LARINO. Memoria, necessità di vita. Nell’ambito della manifestazione organizzata dall’amministrazione comunale frentana d’intesa con la locale sezione dei combattenti e reduci e l’istituto omnicomprensivo ‘Magliano’, per celebrare, ieri, la giornata della Memoria, tra gli interventi che hanno animato la manifestazione, abilmente diretta da Gaetano Ricci con la collaborazione di Lorenzo Di Maria e del poeta Enzo Bacca che ha portato sul palco del Risorgimento, tra le altre recitate, la poesia inedita ‘Pelle tatuata’, abbiamo registrato quello della dottoressa Elvira Antonelli, del procuratore della Repubblica di Larino che dopo aver ricordato e sottolineato l’importanza del fare memoria di quanto accaduto 78 anni fa, rivolgendosi alla platea degli studenti ha affermato: “Sembra impossibile, oggi, cadere nuovamente nella barbarie della Shoah, è facile affermare che i tempi non sono gli stessi ma domandiamoci: le persone che vivevano l’inizio del periodo razziale ne erano consapevoli? Forse non tutti, forse inizialmente pensavano ad un atteggiamento politico passeggero.
In realtà covava e si manifestava l’odio razziale e il desiderio di eliminare fisicamente quanti non fossero ariani, cioè appartenenti alla razza pura tedesca, o fossero da considerare “vergogna” della società: omosessuali, testimoni di Geova, zingari e oppositori politici. E quell’odio, si è insinuato nelle menti delle persone, ne ha pervaso le abitudini e infine ha sviluppato la paura di proteggere gli ebrei perché erano minacciati, più o meno apertamente, dal Regime. Così in molti si sono trasformati in complici degli aguzzini”.
Il consigliere ha poi proseguito: “Domandiamoci: Oggi? Abbiamo condizioni che favoriscono il riemergere di atteggiamenti di discriminazione? Certo! Non si chiamano più Shoah o olocausto, per fortuna. Ma stiamo conoscendo in modo progressivamente crescente una nuova realtà discriminatoria che coinvolge tutti gli strati della popolazione, in particolare quello dei giovani. Il vostro!”
La Antonelli poi ha aggiunto che i termini utilizzati per descrivere l’olocausto ossia emarginazione, isolamento, vittimizzazione “sono diventati i termini utilizzati per parlare di bullismo, di cyber bullismo, di stalking, di maltrattamento, di violenza sessuale. Sono tutti reati. Tutti offendono irreversibilmente l’altro e sono connotati dall’uso della forza, della violenza verbale e materiale – pensiamo all’uso delle espressioni denigratorie sul modo di essere, di vestire, sulla fisicità, sull’orientamento sessuale, sulla provenienza da altre culture sociali e religiose, persino sul nome che si ha o sulla capacità di profitto scolastico. Tutte queste condotte sono apparentemente giustificate da un sentimento profondo e non derogabile: Amore, religione e convenienze sociali. Tutte portano le vittime a trovarsi sole, perché isolate o indotte all’isolamento, in nome dell’amore o della religione. Ghettizzate. Molte di queste condotte portano al compimento di gesti estremi da parte degli autori o autoprodotti dalle stesse vittime”.
“Gli esempi sono tanti – ha aggiunto il procuratore – la stampa ne è piena, molti giovani perdono l’opportunità di vivere una vita tranquilla e regolare. Per questo è necessario tenere bene aperti gli occhi su quanto accade intorno a noi ed evitare la degenerazione dell’atteggiamento di aggressività che ben presto può trasformarsi in violenza. In fondo tutti i regimi che la Storia ha conosciuto si sono presentati come autoritari e poi si sono trasformati in sterminatori”.
Come comportarsi allora, quale è la soluzione?
“Ribellarsi, attirare chi è vicino con grida di allarme, non tacere su quanto si vede o su ciò cui si assiste. Tacere significa agire, concorrere nelle condotte violente e negare la “legalità”. Legalità è rispetto delle leggi, è rispetto per l’altro ed, in fin dei conti, rispetto per noi stessi perché contribuisce ad una vita libera da condizionamenti di qualsiasi genere. Legalità è evitare una nuova Shoah”.