ospita, quella di Ururi, grazie a tutti coloro che hanno pregato per me in queste lunghe settimane. Sono ancora stanca ed ho alcuni problemi ancora da risolvere ma sono viva e dal cuore , vi ringrazio tutti”.
Lireta è dunque tornata a casa, ha ancora delle terapie da effettuare ma vederla in piedi, felice di poter tornare dalla sua famiglia, è stata davvero una grande emozione anche per noi che le auguriamo ora di potersi rimettere al meglio. Forza guerriera!