di Regina Cosco
SANTA CROCE DI MAGLIANO. Un libro non è mai un regalo di ripiego. Ma non è così semplice sceglierlo, per chi lo regala. Per l’imminente Natale, vi suggeriamo una recente pubblicazione, il titolo dell’ ultimo libro dell’autore santacrocese Pasquale Licursi, ‘Senza Vento’. In questi primi giorni di dicembre e in prossimità delle festività natalizie, abbiamo incontrato l’autore per intervistarlo.
Pasquale, il tuo nuovo libro ‘Senza Vento’ si apre con una dedica ai viandanti. Chi sono i viandanti, a tuo avviso?
I viandanti, per come intendevo io nella dedica, sono quelle persone che non hanno mete fisiche e ideali precisi. Sono anche quelli che non hanno riferimenti finiti ma sono sempre in cerca di un posto dove restare, ma non lo trovano mai.
Nel caso del libro, la protagonista è essa stessa una viandante in quanto pur essendosi ritirata in campagna continua a non avere un luogo preciso, se non le pagine del quaderno dove scrive la sua vita. Un libro è una casa senza finestre.
“Io sono Teresa […] e mi e venuta voglia di raccontarmi.” È così che introduci la protagonista del libro, una donna che non ha più nulla da chiedere al mondo e che si apre a un racconto di sé, quasi a scrivere un diario. Come mai la scelta di affidare lo sviluppo del romanzo è ricaduta su di un personaggio femminile?
Credo di saper interpretare meglio la sensibilità femminile che quella maschile. È una mia sensazione, insomma. Anche in altre occasioni ho espresso la mia scrittura attraverso l’animo femminile. Lo trovo più confacente alla poesia, più profondo. L’ uomo, in generale, è più incline alla materialità, al pratico, all’essenziale. Il contrario della scrittura.
Chi ha letto e amato ‘Madre Terra’, considera ‘Senza Vento’ quasi un prolungamento di quel libro. È davvero così?
Non è esattamente così. ‘Senza Vento’ è una riscrittura del primo. ‘Senza Vento’, quindi, è venuto prima di ‘Madre Terra’. Però, nonostante questo potrebbe essere non un seguito ma sicuramente un riflesso di ‘Madre Terra’, con soprattutto le descrizioni del contesto, del paesaggio. E poi l’atmosfera dei due libri che mi sembra la stessa. Il senso della perdita ma vissuto con leggerezza e senza dolore. Soffrire Senza dolore è la cosa più bella che possa capitare ad un essere umano. La più bella.
Scrivi: “Ho consigliato City di Baricco a molti miei amici. Alcuni lo hanno letto e si sono fermati. Altri non uscivano più di casa per arrivare alla fine. Una persona ha pianto per City. Ho pensato a cosa è stato Baricco per me […]. Alessandro Baricco possiamo, dunque, annoverarlo fra i suoi autori preferiti e perché?
Baricco lo considero un enorme talento letterario. L’ho amato da subito e dal primo libro. È, certamente, un mio autore di riferimento e tra quelli che amo di più.
Ha una capacità unica di scrivere, raccontare e inventarsi storie bellissime. È un genio in quello. Poi di lui amo soprattutto i dialoghi (cosa molto difficile nella scrittura). A me fanno davvero impazzire. E poi quando leggo le sue cose mi scappa sempre un sorriso. Ed è questa la cosa davvero più bella. Lo consiglio vivamente.
È noto il tuo disappunto circa le presentazioni al pubblico dei libri. Ad oggi, infatti, non si è mai tenuta una presentazione al pubblico di un tuo libro. Questa tua volontà – per la gioia soprattutto dei tuoi lettori – potresti rivederla?
Trovo che presentare un libro sia quasi un’offesa al lettore. Nel senso che, credo che chi scrive non debba spiegare i motivi del libro, il significato che io gli ho voluto dare.
Magari un ipotetico lettore trova altri stimoli, altri significati, altri concetti che io neanche ho immaginato. Perché rovinargli questo? Perché obbligarlo a leggere con quello che tu hai pensato mentre lo scrivevi? Detto questo, non è detto che possa cambiare idea in futuro. Se fosse sarei felice di incontrarmi con i lettori a cui fai riferimento e cambierei anche idea, naturalmente. Solo gli ottusi non cambiano mai idea. Intanto, volevo ringraziarti per questa intervista e ringrazio il tuo direttore Nicola De Francesco. Poi permettimi di ringraziare Giovanni Nerone che, grazie al suo impegno, permette ai miei libri di vedere la luce di essere pubblicati. A chi leggerà questa intervista i miei più caldi auguri di Buon Natale.
Dello stesso autore, consigliamo e invitiamo alla lettura delle sue precedenti pubblicazioni:
- ‘Sposerò una farfalla’, 1996;
- ‘Polvere di clown’, 2006;
- ‘Le poesie dialettali di Pietro Mastrangelo, 2005;
- ‘… e qui inizia il tour. Racconti di un impresario di Francesco Serio’, 2008;
- ‘Dal marciapiede al cuore’, 2009;
- ‘Fossi stato un po’ più giovane’, 2010;
- ‘Ginestre e cemento’, 2011;
- ‘Altrove’, 2012;
- ‘ Stai sereno (non tutti i tramonti sono uguali) – a Vincenzo Cosco’, 2017;
- ‘Madre Terra’ (preghiera laica), 2021;
- ‘Cesare Pavese amava i gatti’, 2023.