Nella chiesa di San Francesco la commemorazione funebre al fotografo Paolo Di Paolo alla presenza dei familiari, degli amici, della civica amministrazione e dell’Arma dei Carabinieri con cui il maestro ha collaborato per quasi 60 anni.
LARINO. “Il suo senso etico, la rettitudine morale insieme alla sua ironia. La sua tenacia, il suo ottimismo ad oltranza, e quel suo non volersi mai mettere in mostra. Ed ancora, l’amore ed il rispetto per la sua terra da cui era partito con una valigia di cartone nel 1949 acquistando un biglietto di terza classe. Una Larino che però non ha mai dimenticato, e dove spesso tornava, dove continuava a coltivare i ricordi del cuore, a ricordare i giochi da fanciullo in via Cluenzio e la festa di San Pardo, quel suo devoto suonare il campanaccio delle mucche dinanzi alla cattedrale al momento del rientro della statua del santo in basilica”.
Questi, alcuni passaggi dell’intervento che Silvia, figlia del maestro Di Paolo, ha pronunciato all’inizio della commemorazione funebre di suo padre, svoltasi questa mattina nella chiesa di San Francesco, la stessa dove lo scorso anno fu realizzata la mostra ’I fiori di San Pardo’ con le splendide immagini del maestro.
Una cerimonia semplice, ma profondamente vera e rispettosa di un uomo, di un’artista della comunicazione, che ha saputo vivere il suo tempo, ha saputo cogliere particolari inediti dalla quotidianità che viveva, ha saputo immortalare per sempre non soltanto i divi del cinema ma la realtà delle piccole cose, la bellezza di un luogo vissuto come persona dove però il suo occhio attento sapeva donarli nuove policromie di luci.
La figlia Silvia si è poi rivolta alla mamma Elena a colei che “l’ha supportato, sopportato ed amato per oltre 50 anni” e poi ha ricordato come proprio dalla riscoperta delle sue foto avvenuta per caso, il mondo ha conosciuto Di Paolo e che ora il compito di divulgare la sua arte spetta a lei, alla sua famiglia. “Grazie per tutto quello che ci lasci e lasci a tutti noi”.
Presente alla commemorazione funebre il primo cittadino Pino Puchetti che ha ricordato, non soltanto la mostra fotografica dello scorso anno, ma anche il riconoscimento pubblico concesso al maestro, ossia la cittadinanza onoraria della città, il suo essere stato larinese nel cuore in ogni dove è giunta la sua arte. ”Un larinese che ha fatto la storia e rimarrà nella storia”.
Parole emozionanti quelle pronunciate, poi, dal generale di corpo d’armata, attuale comandante delle unità mobili e specializzate dei carabinieri ’Polidoro’, Gianfranco Cavallo che visibilmente commosso ha affermato ”Lui era la comunicazione. Per quasi sessanta anni ha curato e diretto il calendario storico dell’arma dei carabinieri e tante altre pubblicazioni della Benemerita. Questo lato della sua vita artistica non è molto conosciuto (ciò naturalmente non vale per voi presenti) ma il maestro è stato per noi un padre. Era più carabiniere lui che noi. Mi onoro di essergli stato amico, di aver condiviso con lui momenti di umanità, impegno, passione perché davvero lui aveva milioni di idee e non soltanto le realizzava. Basti pensare al nostro calendario che prima di lui era stampato in 50mila copie e con lui è arrivato alle attuali 2,5 milioni di copie, con le sue storie riprodotte in decine, centinaia di tavole frutto del suo lavoro documentale, della sua prodigiosa memoria. Una persona eccezionale!”.
Per tramite del luogotenente dell’Arma Antonio Di Paolo, dell’amico del maestro Antonio, è stato letto l’intervento del Generale Luigi Robusto che ha ricordato l’amore per la storia del Di Paolo, la sua passione, la sua tenacia ed onestà. Con il suo impegno sempre giovane ha dato identità e colore alla storia e all’istituzione di cui faccio parte. Le sue opere sono delle icone che fanno scuola a chi vuole conoscere l’Arma. Benemerita che lei ha onorato. Grazie maestro è stato bello conoscerla davanti ai nostri occhi c’era un uomo, un sognatore entusiasta della vita che con una macchina a colori è stato capace di cogliere ogni sfumatura”. Lo stesso amico Di Paolo ha poi chiuso il rito funebre ricordando la loro amicizia e quel non avergli mai dato del tu, ma anche l’incredulità del maestro nel vedersi riconoscere tutte le cose che sapeva fare. “Noi siamo oggi testimoni di un evento, una stella che è passata nel firmamento del cielo. L’assenza di Di Paolo si farà sentire”.
Nella chiesa di San Francesco in tanti hanno voluto porgere il saluto di commiato al maestro Di Paolo, alla moglie Elena, ai figli Silvia e Michele ed ai loro figli, testimoniare con una presenza il grazie di una comunità a cui ora è affidato il compito di fare memoria di uno dei suoi cittadini più illustri. Quell’attenti all’uscita del feretro, poi l’omaggio vero e sincero della Benemerita presente a Larino oltre che con il generale Cavallo, anche con i colonnelli Delle Grazie e Cecere, con il tenente colonnello Giancarlo Vitiello, il comandante della compagnia Petruzzella e quello della stazione D’Alessandro.
A Dio maestro anche dal sottoscritto che solo in punto di morte ha saputo che, per qualche strano destino genealogico, era suo parente.
Nicola De Francesco