TERMOLI. La nostra cultura è figlia di una storia di valori antichissimi che magicamente ci rendono liberi quando usiamo al meglio e bene la nostra intelligenza. Ne è convinto il preside Antonio Mucciaccio. Nelle sue simpaticissime azioni culturali con passione risuona puntualmente il consiglio più prezioso che Dante ci indica in una delle sue terzine più famose: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.
Bisogna avere sempre il coraggio di conoscere per capire la vera ragione dell’esistenza. Esperto nel campo della storia e della letteratura molisana, Antonio Mucciaccio, storico e narratore eclettico, spinto nella sua esperienza di vita da una sete di conoscenza senza limiti, raggiunge, di conseguenza, dei risultati eccellenti anche nel campo della poesia.
Ed è un fiume in piena di delicatissime emozioni quando anima le vicende storiche di un contesto tanto caro che va dal territorio molisano alla “Magna Capitana”. Anche quando si è stanchi, incredibilmente la musa Calliope con la sua bella voce riempie di gioia e di impulsi amorosi le stanze intime di ogni cuore. La poesia in questo caso dà senso a tanti pezzi del nostro io. Ci fa felici. In effetti ci regala inspiegabilmente un lungo soffio di vita. Ricco di canti nascosti e di esperienze emotive, che nel loro fluire sembrano voler mai finire.
Nella poesia “Frammenti di canzoni” brilla in versi sciolti il canto di una storia antica. Riecheggia magicamente come in una graziosa cartolina. Si muove all’orizzonte una scena movimentata, con immagini variopinte e personaggi vivaci. Sul palcoscenico della memoria cresce la visione di uno scenario in lontananza. S’impone la Torre della Regina, austera e tutta merlata, con gli occhi spalancati verso la vasta piana sottostante alle alture del Gargano. I suoi echi arrivano lontano per far felice quanti in questi luoghi hanno lasciato le persone e le cose più care. Il componimento poetico è accompagnato da una vecchia immagine della Torre Angioina di Colletorto, scattata dal fotografo Giovanni Scalera, portata a Roma dall’autore per motivi di studio.
La poesia si legge con piacere tutto d’un fiato. Con schiettezza scintilla la cura dello sguardo. Si stringe forte alla cultura delle proprie radici. Nei versi liberi c’è un sapere che incuriosisce. “Dalla Torre di Giovanna/la regina/vedrai un giorno la Magna Capitana/il Gargano/dell’Arcangelo Michele/il Fortore/che scorre a Dragonara/le Tremiti lontane/in mezzo al mare/ le mie parole rapiranno i tuoi pensieri/i tuoi occhi cercheranno l’orizzonte/ e cercherai il biondo Federico/che muove la corte variopinta/ giullari falconieri e saraceni/ ministri notari e cavalieri/ poeti dame e astrologi/in turbante/verso Lucera e verso Fiorentino/ Ma distese di grano/ammantano di verde/il tempo antico dei campi ghibellini/e solo parole/ sottraggono all’oblio/ Roberto Loritello/ conte palatino/e Civitate rossa di ferite/ Verrà un giorno/a questa torre/uno straniero/ a cercare la Magna Capitana/ ma lo sguardo disteso in lontananza/ non troverà i tuoi occhi/ e il nostro amore/ Sarà un’onda di grano/il nostro amore/ noi lasceremo frammenti di canzoni”. Il canto sugli eventi di ieri cerca la gloria all’orizzonte. Verso Lucera e Castel Fiorentino, luoghi tanto cari al biondo Federico II, “stupor mundi” e “puer Apuliae”, si rianima il cammino di una filosofia di corte aperta all’avvenire.
Multietnica e piena di ricerca culturale che fa tesoro del sapere di ogni diversità. Grazie allo spirito della parola che resiste il mondo di ieri viene tenuto ancora in vita. La storia è in piedi. S’intreccia nel suo divenire al linguaggio scorrevole della poesìa.
Abbraccia i desideri di una coppia felicissima. Sul vasto Tavoliere l’onda lunga delle emozioni accende non pochi sentimenti d’amore. Veleggia come un battello ebbro che sfida il tempo nella sua azione demolitrice irreversibile. Nell’aria è forte il suo invisibile respiro. Si sente come un’onda che profuma di grano tutto indorato. Poi vibra piano piano. Ben presto passerà la calda estate. Spariranno le voci. Verranno meno i rumori. Sul terreno spoglio e silenzioso resteranno soltanto pochi frammenti di canzoni. Per fortuna sempre melodiosi.
Luigi Pizzuto