LARINO. In occasione dei solenni festeggiamenti in onore dei martiri larinesi Primiano, Firmiano e Casto, Compatroni di Larino e della diocesi, in programma nella città frentana il 15 e 16 maggio, riceviamo e pubblichiamo la nota del direttore dell’archivio storico diocesano Giuseppe Mammarella sulla storia dei tre santi, la devozione del popolo e il trafugamento dei loro resti mortali.
Mammarella scrive “Nella prima mattinata del giorno 15 si snoda, dalla cattedrale, un corteo processionale con l’artistico simulacro di San Primiano che, poco prima di mezzogiorno, raggiunge la sua abituale dimora, situata a circa tre km di distanza, dopo una breve sosta nella nuova chiesa dedicata ai Martiri Larinesi e nelle immediate vicinanze dell’anfiteatro romano (luogo simbolo del loro estremo sacrificio). Esso è preceduto da centinaia di fanciulli che portano i caratteristici “Palii”, consistenti in lunghe aste di legno sulla cui sommità sono posti drappi multicolori e multiformi, finemente lavorati, per indicare il trionfo della fede ottenuto con il martirio. In serata si svolge un’altra suggestiva processione, per il centro storico medioevale, con un frammento osseo dello stesso primo Martire contenuto in un artistico braccio benedicente, realizzato nel XV secolo.
Il giorno 16 si celebra, in cattedrale, la memoria liturgica degli altri due Santi Firmiano e Casto.
Attraverso queste particolari manifestazioni, si ricorda anche la prima presenza cristiana nell’attuale territorio diocesano (e non solo) che è documentata, all’inizio del IV secolo (303 o 304), proprio dal sacrificio dei Martiri Larinesi.
Per i primi secoli, oltre alla ininterrotta tradizione orale, esiste una preziosa documentazione archeologica che potrebbe confermare il loro culto a Larino. Si tratta di una basilica paleocristiana del IV o V secolo sorta, probabilmente, sul luogo del martirio avvenuto, secondo una plurisecolare memoria, mediante decapitazione.
Sono numerose, invece, le prove scritte che attestano la venerazione dei tre Martiri Larinesi nel secondo millennio. Tra le tante testimonianze storiche, da ricordare almeno quella del Papa San Giovanni Paolo II fatta nel suo primo discorso pronunciato in terra di Molise il 19 marzo 1983. Il Pontefice, in quell’occasione così si espresse: “Affido questi pensieri […] ai Santi Martiri Larinesi, la cui intercessione invoco oggi, in modo particolare, per voi tutti, perché, come loro, sappiate vivere con rinnovato impegno le esigenze della fede e della solidarietà umana, di cui essi furono testimoni e campioni esemplari”.
I resti mortali dei Martiri Larinesi Primiano e Firmiano vennero trafugati poco prima della metà del IX secolo dai lesinesi e dai lucerini e traslati nella nascente comunità di Lesina. I loro abitanti proclamarono subito i due Santi Larinesi Patroni principali di Lesina ed eressero in onore degli stessi un tempio in cui, nel XIII secolo, i presuli della città lagunare stabilirono la loro cattedra.
Nella seconda metà del XVI secolo, Lesina fu ridotta ad un mucchio di rovine a causa di un maremoto per cui la sede vescovile fu soppressa e le reliquie dei Santi custoditi nella semidistrutta cattedrale furono donate ai “Governatori” della Santa Casa dell’Annunziata di Napoli, feudataria del luogo.
Nel novembre del 1597 il Presbitero napoletano don Aurelio Marra fu incaricato per recuperare le reliquie custodite a Lesina. Quelle dei Ss. Primiano e Firmiano, chiuse in una cassa marmorea posta sotto l’altare maggiore, a quattro palmi di profondità, tornarono alla luce il 2 marzo del 1598.
Tra il 28 ed il 30 di aprile successivi avvenne la loro traslazione a Napoli e, dopo una breve sosta nella chiesa di “San Giovanni a Carbonara”, furono sistemate nella “Cappella del Tesoro” della basilica dell’Annunziata, dove sono tuttora custodite.
La citata cappella, nata proprio per ospitare le sacre spoglie mortali traslate da Lesina, fu edificata tra il 1597 ed il 1600 su disegno dell’architetto, ingegnere e pittore romano Giovanni Battista Cavagna a cui si aggiunse subito anche l’opera dell’architetto e scultore Giovanni Antonio Dosio per la realizzazione di otto nicchie marmoree e dell’elegante portale d’ingresso. La volta a botte e le pareti laterali, sempre della “Cappella del Tesoro”, furono affrescate nel 1605 dal pittore Belisario Corenzio, dipinti che vennero successivamente restaurati nel 1750 da Lorenzo de Caro.
Le sacre spoglie giunte da Lesina furono poste entro busti di rame dorato e teste d’argento, opera di orafi napoletani, ma, sul finire del 1700, l’argento fu requisito dallo Stato, motivo per cui le teste vennero sostituite con quelle di legno dorato.
I simulacri, contenenti le reliquie, furono sistemati nelle nicchie marmoree del Dosio, chiuse da sportelli lignei realizzati da un gruppo di scultori guidati da Girolamo D’Auria.
I resti mortali dei Martiri Larinesi Primiano e Firmiano, insieme a quelli degli altri sei Santi (Alessandro, Tellurio, Orsola, Sabino, Eunomio e Pascasio) giunti da Lesina nel 1598, furono successivamente collocati all’interno dell’altare maggiore che sorge nella stessa cappella.
Il corpo di San Casto, rimasto sempre a Larino perché, secondo la tradizione, non fu rinvenuto in tempo utile per essere sottratto insieme a quelli degli altri due Martiri Larinesi, nel 1833 fu traslato dalla cattedrale alla novella chiesa della “Visitazione”, più conosciuta con la denominazione di “Beata Maria Vergine delle Grazie”.