LARINO. Il giorno di festa volge al termine, la campana grande ha dato poco scandito i rintocchi del coprifuoco, i larinesi sono tornati nelle loro case dopo aver vissuto, nonostante il Covid, la loro festa in onore del santo patrono Pardo.
Noi di Viaggionelmolise.it per quanto è stato possibile abbiamo seguito da vicino i vari momenti della giornata di festa e possiamo semplicemente testimoniare che San Pardo ha regalato anche quest’anno emozioni, emozioni autentiche che rinnovano sempre al presente la devozione millenaria per quel vescovo del Peloponneso che Dio scelse come patrono di Larino e della diocesi.
A noi piace raccontare emozioni. Ebbene, come non partire dalle parole pronunciate questa sera dal parroco della cattedrale don Claudio Cianfaglioni che visibilmente commosso, a cuore aperto, ha parlato ai rappresentanti dei carrieri, nella messa loro dedicata, raccontando le sue emozioni per San Pardo.
Lui sacerdote da due anni, giunto a Larino dalla sua Marino, ha sentito da subito le emozioni del popolo larinese, l’emozione di imparare dopo averlo ascoltato, l’inno dedicato al patrono, l’emozione di ascoltare la grande campana, quella stessa che per lui ha rappresentato nei giorni e, soprattutto nelle notti silenziose del covid, la sua compagnia. Una campana carica di emozioni forse provate soltanto in occasione di due eventi recenti della sua vita quando si trovava in piazza San Pietro e la campana grande suonava annunciando l’elezione di Papa Benedetto XVI e di Francesco. “Ogni volta che sento l’inno – ha affermato don Claudio – c’è un’emozione grande. La stessa che provo quando sento la campana quando magari sono io stesso ad azionarla. Ripenso ai giorni e le notti silenziose del Covid ogni quarto d’ora c’era la compagnia di questa campana”.
Poi don Claudio si è soffermato sulla fede per il santo dei larinesi. “Vedo una processione di persone che entrano in sacrestia e fermarsi dinanzi al simulacro di san Pardo. Vengono per chiedere una grazia o semplicemente per farsi un segno di croce. Spesso al mattino aprendo le inferriate della sacrestia trovo i segni del passaggio di qualcuno di voi che è passato a salutare san Pardo. Ecco vi chiedo – rivolgendosi ai carrieri e per loro tramite alla città tutta – di parlarmi con la vostra vita ogni giorno di San Pardo”.
Parole dal cuore, per un sacerdote che ha soltanto sentito parlare della festa in onore del santo, lui che, causa covid, non ancora può celebrarla in toto. Parole che evidenziano un amore sincero per la comunità larinese di cui certamente oggi, a distanza di due anni, si sente figlio accolto.
Si diceva delle emozioni, ebbene, abbiamo visto volti rigati dalle lacrime, decine e decine di smartphone immortalare emozioni, larinesi tornati da ogni dove pur di celebrare con giubilo la festa del patrono. Questo ci piace raccontare, le polemiche, il chi c’era o il perché c’era a noi non interessa. Per Larino e per i larinesi oggi era San Pardo. E a noi questo basta con la speranza che il 2022 segni il ritorno alla normalità e con essa quel lento procedere dei carri per le vie della città a raccontare antiche, anzi sempre nuove emozioni.
Nicola De Francesco