LARINO. Il nuovo intervento dell’artista larinese Adolfo Stinziani ci porta a Toro e ci fa conoscere l’opera lignea della Madonna con il Bambino In questi ultimi mesi ho scritto molto, ho trattato argomenti di storia e archeologia, letteratura e poesia, ma soprattutto di arte, sia antica che contemporanea. Il mio obiettivo è stato, e lo è tuttora, quello di promulgare, nel mio piccolo, e in virtù delle mie competenze storico-artistiche, la cultura, partendo dal mio motto:
No culture, no future.
Purtroppo ho riscontrato durante questo mio impegno che permane ancora una evidente noncuranza nei confronti dei nostri beni culturali, in particolare per quel che riguarda la loro conservazione e la valorizzazione. Le stesse istituzioni non hanno ancora capito l’importanza di quella che dovrebbe essere una priorità, anche a vantaggio dello sviluppo di un turismo di alto livello nel Molise, ne è la prova il nostro Museo Frentano, ancora oggetto di discussioni ormai insensate, se non addirittura patetiche, nell’attesa del miracolo dell’apertura. Chi vivrà vedrà!
Lo spunto per scrivere di questa antica scultura, recentemente restaurata, mi è arrivato dalla scorsa conferenza dell’ arch. Franco Valente a Montorio nei Frentani sulla Pala rinascimentale attribuita a Teodoro D’Errico conservata nella Chiesa dell’Assunta di quel paese. Nella stessa chiesa giace da anni anche la Madonna delle Rose (o del Saccione) che si conservava, prima dell’ultimo intervento di restauro nel museo civico di Larino.
Dopo il ricovero in un luogo sicuro, insieme ad altre opere d’arte sacra, e il restauro è tornata nel luogo di origine.
Il mio rammarico, da poco comunicato anche al Valente che ben conosce tutte le opere d’arte presenti in quella chiesa , è stato da me evidenziato più volte, tra l’altro anche dall’amico e compianto studioso montoriese Guido Vincelli con cui avevo in programma di adoperarci in merito alla questione: il simulacro è maldestramente appoggiato nell’ufficio parrocchiale, non è protetto e non è fruibile ai visitatori.
Mi corre l’obbligo parteciparvi il vivo interesse dell’arch. Valente a supportarmi in questa “battaglia”, intanto vi invito a leggere il mio recente articolo “Tra sacro e profano le travagliate vicende della Madonna delle Rose di Montorio nei Frentani” in viaggionelmolise.it.
Sono molto affezionato a questa scultura perché la conosco fin da quando ero ragazzo, mi restò impressa nella mente quando la vidi per la prima volta al museo di Larino, e adesso conosco ogni suo centimetro, tanto da renderla protagonista della mia tesi di laurea, in essa tratto anche tutta la produzione scultorea lignea molisana medievale e delle tematiche legate al restauro e alla conservazione di questi fragili manufatti lignei.
In effetti ho già scritto e pubblicato per la Madonna di Toro col Bambino lo scorso anno su Termolionline, in occasione del suo restauro, ma ora mi preme evidenziare quello che è stato fatto in maniera egregia per la sua conservazione anche dopo l’eccellente restauro: il simulacro è contenuto in una teca di sicurezza.
Credo che tali precauzioni andrebbero prese anche per la Madonna delle Rose muovendo proprio da questo esempio, e ovviamente andrebbe resa visibile al pubblico e non nascosta nell’ufficio parrocchiale.
Il concetto di restauro parte dal riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica per la sua trasmissione al futuro.
Questa ultima affermazione è di fondamentale importanza affinché l’intervento di restauro venga fatto a regola d’arte per la conservazione del manufatto artistico e per assicurare la fruibilità di estimatori, ma anche di persone comuni che hanno la sensibilità di apprezzare i nostri beni culturali.
La Madonna col Bambino di Toro, uno dei preziosi esempi di scultura lignea medievale molisana pervenutaci, dopo un lodevole restauro è stata presentata alla comunità religiosa nel suo originario intaglio. Prima dell’intervento di restauro non era stata notata dagli studiosi, tantomeno era oggetto di un particolare culto presso i toresi.
Dobbiamo questa scoperta e rivalutazione ai frati del convento della chiesa di Santa Maria di Loreto che vollero restaurarla, la Madonna era isolata in una nicchia posta in alto, quasi dimenticata e “imbellettata” con una veste barocca.
Indubbiamente molto brave le due restauratrici, che voglio citare in quanto mie colleghe che ho avuto modo di ammirare per lavori fatti anche a Larino, Francesca Di Giandomenico e Paola Minoia, tra l’altro con Francesca abbiamo avuto una conferenza sulla scultura lignea antica nel duomo di Larino in occasione del ritorno nella Città Frentana del simulacro medievale ligneo di San Pardo che si conservava nel Museo de L’Aquila (da me segnalato alla Diocesi di Larino per il suo rientro nel luogo di origine, e mi corre l’obbligo ringraziare lo scomparso don Luigi Marcangione che prese a cuore e portò a termine questa operazione di recupero.).
L’operazione di restauro, lunga e complicata ma perfettamente riuscita, ha riscoperto la vera Madonna col Bambino e la tenerissima espressione del volto tra la Madre e il Figlio: una complicità di sguardi profondi e amorevoli che, a mio avviso, sono la vera forza di questa immagine sacra. Il Bambino ha nelle mani un pomo, con cui pare giocare ma che, in effetti, custodisce come il simbolo della perfezione e della bellezza, che è poi anche il significato secondo i testi sacri
Il simulacro è stato così datato al sec. XIV, un esempio raro nel panorama della scultura lignea molisana per la nostra terra povera e con pochi artisti, anzi è preferibile parlare di botteghe poiché non abbiamo nomi o puntelli su cui documentarci, per cui si è soliti guardare alle regioni limitrofe , soprattutto l’area campana, per poter definire uno “stile”. Senza dubbio molte sculture non ci sono pervenute per ovvi motivi di deterioramento e di altri fattori legati alla sopravvivenza nei secoli. Questi manufatti presentano innanzitutto una innata fragilità che è propria del materiale legno, non trattandosi di scultura litica o in bronzo, sono soggetti a un maggiore deperimento e anche ad una facile combustione combustione.
Dopo restauro della Madonna di Toro, chiaramente si vede che la linea sobria masaccesca, con un buon accenno al gotico nel leggero hanchement della Vergine, era stata completamente oscurata da stuccature e ridipinture, tipiche già dal XVI sec., all’epoca della riforma cattolica, pratiche che derivavano dalle nuove esigenze di culto e che sono passate alla storia col nome di “rinfrescature”. Inoltre le antiche sculture venivano spesso coperte con pesanti e curiosi paludamenti di stoffe e broccati, parrucche, ex voto e, come nel caso della Madonna di Toro, anche “santificate” e impreziosite con vistose corone. Nella statua in questione erano state aggiunte delle tavole nella parte posteriore, per chiudere il retro cavo, una antica tecnica che prevedeva questo svuotamento di una parte del tronco da intagliare. La Madonna col Bambino di Toro, ora libera e alleggerita da questi deplorevoli interventi e senza gli eccessi decorativi aggiunti, ha ritrovato la sua “pelle”.
Nello stile la scultura supera la ieraticità dello stile propriamente bizantino, quello spazio trascendentale che possiamo ravvisare nelle icone, è un modo nuovo di “fare” arte che ha origini dal padre dell’Arte Moderna che è il grande Giotto…..
che mutò l’arte orientale in latina (A. Tomei).
Non mi addentro nella descrizione dell’intervento di restauro ma voglio ribadire il concetto del restauro che è fatto proprio affinché un bene culturale possa essere trasmesso ai posteri come testimonianza storico-artistica, nonché culturale.
In questa preziosa testimonianza di arte sacra, oltre il notevole intaglio di epoca medievale, prevale l’espressione del volto, lo sguardo tra la Madre e il Figlio, una tenerezza così palpabile, tanto da essere stata ribattezzata da monsignor G. Brigantini come “La Madonna della tenerezza”.
Adolfo Stinziani