COLLETORTO. Un pezzo di cielo, incastonato tra le antiche architetture di ieri, appare in alto, divinamente, sempre sospeso. E va di scena, di giorno e di notte, tutto solo, come si può vedere in queste magnifiche foto scattate da poco. Ma per percepire i suoi colori, la sua voce, tra i manufatti d’un tempo e ricevere le sensazioni più belle, bisogna camminare a passo d’uomo.
Un “viaggio a piedi” consente di cogliere non pochi dettagli di stile. Esalta le note del cuore di indiscusso valore. Nei piccoli borghi c’è sempre un angolo significativo di antica memoria che attrae. Pronto a regalare inaspettate sensazioni. A Colletorto, in questo angolo nascosto, certamente da ricercare, dove predominano architetture verticali, la storia è di scena come non mai. Emoziona. Di nascosto sussulta. Nel silenzio è viva.
Nel suo divenire sconosciuto sicuramente è ancora tutta da scoprire. Come del resto hanno notato tanti gruppi di turisti solitari provenienti da fuori in questo lungo periodo estivo appena trascorso. Così come è possibile percepire dalle immagini, che mettono a fuoco una insolita prospettiva, il borgo angioino si vede nel suo impianto migliore. Grazie al linguaggio della pietra, più facilmente si accentua la sua identità perché non manomessa dalla mano dell’uomo.
Per vederlo, pertanto, nella veste d’un tempo, bisogna entrare nel centro storico dal piccolo quartiere “Campo dei Fiori”. In dialetto colletortese “Cambe de sciore”. Espressione proveniente dalla trasformazione di “Campo di Fuori”, come ci segnala correttamente il dizionario di Ubaldo Spina. Si tratta poi di percorrere lentamente il lungo selciato da uno degli ingressi più caratteristici alle spalle della Chiesa del Purgatorio. Se si raggiunge da qui lo spazio adiacente alla Chiesa di San Giovanni Battista, dove s’incrocia Via Giovanni De Bernardo, una visione inconsueta, che invita a curiosare, viene decisamente assicurata. Tra i contrafforti di Palazzo Rota, il tradizionale negozietto di Antonella e l’angolo del Campanile del Battista, colpiscono subito i manufatti più antichi, tra i quali svetta l’austera Torre della Regina. Voluta da Giovanna I d’Angiò nel sec. XIV°. Le antiche architetture sono radicate nell’impianto normanno. L’ultima indagine archeologica sul sito ne tesse l’intreccio tra eventi normanni, federiciani e, infine, appunto, angioini. In questo contesto ambientale, su una comoda balza collinare che di poco supera i cinquecento metri, è possibile ricercare le proprie radici. Questo insolito angolo di pietra, rimasto inalterato da tempo, continua a far sentire i rintocchi di vecchie armonìe. Decisamente invita chiunque ad evitare qualsiasi intervento che possa rovinare la sua immagine intrisa di un sapere ancora vivo. La memoria del luogo ricorda non pochi eventi lontani. Nel fluire del tempo ha dato vita ad un patrimonio di esperienze custodite gelosamente. Qui la comunità ritrova i ricordi e le tradizioni di ieri. Nella gioia e nel dolore, proprio tra il palazzo marchesale, la torre e la Chiesa del Battista, ogni famiglia rivive gli appuntamenti più importanti che non verranno mai cancellati. Nella piccola piazza sussulta la loro voce. Le esperienze emotive si mescolano al racconto della pietra. Il dialogo continua solo se questo scenario caratteristico resta sempre così. L’architettura d’un tempo, con i suoi tanti frammenti d’antico, piccola o grande che sia, ha sempre voglia di raccontare le storie degli uomini oppure qualcosa modulato sulle ali della fantasìa. Ma, in questo caso, il “bello” delle esperienze umane si recupera se si tutela e si ama come si deve il luogo delle proprie origini. Se si evita tutto ciò che disturba e mette in cattiva luce le costruzioni di ieri sopravvissute faticosamente sui gradini del tempo. Il messaggio dunque è forte. I sussurri piacevoli, avvolti nel silenzio, sono incontenibili. Inspiegabilmente regalano emozioni. Comunicano non pochi valori di cui ha bisogno il futuro dell’uomo. Stimolano la nostra mente a fare meglio. Illuminano i nostri passi di bello. Lontano dal chiasso che strozza ogni sensazione, i luoghi del cuore sono densi di emozioni. Ospitano una raffinata solitudine. Forse nelle loro intime stanze germogliano le stagioni più felici dell’io.
Luigi Pizzuto