Il noto avvocato amministrativista termolese, ma con base a Milano ha rappresentato nei diversi gradi di giudizio gli interessi del nuovo procuratore di Larino.
LARINO. In occasione della cerimonia di insediamento della dottoressa Elvira Antonelli quale nuovo capo della Procura frentana abbiamo avuto modo di interloquire anche con l’avvocato Vito De Vito, il professionista termolese che la Antonelli ha scelto per tutelare i suoi interessi, le sue legittime posizioni nel corso dei vari ricorsi alla giustizia amministrativa aperti dopo la scelta sul merito, effettuata dal Consiglio Superiore della Magistratura, di scegliere il magistrato termolese a capo della Procura di Larino in luogo della dottoressa Ginefra.
Avvocato, difendere gli ‘interessi’ di un magistrato che esperienza è stata?
Penso che la differenza, per un avvocato, tra l’assistenza di un cliente ‘normale’ ed un magistrato stia, essenzialmente, nell’assenza di disparità di conoscenze e, quindi, la capacità del cliente di valutare la completezza dei singoli atti, rispetto alle questioni giuridiche trattate.
Quali passaggi dell’intera vicenda le sono sembrati i più difficili?
Non ci sono stati dei passaggi più o meo difficili, perché l’intera vicenda della dottoressa Antonelli è stata particolarmente complessa. Si è trattato di affrontare problematiche giuridiche che non avevano precedenti. Mi riferisco, in particolare, alla rilevanza degli atti inerenti la vicenda “Palamara”, che avevano indotto il CSM a riconsiderare completamente le valutazioni del profilo professionale della dottoressa Antonelli, considerate, in una valutazione precedente, recessive rispetto a quella dell’altra candidata. L’annullamento degli atti di un procedimento già concluso presenta sempre caratteristiche di estrema criticità, per una pubblica amministrazione. Nel caso della dottoressa Antonelli, ancora di più perché si trattava di funzioni apicali in un ufficio particolarmente delicato.
Si è trovato di fronte un giudizio già per certi versi incardinato, come è riuscito a far prevalere le sue posizioni?
Le due vicende erano diverse. Il collega che mi ha preceduto aveva assistito la dottoressa Antonelli come parte ricorrente avverso l’originario provvedimento di nomina che l’aveva vista esclusa. Nelle more di questo giudizio è esploso il caso “Palamara”, che ha portato il CSM ad annullare gli atti di quella nomina e procedere ad una nuova valutazione di tutti i candidati.
Sull’esito di questa vicenda, vi è un elemento importante da mettere in evidenza: la piena affermazione del principio del merito.
Il merito è un valore che va custodito, tutelato e costantemente osservato. Anche perchè, soprattutto nelle organizzazioni complesse, semplifica le relazioni e migliora l’efficienza di tutti processi, soprattutto quelli che passano attraverso fasi decisionali partecipative di differenti funzioni e, in particolate, laddove l’amministrazione deve spendere discrezionalità tecnica o amministrativa.
Le faccio un esempio: se un collaboratore sa che un capo ufficio occupa quel posto perché lo merita, difficilmente obietterà su valutazioni che (può capitare) non lo vedono pienamente d’accordo. E nemmeno il capo se ne occuperà più di tanto, perché può spendere “autorevolezza”. Al tempo stesso, è molto difficile che (quel capo) possa approfittare del lavoro o dei meriti dei suoi collaboratori. Una persona consapevole del proprio merito sa che “arrivare” ad una funzione è un conto, “rimanerci” è tutt’altra cosa, perché richiede un confronto quotidiano con le responsabilità”.