di Regina Cosco
SANTA CROCE DI MAGLIANO. Da qui, alla chiusura dell’anno in corso, per il ciclo ‘Storie di resilienza’ prosegue il nostro racconto delle esperienze di giovani molisani che per il loro futuro hanno scelto di intraprendere – o talvolta di proseguire sulla scia del proprio vissuto familiare – mestieri rari o caduti in disuso, a causa del fenomeno dello spopolamento e della globalizzazione. Il termine ortolano sta a connotare chi coltiva un orto e vende ortaggi e, talvolta, nell’immaginario collettivo tende ad evocare una dimensione povera ma al contempo incredibilmente nobile e virtuosa.
Lo sa bene Giuseppe Licursi, santacrocese ventunenne, la cui esperienza ci è parsa subito meritevole di essere raccontata. Giuseppe rappresenta quel ricambio generazionale, mai registrato, che ha contraddistinto per lungo tempo l’attività degli ortolani. Ad oggi, è l’unico ortolano rimasto a Santa Croce; così, nonostante il timore che caratterizza un po’ tutti gli inizi ma con tenacia da ammirare, dal principio di quest’anno ha dato il via alla sua attività: l’azienda agricola ‘Licursi Giuseppe’. Nel suo podere, in agro di Melanico, pianta e coltiva frutta e ortaggi di stagione che poi vende in paese da ambulante – ogni settimana e in giorni stabiliti. Il suo orto è rigoglioso e ricco di prelibatezze che cura con solerzia e costanza, utilizza il terreno senza mai impoverirlo pregiudicandone l’uso futuro. La sua verdura è un invito puntuale a una spesa sostenibile, e non si può equiparare per gusto e freschezza a quella dei bancali festanti e ingannevoli che – generalmente – incontriamo nei supermercati.
La storia di Giuseppe e la sua passione per l’orticoltura, divenuta oggi la sua professione, ci apre a un sistema economico locale e certamente lodevole.
Lo abbiamo incontrato e intervistato:
Giuseppe, quando hai deciso di intraprendere questo mestiere?
Sin da piccolo ho avuto questa passione per la campagna. Dopo aver terminato gli studi ho deciso di realizzare questo sogno: aprire un’azienda agricola tutta mia, dove produrre e vendere ortaggi a ‘km zero’. Inizialmente non nego di aver avuto timore e tante incertezze, poi piano piano e con molta pazienza ci sono riuscito.
Come si svolge la tua giornata?
Si, le mie giornate sono tutte diverse e chiaramente in base alle stagioni. Il mio lavoro parte dalla preparazione del terreno: si deve arare e fresare la terra. In un secondo momento, bisogna preparare l’impianto di irrigazione; dopo si possono trapiantare le piantine. Successivamente, si procede con la sarchiatura e la rincalzatura del terreno. Tutto questo va ripetuto più volte, fino a quando gli ortaggi saranno pronti per la raccolta.
In paese come hanno accolto la tua scelta di voler fare l’ortolano, i clienti ci sono?
All’ inizio ero poco conosciuto, molte persone non sapevano di questa nuova attività. Piano piano ho cercato di farmi conoscere. Il primo a farmi ‘pubblicità’ fu Giovanni Nerone che, con un post su Facebook, ha reso nota la mia attività presentando i miei ortaggi. Lo ringrazio tantissimo per questo. Da allora, sempre più persone iniziarono a chiedere informazioni: mi chiedevano dove mi trovassi e dove mi posizionavo per la vendita da ambulante. È quasi un anno, ormai, che ho deciso di fare l’ortolano puntando su questa mia attività e sulla produzione della mia azienda. Posso dire che la popolazione di Santa Croce scegliendomi, con l’acquisto dei miei ortaggi, mi dà molte soddisfazioni. Colgo l’occasione per ringraziare tutti, perché se tutto sta funzionando è proprio grazie a loro.