LARINO. “Guardare alla fraternità partendo dalle sue radici bibliche. E per farlo ci siamo affidati a don Matteo Ferrari, monaco camaldolese e biblista che ci aiuterà, partendo dai suoi studi, a capire come la fraternità prima di ogni altra cosa va vissuta, perché fratelli si diventa e non si nasce”.
Per il secondo appuntamento del ciclo di incontri sulla Enciclica ‘Fratelli Tutti’ di Papa Francesco, ieri sera, nella sala della biblioteca diocesana intitolata al vescovo termolese Biagio D’Agostino, dopo l’introduzione affidata al direttore don Claudio Cianfaglioni, Lorenzo Di Maria ha dialogato sul tema della fraternità insieme a don Matteo Ferrari, monaco camaldolese, esperto di liturgia e biblista oltre che autore di diversi libri come “L’amore e il non sacrificio. La misericordia nel Vangelo di Matteo (2016); l’anno della misericordia. Il giubileo conciliare (2015)”.
Di Maria ha esordito affermando che il tema della fraternità è un concetto che tendiamo spesso a banalizzare ma è in realtà molto complesso ed ha radici profonde a cominciare proprio dalle pagine bibliche, da quell’incontro/scontro tra Caino e Abele, che diventa il primo fratricidio emblema di una fraternità verticale che si corrompe ma che trova in Dio, non solo una punizione per Caino ma anche la redenzione per colui da cui poi nascerà l’intera stirpe di Israele.
Dal canto suo, l’illustre biblista Ferrari si è soffermato sul concetto della fraternità affermando che dobbiamo vederla con uno sguardo molto umano e di fede perché fratelli si diventa e non si nasce, ma soprattutto perché come uomini dobbiamo prendercene cura altrimenti corriamo il rischio di farci male come si fecero male Caino ed Abele che per mancanza di comunicazione, il primo giunse all’omicidio del secondo.
Ferrari, prima di soffermarsi sul salmo 133, il penultimo dei salmi che erano soliti recitare i pellegrini che salivano al tempio di Gerusalemme, ha ricordato come il libro della Genesi possa essere considerato un vero e proprio trattato della fraternità. Ed ha citato, oltre a Caino ed Abele, le vicende di Abramo e Lot, quelle di Giacobbe ed Esaù e quelle di Giuseppe ed i suoi fratelli. Storie in cui il concetto di fraternità supera la concezione del possedere un fratello, dove vedere l’altro è riconoscere in lui il volto di Dio, dove un fratello come Giuseppe sceglie di farsi riconoscere perché in ogni storia di fraternità c’è un disegno di Dio che prevale e conduce al bene.
E poi il salmo 133 quello sulla vita fraterna “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! E’ come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste. E’ come rugiada dell’Ermon, che scende sui monti di Sion. Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre”.
Quel ‘come è bello e dolce sedere fratelli come uno’ dove la parola bello e dolce indicano il sogno di Dio sull’umanità ma anche il bello che la fraternità produce in coloro che la osservano” perché essa è frutto della benedizione di Dio e nello stesso tempo è il luogo in cui la benedizione di Dio diviene manifesta e assaporabile.
Il ciclo di incontri sulla ‘Fratelli tutti’ proseguirà il prossimo 18 Marzo con sua Eccellenza Monsignor Angelo Vincenzo Zani, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa.