LARINO. E’ la vigilia della festa liturgica in onore del custode della Santa Famiglia di Nazareth. Ed in questa parte di Molise la tradizione si fa ancora una volta fede. Si mischiano le parole delle tante preghiere al padre putativo del Cristo alla degustazione di quei piatti che i nonni hanno tramandato al presente per non disperdere quel legame antico con chi in onore del santo era solito preparare una cappella, un altare devozionale dove mettersi a pregare mentre si attendeva l’arrivo del dì di festa per consumare insieme a tutti i protagonisti della tavola il pranzo di San Giuseppe. Una tradizione che si perde nel tempo e anima le comunità dove la fede e la devozione continuano ad animare quell’affidamento particolare all’uomo che seppe accogliere, fidandosi, l’annuncio dell’angelo. E così anche in questo 2025, tante famiglie che vivono in questa parte di Molise, da Montorio nei Frentani, passando per Ururi, San Martino in Pensilis, Casacalenda, Guardialfiera e la stessa Larino hanno allestito la cappella, l’altare devozionale, coinvolgendo vecchie e nuove generazioni.
A Larino siamo scesi al centro storico per visitare, lì dove una volta tante erano le cappelle in onore del santo, le due che anche quest’anno sono state realizzate. La prima dalla Pro Loco insieme alla Fidas e, la seconda, da Andrea De Notariis insieme ad gruppo storico di donne che per settimane ha preparato i piatti della tradizione. Con noi tanti larinesi ma anche gente giunta da fuori per consumare i piatti tipici della vigilia della festa: la pezzent, la pasta con la mollica ma anche il pane cotto con le verdure.
Benché le portate variano in minima parte da paese a paese, le pietanze possono essere così elencate: legumi per la preparazione della “pezzente” e pasta con la mollica; i secondi sono costituiti da piatti a base di baccalà, funghi, asparagi, pesce, riso, rape, “fellata di arance zuccherate”, e fichi secchi. Ad accompagnare queste pietanze vi sono i tipici dolci di San Giuseppe, le zeppole. Il piatto tipico resta la pasta con la mollica, una ricetta di origine meridionale preparata con tredici ingredienti poveri. Proprio dalla povertà di questa pietanza nasce l’usanza di mangiare i bucatini con le mani, come si faceva un tempo. Tra i dolci ci sono i caveciuni, dolci ripieni di ricotta, e, come già detto, le zeppole, costituite da pasta bignè fritta o al forno con crema pasticcera e amarene.
Ed è sempre bello testimoniare come la fede si sposi con la tradizione, come la comunità si ritrovi nella convivialità unita per prepararsi alla festa.