LARINO. Buone nuove per le Carresi molisane giungono anche dal tribunale di Larino. Dopo il fermo imposto dalla pandemia, il ritorno alle corse, il ritorno alla manifestazione della fede autentica del popolo per i propri santi patroni, è caratterizzato dalla decisione del giudice frentano che ha ritenuto non doversi proprio aprire il processo a carico dei 29 imputati per i fatti risalenti al 2014.
La notizia l’apprendiamo direttamente dalla pagina Facebook del noto avvocato penalista bassomolisano Antonio De Michele che, ‘con il cuore’ come ha scritto qualcuno sotto il suo post, sta difendendo da sempre le carresi e i suoi protagonisti.
Nel post l’avvocato scrive: Oggi è stata praticamente posta la parola FINE al processo che vedeva alla sbarra 29 imputati, tra i quali i Sindaci dell’epoca di San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone, i componenti della commissioni di vigilanza sui pubblici spettacoli e i responsabili delle associazioni dei carristi.
Il Giudice del Tribunale di Larino, ha ritenuto che il dibattimento non dovesse essere nemmeno aperto, che non dovessero trovare ingrasso nemmeno le formalità di apertura del dibattimento, che non dovesse iniziare nessun processo, in quanto ha rilevato che per i fatti risalenti al 2014 era maturata a carico degli imputati la prescrizione, evento che impediva di dare inizio al processo.
Così facendo il Giudice, con il fascicolo praticamente vuoto, ha posto la parola “Fine” al procedimento senza dare nemmeno inizio a questo, frustrando in tal modo anche il tentativo di una associazione animalista, giunta a Larino “armata di tutto punto” di costituirsi parte civile contro gli imputati e di costringerla in tal modo a fare ritorno a casa con le “pive nel sacco”. Una buona notizia per le carresi del Basso Molise, che va a cadere proprio in concomitanza con la ripresa delle manifestazioni”.
Ed intanto, proprio in queste ore a San Martino in Pensilis si sta allestendo il percorso e montando le reti di protezione per il ritorno dei Carri il 30 aprile, e poi sarà la volta di Ururi e poi ancora di Portocannone.