LARINO. Nuovo e sempre profondo intervento dell’amico ed artista Adolfo Stinziani.
“Cari lettori, aldilà dell’opera che oggi presento, dal titolo Animula Vagula Blandula (in Collezione privata, Termoli), avrete capito che il mio intento, con questi miei scritti, è quello di promuovere e rivalutare gli artisti e l’arte, e con essi la cultura senza cui non può esserci un futuro.
In questo terribile periodo pandemico, oltre alle tante categorie di lavoratori che hanno avuto delle drammatiche conseguenze, l’arte, gli artisti e la cultura sono state ingiustamente relegate a categorie non indispensabili alla comunità.
Dopo mesi e mesi assistiamo alla riapertura dei musei, dei teatri, dei luoghi destinati alla cultura e si cerca di considerare gli artisti come andrebbero sempre considerati: onesti e responsabili lavoratori!
Tuttavia il termine “artista” è ancora oggi sinonimo di persona “diversa”, una sorta di alieno che non è parte integrante della realtà, del quotidiano, perché in effetti ha spesso un modo di porsi diverso e inconsueto, come persona e lavoratore, ma anche l’artista cerca di agire per il bene della società.
L’arte è la menzogna che ci avvicina alla realtà (Pablo Picasso).
Il vero artista vive il suo contesto storico, a volte non solo quello proprio, lo fa suo, lo reinterpreta facendo appello alla sua sensibilità; lo presenta, lo condivide con lo spettatore che è solito guardare e vivere il quotidiano, come l’unica realtà possibile, di certo plausibile ma erronea, perché ci sono delle dimensioni alternative che forse solo un artista forte della sua sensibilità può percepire, e col suo lavoro manifestare agli altri.
Animula Vagula Blandula, prima di essere stata acquistato, è stata esposta nella Collettiva di Arte Contemporanea “La nascita delle forme” nel Castello Svevo di Termoli. Dopo pochi mesi ha incontrato il favore di un visitatore della mostra che lo ha voluto, a lui ho consegnato, col quadro, anche la mia lettura dell’opera, in quanto non è assolutamente un Senza Titolo di libera interpretazione. I visitatori della mostra sono stati colpiti soprattutto dalla tecnica, dai materiali e dalla poesia che correda quest’opera. Io sono solito abbinare alle opere delle mie poesie, tanto che ho fatta mia l’affermazione Ut Pictura Poesis e amo scrivere poesie che spesso mi ispirano delle opere visive, e viceversa mi stimolano a esprimermi in versi. La poesia a corredo dell‘opera “Il seme germoglia” è stata pubblicata nella Collana “Sentire”, Edizioni Pagine, Roma, 2014 e nella Antologia Poetica “Percorsi” di A.Stinziani, Edizioni Palladino, Ripalimosani (CB), aprile 2021.
Tornando alla interpretazione del quadro, il titolo è la vera chiave di lettura: una breve poesia che l’imperatore Adriano, malato e cosciente della sua imminente morte, compose per congedarsi da questo mondo.
ANIMULA VAGULA BLANDULA
HOSPES COMESQUE CORPORIS,
QUAE NUNC ABIBIS IN LOCA
PALLIDULA, RIGIDA, NUDULA,
NEC, UT SOLES DABIS IOCOS…
- Aelius Hadrianus, Imp.
Questi versi di Adriano sono rivolti alla sua anima che saluta come una cara compagna.
La mia scelta materica per la realizzazione dell’opera, principalmente la tela di sacco, è stata semplicemente dettata per enfatizzare la texture, non ha alcun riferimento alle note opere di A. Burri, che tra l’altro non usò solo questo materiale povero per le sue opere.
La composizione è bipartita e si sviluppa lungo assi verticali, i colori sono quasi irreali nelle tonalià ma armonici nella loro combinazione. Con quest’opera ho voluto celebrare Adriano, l’uomo e l’imperatore, che non fu solo un valoroso soldato, ma uomo raffinato, colto, amante delle arti: musica, pittura, scultura, architettura e poesia . Egli è ricordato tra i cinque imperatori buoni e pacifisti, inoltre scriveva in prosa e in versi, aveva grande ammirazione per la cultura ellenica, tanto che a Roma lo chiamavano il “graeculus”. Visse in un periodo particolarissimo per l’Impero Romano:
Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo.
(“Memorie di Adriano” di M. Yourcenar, Einaudi, Torino, 1988)
Il governo di Adriano portò un lungo periodo di pace, cultura e arte, tanto da essere definito dagli storici come il periodo aureo dell’Impero.
Il suo impegno come imperatore è legato anche a tante riforme moderne e qualitativamente umane, tra le tante:
tolse ai padroni il diritto di vita e di morte sugli schiavi; proibì il commercio degli schiavi quando si offendevano il pudore e le leggi dell’umanità; tolse la pena di morte agli schiavi se non dimostrata la reale colpevolezza; stabilì pene severe contro i padroni che maltrattavano i servi; in Italia e provincia affidò la giustizia a speciali magistrati detti iuridici.
Nella parte destra dell’opera ho interpretato questo periodo aureo del suo governo proprio con dell’oro, realizzando una forma in bassorilievo che tende al triangolo e si innalza verso l’alto, al cielo, all’apoteosi, per usare un termine caro ad Adriano. L’imperatore volle immortalare il suo amato Antinoo in una Apoteosi con un mosaico proveniente da Villa Adriana, oggi conservato nei Musei del Vaticano.
Adriano si distinse anche per il suo sovversivo e grande amore per il giovane bitino Antinoo, che morto prematuramente in circostanze misteriose, fu deizzato dall’imperatore con la realizzazione di innumerevoli statue ed eternato con la fondazione della città di Antinopoli in Egitto.
Fu un amour fou, come lo definirono i surrealisti:
solo il rapporto d’amore può sovvertire la banalità del medio vivere, farci sentire vivi, mossi da un dio crudele che ci erotizza l’esistenza.
Flaubert scriverà: Cantami della sera odorosa in cui udisti/ levarsi dalla barca dorata di Adriano/ il riso di Antinoo e per placare la sua sete lambisti/ le acque e con desiderio guardasti il corpo perfetto del giovane dalle labbra di melograno.
La bellezza di Antinoo folgorò Adriano tanto da vedere nella sua bellezza fisica e nella sua anima una presenza divina, attribuendo a questo grande amore anche il suo felice e buon governo.
Nella parte sinistra del quadro ho rappresentato le profonde lacerazioni di Adriano dopo la morte del suo giovane amore. Ma Antinoo oltre all’amore rappresenta la bellezza, questa storia commuoverà sempre, ma perpetuerà la sua breve vita attraverso quell’impareggiabile bellezza fisica e d’animo.
L’imperatore Adriano oltre ad essere la degna personificazione delle arti e della cultura dell’antichità, ci ha indicato la “patientia”, una virtù preziosa ma la meno perseguita e praticata in questi nostri tempi che rasentano la volgarità nel più fastidioso e assordante rumore dell’ignoranza.
Il sangue attende la cenere
Per farsi puro e rigenerarsi,
spenti saranno gl’impetuosi pensieri.
La terra attende il seme che germoglia.
Sono alcuni versi della mia poesia “E il seme germoglia”, con cui voglio concludere, augurando che la Bellezza, l’Arte e la Cultura, dopo questo lungo e non concluso periodo in cui ci sono state illogicamente e vergognosamente negate, incontrino quel seme (della ragione) che le farà di nuovo germogliare”.
Adolfo Stinziani