LARINO. Ho pensato di scrivere questo mio nuovo articolo perché sono particolarmente legato a questo santo di cui porto il secondo nome dato che sono nato il 4 di ottobre, giorno in cui si ricorda San Francesco. Patrono d’Italia, protettore degli animali, dei poeti, dei commercianti e degli ecologisti, fondò l’Ordine dei frati minori cappuccini, un ordine davvero rivoluzionario di cui ha scritto ampiamente in un libro il mio docente di Storia dell’Arte Medievale, il professor Pellegrini, dal titolo emblematico : Che sono queste novità? Riferendosi all’ordine di San Francesco in particolare, di cui egli è testimone, in quanto frate cappuccino, ma anche ad altri ordini religiosi (Albigesi, Valdesi, Catari) che all’inizio del secondo millennio erano considerati eretici.
San Francesco era benestante, figlio del ricco commerciante in Assisi, Pietro di Bernardone, ma scelse una vita umile seguendo la parola delle Sacre Scritture : “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore”, dal libro del Siracide.
Non tutti sanno che oggi, il 4 di ottobre, non ricorre il suo dies natalis ma lo si onora perché in questo giorno ricevette le stimmate. Quest’episodio è immortalato nel Ciclo di affreschi, attribuito a Giotto, degli affreschi della Basilica superiore di Assisi, sono ventotto scene che raccontano gli episodi salienti della vita del “poverello di Assisi”. Fu dipinto verso la fine del 1200 dal pittore che è considerato tra i massimi esponenti degli artisti medievali e che ha aperto la strada a quella che oggi chiamiamo Arte Moderna.
In un affresco più antico il santo non presenta le stimmate, di autore anonimo è datato 1224, si trova nel Sacro Speco a Subiaco. Francesco fu ritratto in vita durante il suo soggiorno nella città che durò sei mesi, era già considerato un santo, anche se non presenta l’aureola ma è incappucciato, tanto che i monaci benedettini vollero la sua immagine nella Cappella di San Gregorio. Ha i piedi nudi, indossa un saio con un cordone pendente alla cinta, nella mano sinistra regge un cartiglio in latino che tradotto dice: Pace a questa casa, mentre la mano destra lo indica. Nella parte superiore ai lati della testa la scritta individua il santo come “Fr(ater) Fra(n)ciscu(s), un piccolo monaco benedettino, che è il committente dell’affresco si intravede vicino al piede destro.
Osservando meglio l’opera si nota che Francesco ha lo sguardo dolorante e sono visibili le cicatrici sugli occhi, poiché aveva ricevuto una dolorosa cauterizzazione.
Francesco aveva in gran rispetto San Benedetto da Norcia, questo il motivo della sua permanenza a Subiaco, ma a differenza di lui che preferiva la vita ascetica, di fronte alla barbarie del suo tempo, il poverello predicava tra la gente e aveva fondato un Ordine mendicante che fu riconosciuto da papa Onorio III nel 1223.
Le fonti francescane lo descrivono come un giovane molto allegro e amante dei divertimenti, era nato ad Assisi nel 1182 col nome di Giovanni ma il padre Pietro che commerciava tessuti francesi lo chiamava abitualmente Francesco. Sono vari gli episodi che lo porteranno a una scelta di vita molto diversa da quella che gli si prospettava come commerciante. Quando combatte, a vent’anni, nella battaglia contro i Perugini, viene catturato e imprigionato per un anno intero, inizia il suo cambiamento. Tornato a casa si ammala di una malattia non nota da cui guarirà ma che lo porterà a cercare luoghi isolati per profonde meditazioni, che lo allontaneranno dalla attività paterna e dagli amici con cui amava festeggiare e divertirsi. Prova a vestire i panni da cavaliere per una spedizione militare nelle Puglie ma un sogno nei pressi di Spoleto lo riporta presto ad Assisi tra la derisione dei suoi cittadini e della stessa famiglia. Questa inquietudine si placa dopo un anno con un abbraccio di un lebbroso che gli trasmette una gioia mai provata.
“Francesco, và, ripara la mia casa, che come vedi è tutta in rovina”, queste le parole della Voce nella chiesa di San Damiano che proviene da un antico crocifisso, allora s’improvvisa muratore e col denaro dell’attività della famiglia s’impone di ristrutturare quella chiesetta. Il padre non tollera più queste sue stranezze e inquietudini e lo terrà prigioniero in casa, fino a farlo chiamare in giudizio davanti al vescovo di Assisi nel 1206, ma Francesco già maturo e cosciente della sua missione con un gesto molto noto ed eclatante si spoglia delle ricche vesti vestendo il saio dei mendicanti.
La frase : Italia, terra di santi, poeti e navigatori, è spesso presa in maniera ironica, bistrattata perché tratta da un discorso tenuto da Mussolini in epoca fascista, a mio avviso assume un alto significato se rapportata alla personalità di San Francesco che il Vate d’Annunzio definì “il più italiano dei santi, e il più santo degli italiani”. Inoltre, mi preme ricordare, che il poverello era un grande comunicatore di messaggi di tolleranza, perdono e rispetto dell’ambiente, la sua santità è in perfetta armonia con Dio e con tutto il suo creato, queste sue doti di estrema sensibilità ne fanno anche un poeta che ci ha lasciato come testimonianza il meraviglioso Cantico delle Creature. Il componimento è una preghiera in versi, un invito all’amore puro e universale che ognuno di noi dovrebbe tributare ad ogni creatura dell’ Altissimo onnipotente, buon Signore .
Francesco, in questo che è considerato uno dei testi più antichi della letteratura italiana, loda anche l’aspetto più infelice della vita, ovvero la morte, al pari della madre terra e della luna, anche essa è una nostra sorella che libera e apre le porte, se si è senza peccato mortale, alla beatitudine eterna.
Ed io, in veste di poeta ho cercato di rendere in versi la personalità del poverello e il suo messaggio sempre attuale e universale, tanto che lo stesso papa ha voluto chiamarsi Francesco portando avanti i propositi del Santo che ha dato le basi anche a una radicale riforma della Chiesa.
La tua porta sempre aperta alla gioia e all’amore.
Menestrello di Dio,
ti sei spogliato delle ricche vesti
e vesti la luce del fratello Sole
la grazia di sorella Luna:
La tua sposa unica e fedele è stata l’umiltà:
Giullare divino,
è senza tempo il tuo esempio,
oro e lapislazzuli per la tua santa immagine,
speranza dei sofferenti e degli ultimi.
Tu che con la tua semplicità
hai svelato il del re d’Israele,
e agli uomini che nel buio vagano
hai donato la sapiente luce.
Tu che sulla nuda terra hai cantato ancora alla vita;
tu con le sorelle allodole nella perfetta letizia,
nella vera e unica luce.
“Francesco” in Collana “Sentire”,
Edizioni Pagine, 2014, Roma.