LARINO. Ospitiamo sempre con piacere le riflessioni del parroco della Cattedrale frentana nonché direttore della biblioteca diocesana, don Claudio Cianfaglioni e lo facciamo anche oggi, mercoledì delle ceneri, per offrire a tutti i nostri lettori il messaggio per questa Quaresima 2022.
“Come è noto, il tempo di Quaresima inizia con il Mercoledì delle Ceneri, così chiamato perché la liturgia in questo giorno prevede un rito dal grande significato simbolico: sulla nostra testa viene messa un po’ di cenere come segno del nostro desiderio e del nostro impegno di quella penitenza e conversione a cui questo tempo ci richiama con forza.
Cenere in testa e acqua sui piedi. Con questa immagine quanto mai calzante il vescovo don Tonino Bello, da poco dichiarato venerabile dalla Chiesa, ha definito la Quaresima: un tempo lungo 40 giorni che si apre per l’appunto col rito delle ceneri e termina con la lavanda dei piedi del Giovedì Santo. “Tra questi due riti – spiega don Tonino – si snoda la strada della Quaresima. Apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal Mercoledì delle Ceneri al Giovedì Santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala”.
Siamo invitati, dunque, a vivere questo periodo come una “palestra” in cui esercitarsi per l’intera esistenza. Ma esercitarsi a fare cosa? A partire dalla “nostra testa” per arrivare ai “piedi dell’altro”: ossia, fuori di metafora, a partire da ciò che siamo e ciò che abbiamo – la nostra identità con tutti i suoi limiti, i suoi punti di forza e le sue caratteristiche – per arrivare all’incontro con l’altro. La cenere sulla testa ci ricorda che siamo tutti peccatori, ma l’acqua sui piedi del fratello ci ricorda una realtà altrettanto vera: nonostante tutto, possiamo amare! Cioè, possiamo partecipare alla vita stessa di Dio, che è Amore!
Quest’avventura non è solo uno sforzo ascetico da fare da soli: siamo chiamati a viverlo insieme, come Chiesa, come comunità di credenti e come uomini e donne oggi più che mai desiderosi di comunione e di pace che, pur tra le fatiche e gli slanci propri del passo di ognuno, camminano sempre inevitabilmente insieme!
Sarà Pasqua – cioè passaggio alla vita vera – se anche quest’anno avremo il coraggio di percorrere, insieme, quei due metri che separano la nostra testa dai piedi degli altri. Sempre passando per il cuore”.
don Claudio Cianfaglioni