LARINO. “Mariangela mi ha donato due volte il piccolo Mattia. Prima l’ha messo al mondo coronando il nostro amore e poi l’ha protetto e me l’ha affidato”.
Queste, le parole che, nel silenzio della gremita cattedrale frentana, sono state pronunciate da don Claudio Cianfaglioni nel corso dell’omelia funebre in onore di Mariangela Iorio, la giovane 39enne, morronese di nascita ma larinese d’adozione da quasi un decennio, deceduta a seguito delle gravi ferite riportate nell’incidente di una settimana fa a Marina di Lesina.
Parole che don Claudio, tra le lacrime, ha ‘accolto’ dalla voce di Giovanni, il marito di Mariangela che visibilmente provato, nell’anima e nel corpo, gli aveva affidato nei giorni scorsi, a giovane parroco aveva descritto l’amore per sua moglie, per quella donna che aveva cambiato la sua vita e l’aveva resa migliore, la sua forza e la sua determinazione, quelle di una donna nata a maggio e venuta a Larino dove maggio rappresenta il compimento di ogni festa.
“E’ il momento di fare silenzio – ha esordito don Claudio – anche perché non ci sono parole. E’ il momento dell’ascolto e della preghiera, ossia la risposta di noi miseri mortali al Dio della vita. Una preghiera che non deve preoccuparsi di diventare grido, perché come abbiamo udito dal Vangelo anche Gesù ha urlato il suo perché a Dio. Il suo perché prima di morire, è il perché di tutta l’umanità. Di fronte al suo grido, il Padre non ha dato risposta ed anche Lui si è sentito abbandonato. Non dobbiamo vergognarci se nel nostro cuore abbiamo solo il perché di una simile tragedia. Vedete sono 40 anni che anche io chiedo a Dio perché. Sono 40 anni che non trovo una risposta plausibile al fatto che avevo solo nove mesi quando mio padre morì in un incidente stradale. Ma il dolore ha avuto una risposta nella Resurrezione del Cristo. Vi affido due pensieri che Giovanni mi ha donato. Il primo: troverò la forza di andare avanti grazie a Mattia, Mariangela l’ha messo al mondo e in quell’incidente l’ha protetto e me l’ha affidato. Queste parole sono espressione dell’amore. Non possiamo andare avanti senza l’amore. L’amore, quello che hanno vissuto Mariangela e Giovanni ed il loro piccolo, è il carburante della nostra vita. Cosa dirai a Mattia? Lui capirà perché già conosce Gesù. Questa la risposta di Giovanni alla mia domanda. Senza Gesù non andiamo da nessuna parte. Se non ci vogliamo bene e non abbiamo la fede in Dio non andiamo da nessuna parte. Chiedo ora la Resurrezione per Mariangela, la chiediamo tutti”.
Ancora una volta la basilica frentana è stata troppo piccola nella sua grandezza per accogliere le centinaia e centinaia di persone che da ogni dove sono venute a Larino per rendere omaggio, pregare per Mariangela. C’erano i sindaci delle due comunità, quella di nascita Morrone del Sannio, quella che l’aveva accolta ormai una decina di anni fa, il sindaco di Castellino del Biferno, il consigliere e familiare Michele Iorio, tante colleghe, gli amici di sempre. Tantissime altre persone che al di là delle loro cariche hanno voluto essere presenti perché Mariangela era ‘concretezza, un porto sicuro dove sempre approdare, gioia di vivere contagiosa’.
Don Costantino Di Pietrantonio, il sacerdote che sette anni fa aveva sposato la giovane coppia, ha ricordato quel momento, commosso parafrasando il canto e rivolgendosi a Giovanni non avrei mai immaginato che questa tragica tempesta vi colpisse ma sappi che Mariangela volata in alto resterà per sempre accanto a te e Mattia. Resterà con il suo sorriso che ha sempre accompagnato la sua esistenza. Una vita contraddistinta dall’amore e dall’amare fino a dare la vita. Abbiamo fatto quello che andava fatto, abbiamo contemplato il volto di colei che abbiamo amato e continueremo ed amare.
E poi il ricordo dei familiari affidato a due lettere toccanti in cui hanno voluto ricordare chi era Mariangela. Così come l’hanno voluto fare le sue colleghe psicologhe a Roma. “Sei nata in maggio, la tenacia dei larinesi e la forza dei morronesi con la tua esperienza romana. Avevi un modo unico di parlare con Giovanni e Mattia. Quanto poco tempo avete avuto. Faremo di tutto per mantenere il tuo ricordo. Hai salvato il tuo bambino, gli hai donato la vita una seconda volta. La nostra vita è finita con te, i nostri corpi vivranno ma il nostro cuore no”.
E poi l’abbraccio commosso della piazza del Duomo con le note di ‘Piccola Stella’ di Ultimo: Sei la piccola stella che porto, nei momenti in cui non ho luce. Una piccola, anzi, immensa stella Mariangela che da Lassù ora illuminerà il cielo di quanti l’hanno amata, ma soprattutto il cielo ora davvero senza stelle di Giovanni e del piccolo Mattia.