COLLETORTO. Batte forte, un po’ ovunque in tutte le contrade dell’agro, il cuore dell’Oliva Nera di Colletorto. Assieme alle altre cultivar della zona nel periodo più maturo fa sentire il suo preziosissimo profumo. Inebriante secondo gli esperti. Perché sul tavolo dei condimenti sta riservando ai consumatori più severi delle sorprese entusiasmanti.
Entrano nella fase più matura, dunque, la raccolta delle olive e la campagna olearia. Nel mondo dei frantoi colletortesi s’incrocia una cultura rurale a forte identità, dove la tradizione ha ancora tante voci per raccontare. In una piccola realtà come questa i frantoi sono ben quattro. Tutti distribuiti all’interno dell’abitato. Impegnati in una vivace attività che viene da lontano. Con uno sguardo attento l’attività olearia è rivolta alla trasformazione e all’imbottigliamento con marchi propri, con immagini e personaggi simbolo curiosi, che ricordano i momenti più esaltanti della storia del luogo. Continua pertanto il lavoro nei tanti ritagli di terreni olivetati.
Tutti hanno una legame. Una stradina oppure una via interpoderale. Si rientra negli oliveti, nonostante la pausa decretata della pioggia, che ha rallentato di parecchio la raccolta in quasi tutte le contrade dell’agro. Si anima così l’attaccamento ad una risorsa che riserva nell’annata di quest’anno una produzione olearia decisamente buona ed esaltante. Soprattutto in questo periodo il profumo dell’olio si espande sotto il sole. Poi quando tutto cade in ombra si spegne inaspettatamente. Per rinnovarsi il giorno dopo. Le ombre di queste sensazioni talvolta si avvertono in lontananza. La cornice del paesaggio è dignitosa. Inquadra a tutto campo chiome che puntualmente si rinnovano.
All’ingresso del paese, in contrada Vicenne, in bella mostra si fanno vivi gli alberi tortuosi e ricurvi sul ciglio della provinciale con i loro frutti già maturi. Qui i rami pendenti si sentono addosso. Gradevolmente fanno sentire il loro richiamo. Tante percezioni di un sentire dentro e fuori. Tra uomo e territorio. Non privo di sconvenienti radicati in questo comparto rurale che non dà certezze nel domani. Qui la vita è dura e piena di problemi. Insuperabili in un mondo globalizzato dove la qualità sistematicamente viene umiliata. Per ciò che concerne il rendimento e la situazione attuale si tratta di un’annata particolare. Di alta qualità, che quantomeno premia la dura fatica degli operatori e la tipicità del paesaggio locale. L’Oliva Nera di Colletorto è senz’altro la regina protagonista di questo felice spaccato tutto al naturale. Come si può vedere dal reportage fotografico ogni aspetto si può toccare con mano.
Ma da tempi immemori che si perdono in un tempo lontano. Assieme alle altre cultivar del luogo dominanti, la Rumignana, la Cazzarella e la Nera punteggiano di verde argenteo le contrade. Trionfano con caratteristiche difese naturali. Colletorto è noto come il paese dell’olio buono. Il mondo dei produttori colletortesi che dà spazio a queste cultivar sempre più rare, produce un olio extravergine di oliva eccezionale. Senz’altro tra i migliori del mondo. Grazie ad un habitat unico e spettacolare. Questa realtà dell’Oliva Nera di Colletorto è candidata ad essere inserita nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e dei saperi tradizionali. Si spera al più presto e senza indugi. Lo merita.
Da una ricerca dell’Università del Molise la cultivar autoctona Nera di Colletorto, rispetto a tutte le altre, è quella che maggiormente resiste agli attacchi della mosca olearia. Riesce a mantenere nel tempo le sue qualità organolettiche. Richiedendo, pertanto, un uso insignificante di prodotti chimici. L’olio proveniente da questa cultivar ha bassa acidità. E’ ricco di antiossidanti. Ha qualità salutistiche di valore che fanno bene a tutti quanti. Oltretutto regala un profumo unico per la gioia dei palati. Perché tantissimi piccoli ritagli di oliveti crescono inun’isola felice. L’insieme di questo contesto ambientale è costituito da dolci colline esposte a mezzogiorno in una vallata a misura d’uomo. Difesa a monte dagli ultimi punti altimetrici del sistema appenninico molisano. Dirimpetto alle anse del Fortore e alle prime cime della Daunia. Il versante che s’impone ad una prima osservazione parte dal vecchio insediamento temporaneo di San Giuliano.
Discende dolcemente poi da Campolongo ai riquadri allineati della Difesa, per continuare a Piana dei Limiti fino alle anse più grandi della valle. Tanti ritagli geometrici olivetati di un mosaico sempreverde a forte identità disegnano una lunga fascia fino alla balza collinare su cui svetta l’abitato. La visione di questa strada dell’olio più felice si vede facilmente. Dal poggio su cui sorge San Giuliano di Puglia con chiarezza viene messa a fuoco. Il colpo d’occhio della vallata degli ulivi ammalia. Corre lontano. Si possono indicare i siti di una volta. Tutto è denso di una sacralità primordiale. Riaccende i legami di una volta. Le due torri e i campanili dei due borghi vigilano con entusiasmo questo itinerario fino alla motta normanna. E’ qui che sorge la chiesetta di Lauretum, che chiude con l’oliveto della Madonna Nera questo primo percorso di strada dell’olio. Progettata spontaneamente solo dalla natura e dalla fatica dell’uomo. Allora viva il paesaggio dell’Oliva Nera. Sulla tavola trionfa la regina che vesti gli alimenti.
Come dimostrano gli apprezzamenti provenienti dal Giappone e dall’Oriente. La Nera è fonte di bellezza e di benessere. Viva soprattutto chi lavora questo paesaggio così prezioso. Che ha bisogno, però, e al più presto, di sostegno e di ristori. Perché il suo stato di conservazione dipende esclusivamente dagli operatori del settore.