TERMOLI. Questa mattina nuovo appuntamento mensile al Bar Caffetteria 10punto5 in Via Martiri della Resistenza, 42 con la nuova edizione, la XXIII edizione dei “5 Dipinti” dedicati questa volta al maestro molisano Hugo Orlando (Ripabottoni 1910 – Termoli 1993). Maestro molto conosciuto e apprezzato artista a Termoli, infatti ha collaborato con il suo amico di vecchia data Achille Pace alla nascita del famoso Premio Termoli d’Arte Contemporanea. L’esposizione, curata dal Centro Culturale IL CAMPO e dal suo fondatore Renato Marini, rimarrà aperta fino al giorno 14 dicembre 2024 dalle ore 07.30 / 14.30. Lunedì giornata di chiusura.
Riportiamo la presentazione dell’artista fatta dall’indimenticabile Achille Pace nel 1982 e contenuta nel catalogo Mostra Antologica di Hugo.
“Giudicare un amico non è semplice né agevole; potrebbe interferire il sentimento, l’affetto, la stima umana, la comprensione, specialmente per Hugo Orlando che mi è stato vicino nella costante battaglia per portare il “Premio Termoli” ai livelli attuali. Insieme a Dante De Felice, egli è stato uno dei più importanti collaboratori di questa ormai conosciutissima manifestazione. Con il distacco per ogni giudizio, vorrei far parlare le cose oggettivamente, così come sono, per non dire troppo o troppo poco. Non interessa qui verificare i risultati raggiunti, ammesso che nell’arte ci siano risultati definitivi da raggiungere. Invece è da notare nella sua pittura, oltre che le sue certezze e le sue insicurezze, il rapporto appassionato tra Hugo uomo e Hugo pittore. La sua dedizione al mestiere, che conosce profondamente nei suoi aspetti più artigiani e tecnici, è una dedizione continua, fin da ragazzo, sia alla poetica artistica e all’alchimia del colore, che alla cultura visiva. Da un apprendistato con il padre, nobile decoratore ad affresco di soffitti e pareti, Hugo ha appreso i primi segreti del mestiere. Presto sente il bisogno di ampliare, in senso moderno, la propria cultura figurativa e si trasferisce a Firenze, seguendo il corso di pittura di Vagnetti. Apprende nuovi modi di visione e di tecnica del colore, coglie il significato del tono come spazio, luce, colore di superficie. Rende ancora più pura la materia pittorica. Ribalta sul piano le immagini e supera un certo naturalismo di tipo ottocentesco, che aveva appreso dal padre. Questo nuovo modo gli rimarrà per sempre e ogni ulteriore progresso sarà filtrato da questa fondamentale esperienza.
I suoi temi sono vari: figure, paesaggi, nature morte. In seguito, in virtù della maggiore consapevolezza acquisita, scopre le infinite possibilità autonome del colore e del segno. Sperimenta composizioni più libere ed astratte; la sua è ora una pittura più estrosa ed inventiva, più musicale. Le carte sono in regola e può permettersi di sperimentare con varie materie. Si incontra con l’informale e bel limite di una sua già conquista educazione formale, trasgredisce, senza rimpianti, ciò che aveva appreso, con il coraggio di chi non ha nulla da perdere. È l’occasione per entrare nel contesto culturale ed esistenziale con il modo, cosa che si sentiva necessaria verso gli anni sessanta, anni importanti per l’arte italiana. Ne vengono quadri ricchi di colore di materia e di inquieta poesia. In seguito, viene presto ripreso dalla sua corretta pittura, del suo rispettoso storicismo, ma l’esperienza fatta gli sarà molto utile, perché in questo modo, Hugo si tiene aperto ad ogni espressione, ad ogni libertà creativa, purché autentica e necessaria. Hugo, tutto sommato, è sempre stato un idealista e quella pittura tutta ritmo e azione, senza momenti di meditazione e riflessione, non era la sua misura più giusta, una pittura apparentemente senza significato, anche se un significato, naturalmente c’era, ma a posteriori. Hugo riteneva che l’idea poetica dell’immagine deve precedere la forma e l’azione. Si attesta così su posizioni maturate e lievemente intimiste. La sua parabola creativa segue le coordinate dei suoi anni; il colore si fa più brillante e goduto; la luce sembra indugiare su un sentimento contemplativo ed elegiaco; la materia pittorica si raggruma e si contiene. Ritrova il << senso>>. La sua natura emotiva lo riafferra. Emergono colori primari e complementari, si abbandona al piacere dell’impasto, velati da preziosi grigi-rosa tenerissimi, in contrasto coi verdi-azzurri decisi come contrappunti ai colori brillanti. Gli ultimi suoi lavori che ho visto, mi hanno meravigliato. Li definirei di carattere surreale, cioè colori che prendono parvenze di immagini, ma, questa volta, immagini non naturalistiche, ma suggerite da un inconscio inquieto e turbato, tra grottesco e mostruoso. Lui, che di natura è un lirico, dal segno chiaro e diretto, indugia ora tra le pieghe nascoste di un subconscio oscuro. Ho pensato che ci voleva anche questa esperienza, perché Hugo potesse farsi capire completamente. Ha voluto mostrarci l’altra faccia nascosta della luna, o non sarà invece un ammonimento, un inconsapevole avvertimento? Dico inconsapevole, perché conosco Hugo e so che non gli è mai piaciuto fare profezie, tantomeno del colore. L’ho sempre giudicato un amante della vita e della gioia di vivere. Basta vedere i suoi colori e Matisse è una dei pittori che ha sempre amato. È più volte accaduto che nella vita di un pittore siano emerse immagini insolite e oggi possiamo decifrarle con Freud; ciò spiegherebbe anche la necessità di giudicare oltre che in senso tecnico e storico, anche per mezzo della psicanalisi i lavori di un’artista. Ma ciò è poco importante. Oltretutto, questa è solo una breve esperienza di Hugo. Ciò che più conta nella pittura di Hugo godere del suo senso tenero del colore, dei rapporti sottili di toni, del piacere cromatico della materia, del suo totale amore per l’arte, del significato estetico-artistico della vita come egli la intende e che potrebbe assumere addirittura modello di comportamento in un modo troppo estraneo ai valori positivi dell’arte e della poesia.
In altre parole, Hugo si insegna a vedere e a vivere nel mondo con quella vena di comprensione e di pietà umana senza la quale tutto assumerebbe sembianza assurda paradossale e crudele. Molti hanno imparato – come mestiere? – ad essere cinici dissacratori ed egoisti; pochi ad amare teneramente la vita. Hugo ci invita a vivere con la società in modo nuovo, positivo, sereno e sapiente, anche se dentro di sé sente il dramma e il dolore del mondo.