LARINO. Torniamo ad occuparci di storia. Torniamo, grazie all’amico sociologo e studioso delle memorie larinesi, Berardo Mastrogiuseppe, a riportare al presente momenti di vita, di socialità, di vita quotidiana che hanno caratterizzato la città frentana nel passato. Tra i milioni di documenti che Berardo conserva nel suo personale museo (che aspetta soltanto di trovare una collocazione pubblica per essere realmente di tutti) sono venute fuori alcune fotografie particolari che testimoniano senza ombra di smentite che nell’anno 1939, XVII dell’era Fascista in città si svolse una grande festa dell’Uva. In queste settimane non siamo riusciti a trovare altro materiale che potesse aiutarci a ricostruire nei dettagli lo svolgimento di questa manifestazione ne tantomeno siamo riusciti a capire quante edizioni siano state celebrate, ma quello che balza subito agli occhi è che Larino, in quei giorni di ottobre, in un tempo in cui l’Italia Fascista era ancora neutrale ma, era appena iniziata la seconda guerra mondiale, era in festa.
Si festeggiava il raccolto dell’uva e tutte le botteghe, i negozi del centro storico, per meglio dire, i negozi di Larino (in quanto a quell’epoca al Piano della Fiera si saliva soltanto per vendere gli animali ed essere sepolti probabilmente) erano addobbati con grappoli e foglie di uva, con confezioni speciali da portare a casa, magari dietro un’offerta all’Unione provinciale Fascista dell’agricoltura, dove le donne della milizia ‘affiancavano’ quelle in abito tradizionale larinese.
Noi che, come Berardo condividiamo l’amore per Larino, ci siamo letteralmente innamorati, passateci il termine, di questi scatti. Vedere la salumeria, il negozio di calzature Romano, ed altri a noi sconosciuti, ma certamente noti ad alcuni dei nostri lettori, ci ha incuriosito. Nel 1939 a Larino si celebrava una Festa dell’Uva prima ancora che a Riccia? Chi era il curatore di tale festa? E’ stata una festa isolata, magari favorita dalla propaganda fascista o era una consuetudine larinese che poi nel corso degli anni è venuta meno? Era legata ai festeggiamenti in onore del dies natalis del santo patrono Pardo? C’è qualcuno ancora vivente che si ricorda di questa festa?
Come direttore di questo telematico sarei realmente curioso di ricevere altro materiale su quei festeggiamenti che dalle foto si mostrano, come dire, profondamente sentiti e vissuti dai larinesi. Per il momento, in attesa delle nuove storie che l’amico Berardo ci racconterà, non posso far altro che ringraziarlo perché il suo patrimonio di documenti non resta chiuso nel suo personale museo, ma viene messo a disposizione di tutti, della città di Larino, dei larinesi che possono così conoscere più da vicino pezzi del loro passato che è stato e resta glorioso.
Alla prossima puntata con le memorie larinesi del sociologo Berardo Mastrogiuseppe.