LARINO. Tra le magie del Natale, tra le tradizioni che si rinnovano al presente anno dopo anno, per i larinesi c’è il canto della Novena. Un canto antico, parole nate nel diciannovesimo secolo, sempre uguali, ma sempre nuove per i tanti che sfidando l’inizio del nuovo giorno, alle sei del mattino, si recano in chiesa per ascoltare la santa Messa e poi pregare insieme, cantando, le quattro strofe della novena in preparazione alla Venuta del Cristo Bambino.
“O Vergine Madre, il Tuo Pargoletto. Deh! porgi ti prego nel rozzo mio petto; s’e stalla il mio cuore, del mio Redentore albergo il farà, ben degno, o Maria, la Tua purità”.
Questa, l’ultima parte della novena, quell’invocazione a Maria affinché porga nonostante le difficoltà, le incomprensioni, i problemi ancora una volta nel cuore di ognuno il Cristo Bambino, colui che da la gioia e chiama tutti a celebrarlo con il canto del Gloria.
Il canto della Novena di Natale all’alba. Un’emozione unica tramandata dagli avi che resta al presente a ricordare da dove siamo venuti ma anche l’importanza di quello che noi oggi facciamo per tramandarla alle generazioni future. Nove giorni e poi sarà Natale.