LARINO. La nostra pagina della Cultura si arricchisce oggi delle opere dell’artista Daniela Cimini come sempre presentata ai lettori dall’artista e poeta larinese Adolfo Stinziani.
“L’artista Daniela Cimini è presente con una sua opera dal titolo “Sguardi” nella Collettiva di Arte Contemporanea Moliseart a Larino nel Palazzo Ducale. Questa rassegna d’arte propone lavori di artisti molisani, noti ed emergenti, che hanno aderito al progetto Caperam (Catalogo Permanente Artisti Molisani), una realtà ormai consolidata, che abbraccia le più svariate espressioni artistiche dalla pittura alla scultura, oltre l’arte digitale, la fotografia, la musica, la recitazione, la scrittura e la poesia.
La Cimini è tra gli artisti emergenti nel Molise, è nata in Svizzera ma giovanissima si è trasferita a Termoli, ha frequentato il Liceo Artistico e ha proseguito i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ha lavorato come artista e restauratrice.
Tra l’altro è una mia collega, abbiamo lavorato insieme negli anni 90 a Larino ai restauri in Cattedrale e nella Chiesa di San Francesco.
Nel 2002 è tornata a Termoli continuando ad operare nel campo dell’arte e del restauro.
Il soggetto che l’artista Cimini preferisce è la donna, con i suoi sentimenti, la sua sensibilità, il suo “essere donna”.
Quelle che ci presenta nelle sue opere sono donne giovani o tutt’al più mature, comunque ancora lontane dalla cosiddetta terza età in cui sembra raggiunta una sorta di pace esistenziale.
Nell’opera dal titolo “Pensieri” una donna matura è intenta nelle sue riflessioni, appare pensierosa, questi suoi pensieri oscillano tra il passato e il quotidiano e nel suo sguardo si avverte un interrogativo: quale futuro?
I suoi occhi guardano in basso, rivolti su delle calle bianche, simbolo di purezza, e di certo rimpiange l’età della sua ingenuità, della spensieratezza, della purezza d’animo che è passata e che non ritornerà. La bellezza e la sensualità della donna sono sottolineate dalla candida lingerie, dalla posa delle gambe, dalle mani che si incrociano sotto il mento e con le dita carezzano il volto e le labbra. La tenda che è il fondale dell’opera, seppure ben si armonizza con tutta la composizione , la bella figura femminile e il tappeto dei candidi ed eleganti fiori, non può mostrare cosa riserva il futuro; è completamente chiusa, non propone alcun paesaggio nessuna luce ne trapela, ha solo delle piccole strisce su cui si alternano sfumature tra il nero, il bianco e il grigio.
Nell’opera dal titolo “Le due sorelle” l’artista cattura, come in uno scatto fotografico, quell’istante di puro amore fraterno; la tecnica mista con la preferenza della semplice grafite, l’abilità nel disegno, il tratto puntuale rendono verosimilmente una foto ricordo di quel momento, di quell’estrema tenerezza tra sorelle.
Quella a destra, forse la più grande, la rassicura col suo abbraccio, la stringe a sé, posa una mano sul suo braccio invitandola a sorridere per quel ricordo in fotografia. L’intera composizione è costruita su quell’attimo, sulle espressione dei loro volti, sulla tenerezza delle due giovani e fragili donne che devono ancora affrontare la vita da adulte e molto probabilmente il loro ruolo di moglie e madre.
Anche nell’opera dal titolo “Sguardi” il figurativo fa da padrone, l’artista Cimini ha un indubbio talento per il disegno, il ritratto, la resa anatomica e nondimeno per le atmosfere che riesce evocare nelle sue opere.
Le donne che presenta in “Sguardi” hanno un atteggiamento che molto si discosta dal rapporto fraterno o di amicizia.
Quest’opera è della produzione più recente della Cimini, datata 2020, e come ho già scritto è visibile a Larino nel Palazzo Ducale, il tema può apparire scomodo, non gradito e ai più “sensibili” spaventoso.
Le due donne manifestano il loro amore, quell’amore spesso definito “proibito” o “negato”, spesso anche denigrato; indossano abiti d’epoca, ma sono donne contemporanee, una è in veste di dama, l’altra in veste di cavaliere e porta all’orecchio sinistro un segno di modernità, un anello d’argento.
Le due donne si abbracciano e stanno per baciarsi sulle labbra, il cavaliere con una mano le sfiora una guancia, gli occhi adesso sono chiusi ma nell’aria c’è ancora il loro dolce sguardo d’intesa. L’artista come in uno scatto fotografico cattura quel momento romantico, di amore misto a tenerezza, ed è quasi surreale nell’atmosfera e nell’abbigliamento d’altri tempi.
Forse l’amore omosessuale, ancora criticato ma anche ammirato, ha bisogno di una “sospensione” per essere capito ed accettato.
Questo bacio non dato, sospeso appunto, mi fa pensare alle teorie di Husserl, alla epochè, ed in pittura anche al grande Giorgio Morandi che dipinse l’essenza delle cose grazie alla “sospensione”, immobili nature morte con vasi e bottiglie attraversati da luce ed ombra, ma non certo libere dalla polvere del quotidiano.
Così davanti alle novità e alla sofferenza umana il saggio predispone il suo animo sospendendo ogni giudizio.
La sua esperienza e conoscenza non certo lo rendono imperturbabile, ma preferisce saggiamente la contemplazione, la moderazione, un giudizio non espresso, in parole povere la comprensione.
Il tema gay di questa opera che può apparire scomodo, spesso evitato e non compreso, mi induce a tante riflessioni in qualità di artista e di uomo, a valutare le diversità in generale, non solo riferite all’amore omosessuale, a considerare un giudizio che condanna ma che non ha ragione d’essere, a pensare alle tante piante cattive e infestanti della nostra società civile ed evoluta, almeno a parole. Queste piante continuano a crescere rigogliose e libere soffocando prati verdi, sono inestirpabili e generano solo cattivi sentimenti come il pregiudizio, il fantismo e il razzismo.
In conclusione credo sia opportuno sublimare anche le piccole cose, anche uno sguardo e provare ad estirpare le erbe cattive che infastidiscono e offuscano la nostra vita.
L’artista con la sua arte spesso ci riesce e comunque darà sempre un messaggio a prescindere dal tipo di espressione artistica che predilige, così una poesia può dare la vera essenza anche di un solo sguardo.
E se cambi il tuo cammino è per cercare altri spazi
e altri equilibri, e magri non li trovi.
E provi a distogliere lo sguardo dai suoi occhi,
lucenti stelle, mistica dimensione,
magia di silenti intese.
Ti arrendi sconfitto a quell’istante eterno,
li cerchi e di nuovo li trovi,
ti desiderano e lo sai.
Non sono fuochi fatui ardono come brace.
Alcuni versi da “Sguardi” di Adolfo Stinziani
in Antologia Poetica “Percorsi”, Edizioni Palladino,
aprile 2021, Ripalimosani (CB)