Nel documento del sociologo ed amante della storia locale Berardo Mastrogiuseppe il documento unico della raccolta fondi con cui i larinesi aiutarono i fratelli calabresi colpiti dal terremoto.
LARINO. Quel vulcano di notizie e documenti, mai domo, che è il nostro amico Berardo Mastrogiuseppe, mentre è ancora alla ricerca di marche da bollo e fogli di storia impreziositi dalle filigrane fiscali-postali, ci ha donato, nell’ultimo dei nostri incontri, un’altra grande pagina di storia larinese incredibilmente legata alla storia del Regno d’Italia, ossia legata a quella terribile tragedia che si consumò la notte tra il 7 e l’8 settembre del 1905, intorno alle ore 1:43, quando la terra della Calabria centrale tremò così forte da devastare una vasta area tra Cosenza e Nicotera.
Il sisma – stando alle notizie raccolte sul sito dell’istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia – ebbe una magnitudo di 7,06 ed un’intensità compresa tra il X e l’XI grado della scala Mercalli. Esso provocò 557 vittime, la maggior parte nell’area del promontorio di Capo Vaticano. Il terremoto provocò ingenti danni agli edifici e alle infrastrutture già carenti, devastando il territorio, molti dei danni e delle vittime furono dovute agli effetti sismo-geologici come frane indotte, spaccature, scorrimenti del terreno e liquefazioni dei terreni sabbiosi, variazione del regime delle acque su di un’area estesa per oltre 6.000 km2. Il terremoto fu preceduto e seguito da numerosi fenomeni acustici e luminosi, come forti boati e luci boreali sul mare.
Una tragedia nazionale, dunque, che diede vita nel breve scorrere delle ore alla nascita di tanti comitati di soccorso nelle varie città italiane. Comitati sorti per raccogliere fondi da inviare nella terra calabra per prestare soccorso alla popolazione, per testimoniare concretamente la vicinanza degli italiani ai fratelli calabri così duramente colpiti dalla calamità naturale che ahinoi non sarebbe stata l’ultima e tantomeno era stata la prima.
Ecco, il doveroso preambolo, ci introduce ora alla nuova storia del sociologo Berardo Mastrogiuseppe: quella del Comitato di Soccorso Pro Calabria istituito anche a Larino.
Berardo ha il documento originale di questo Comitato che aveva, nel cavaliere avvocato Francesco Tamilia, sindaco di Larino, il suo presidente e nell’avvocato Luigi Cristinziani il suo cassiere. Ebbene, prima di addentrarci nel documento, quello che ci ha fatto notare da subito Mastrogiuseppe è stato che in poco più di due settimane, (dall’8 settembre giorno del terremoto al 25 settembre giorno del verbale della raccolta fondi) 263 larinesi offrirono alla causa ben 1231,75 lire dell’epoca che, grazie ad un convertitore temporale, oggi equivarrebbero ad oltre 6mila euro.
Per capire meglio il valore dei fondi raccolti in quel periodo è opportuno sapere che l’Italia aveva 33.653.000 abitanti, il pane costava 0,45 £/kg, la pasta 0,56 £/kg, la farina di granturco 0,25 £/kg, la farina di grano 0,43 £/kg, la carne 1,30 £/kg, il latte 0,26 £/l, lo zucchero 1,54 £/kg, 10 sigarette 0,18 £, un giornale 0,05 £ (un soldo), un operaio guadagnava 1,5÷2 £ al giorno ed una donna 0,80÷1 £ al giorno per giornate lavorative di 11÷12 ore e settimana di 6 giorni. Il salario di un contadino era sulle 0,60 £/giorno. Erano i tempi in cui chi aveva la fortuna di guadagnare tremila lire l’anno era considerato dalle madri “un buon partito”; non erano in molti trovarsi in quelle condizioni, un medico generico oltrepassava di poco le cento lire al mese, assai meno guadagnavano i maestri, dalle 50 alle 55 lire
mensili.
Detto questo, a cui naturalmente gli studiosi possono aggiungere volendo altri dati, tornando al documento, gli altri particolari che emergono per il nostro Berardo che, lo ricordiamo ricerca le verità della storia che spesso potrebbe essere diversa da quella tramandata, è la circostanza che accanto ai nomi illustri della città di Larino del tempo, tra i benefattori si trovino tante donne che donano cospicue risorse alla causa della Calabria. Ne citiamo qualcuna, non senza aver ricordato per prima che la somma maggiore donata (lo vedremo tra poco) è stata di 10 lire e quella più bassa versata di 0,29 centesimi.
Arrimani Giuseppina 5 lire, De Iulio Giulia 3 lire, Lipartiti Rosina 5 lire, Minni Irene 5 lire, Elisa Colesanti 5 lire, Maddalena Vairano 5 lire, Maria Di Iorio 5 lire, Alessandrina Spalla 10 lire, Gigia Petrella 5 lire, Rosina Levante 5 lire, Lucrezia Santacroce Biscardi 5 lire, Camilla Burdo 5 lire, Elisa Novelli 5 lire, Minni Lucia 5 lire, Elvira Marra 5 lire, Maggiopalma Annamaria 5 lire, Concetta Medea 1 lira, Guglielmi Concettina 1 lira. Complessivamente soltanto le esponenti del gentil sesso larinese del tempo versano oltre 100 lire al Comitato. Un bel gesto da parte di donne che leggendo i nomi, come ci suggerisce Berardo, sono espressione della Larino bene del tempo ma non mancano signorine e signore che anche solo con pochi centesimi hanno voluto dire la loro per aiutare chi in quel momento storico aveva perso tutto.
Se questa è una delle particolarità del documento, l’altra è sicuramente la presenza tra i sottoscrittori della raccolta fondi delle massime autorità dell’epoca: il vice agente delle Imposte Bombaci, il giudice Lombardi , il tenente dei carabinieri Coggiola, il Ricevitore del Registro Galizia, il commendatore Alberto Magliano, il Cavalier Giambattista Magliano, l’avvocato Lipartiti, l’avvocato Colesanti, il dottor Luigi Caradonio, l’avvocato Florindo Lallo, il segretario comunale Vincenzo D’Ambrosio, il giudice Ancona, l’avvocato Luigi Cristinziani, il collega Giacinto De Renzis, l’insegnante Raffaele Battista, l’avvocato Vincenzo Bevilacqua, Raffaele Maggiopalma ed il signor Primo Giuseppe: tutti i suddetti versano al comitato ben 10 lire.
Naturalmente non potevamo riportare tutti i nomi dei 263 larinesi (più uno il cui contributo arrivò in seguito) citati nel verbale, ma quelli riportati sono parte di quella fotografia generale che il buon Mastrogiuseppe da anni sta cercando di ricostruire per dare un quadro storico completo della Larino dei primi anni del 1900. Anni, ci ricorda sempre il sociologo, caratterizzati dalla fioritura a Larino della massoneria, di una buona fetta di anticlericali, di un nutrito numero di esponenti della società che poi darà vita al partito fascista partecipando attivamente alla formazione, prima dei fasci di combattimento, e poi, dopo la marcia su Roma, alla fondazione stessa del partito. Anni che, sicuramente attraverso i documenti in possesso del Mastrogiuseppe, possono essere studiati e magari diventare un volume di storia larinese da divulgare. Tornado alla tragedia dell’8 settembre 1905 l’esempio dei larinesi fu premiato e diversi attestati di ringraziamento giunsero alla municipalità tutta da parte della gente di Calabria.
Alla prossima storia!