LARINO. Riceviamo e pubblichiamo la nota sul santo vescovo Pardo, patrono di Larino e della Diocesi tutta del responsabile dell’archivio storico e biblioteca Giuseppe Mammarella.
“Anche quest’anno le note vicende sanitarie non consentono di effettuare a Larino, tra il 25 ed il 27 maggio, le suggestive sfilate degli oltre 120 carri, artisticamente addobbati e ricoperti di fiori, in onore di San Pardo, Patrono principale della città frentana e della diocesi. Si terranno regolarmente, invece, le solenni cerimonie liturgiche presiedute dal Vescovo mons. Gianfranco de Luca.
Sul culto del Santo, mons. Tria nelle sue Memorie così si esprime: “è indubitato, come da che i Larinati ebbero il Sagro Corpo di S. Pardo nella loro Città, giammai lasciarono di venerarlo, e ricorrere alla sua intercessione, invocando il suo nome, e conservare il suo Sagro Deposito, come un pregiato tesoro…”.
I suoi resti mortali, giunti a Larino il 26 maggio dell’anno 842, furono deposti nella chiesa “Sanctae Dei Genitricis et Virginis Mariae” che, con ogni probabilità, si identifica con la parte più antica dell’attuale cattedrale.
Nel 1320, l’anno successivo all’inaugurazione di quest’ultimo edificio sacro nelle forma presente, le reliquie furono rimosse dal luogo originario e sistemate sotto l’altare maggiore.
Nel 1492, il Vescovo di Larino Bonifacio volle riservare al sacro deposito un’apposita “catacomba” lungo la navata destra del tempio dove fece traslare, l’8 maggio di quell’anno, la “cassa di marmo” contenente le reliquie del Santo.
Mons. Giuseppe Catalani, il Vescovo di Larino che fece realizzare anche l’artistica statua seicentesca in argento del Santo trafugata da ignoti nella notte tra il 25 ed il 26 gennaio 1971, ritenne necessario rimuovere il sacro deposito dalla “catacomba” per riporlo, dopo un’accurata ricognizione, sotto l’altare maggiore della cattedrale.
Altre due ricognizioni delle reliquie di San Pardo avvennero nel 1918 per volere del Vescovo larinese mons. Antonio Lippolis e nel 1997 ad opera di mons. Domenico D’Ambrosio, Arcivescovo emerito di Lecce.
Tra le immagini più antiche del Santo figurano quella scolpita in cima al rosone della stupenda facciata della cattedrale frentana ed una pregevole scultura in legno intagliato del XIV o XV secolo conservata nel Museo Diocesano della città frentana. Allo stesso periodo risale anche il bassorilievo ligneo, custodito nei locali interni della cattedrale di Larino, che presenta l’ingresso in città del corpo di San Pardo.
Il culto per il Santo Patrono principale di Larino e diocesi era molto ben radicato a Matera, dove esisteva una chiesa innalzata in suo onore ed oggi è presente ancora un vasto rione a Lui dedicato, a Benevento, a Pietra Montecorvino ed a Lucera. In quest’ultima città, dove le orazioni del Santo sono ancora oggi presenti nel Proprio liturgico diocesano ed è venerato un frammento osseo ivi giunto da Larino nel 1957, si conservano due antichi dipinti ed una statua in pietra raffiguranti San Pardo.
La memoria del culto e della venerazione è ben documentata anche nelle Relazioni ad limina redatte dai vescovi di Larino, a partire dalla seconda metà del XVI secolo.
La celebrazione delle due festività (quella del “dies natalis” fissata al 17 ottobre e l’altra del 26 maggio che ricorda l’arrivo in città delle sacre spoglie) nella diocesi di Larino, dal 20 settembre 1741 ha assunto anche un maggiore significato per aver ottenuto, in quella data, l’approvazione ufficiale del Papa Benedetto XIV. Quel Proprio, voluto da mons. Tria, contiene le orazioni e le lezioni di alcuni Santi particolari della circoscrizione ecclesiastica frentana (i Santi Compatroni di Larino e diocesi Primiano, Firmiano e Casto, il Patrono di San Martino in Pensilis San Leo ed il Patrono principale di Larino e diocesi San Pardo). Le annotazioni relative al grado con cui celebrare quelle di San Pardo recitano testualmente: “in Festo Natalitio (die XVII octobris) […] Duplex maius in Urbe tantùm”; “in Festo Translationis (die XXVI maii) […] Duplex primae Classis de praecepto cum octava pro Civitate, et Dioecesi”.
Per i Santi Martiri Larinesi, l’indicazione del grado con cui solennizzare le loro festività è del seguente tenore: “di S. Primiano con Rito doppio maggiore, come di Padrone meno principale li 15 Maggio […] e di S. Firmiano e S. Casto, il giorno appresso con rito semidoppio”.
A tali “Officia Propria Sanctorum Patronorum recitanda in Civitate, et Dioecesi Larinensi”, seguirono quelli di mons. Carlo de Ambrosio, che fu vescovo di Larino dal 1775 al 1796 (non è citato il luogo e l’anno preciso di stampa), di mons. Vincenzo Rocca edito a Benevento nel 1834 e di mons. Francesco Giampaolo impresso a Campobasso nel 1872. Il “Proprium” più recente è quello elaborato da mons. Cosmo Francesco Ruppi ed approvato dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino l’11 novembre 1988.
Da notare che prima del 1741 le celebrazioni liturgiche legate anche ai Santi particolarmente venerati in Larino e diocesi, erano regolamentate da un “Officia Propria Sanctorum Beneventanae Provinciae”, dato alle stampe a Napoli nel 1733 sempre a mezzo del benemerito Vescovo di Larino mons. Tria, di cui disponiamo presso l’Archivio Storico Diocesano due preziosi esemplari. L’unica eccezione riguarda la memoria legata ai Santi Martiri Larinesi Firmiano e Casto fissata, prima del 1741, al 22 maggio”.