Nel corso della conferenza stampa evidenziati i dettagli dell’operazione di polizia che ha portato all’emissione di sei ordinanze di custodia cautelare (quattro agli arresti domiciliari e due in carcere) per i componenti di una famiglia foggiana dedita ai furti nelle imprese del basso Molise.
LARINO. “Un risultato operativo e giudiziario importante, concluso dopo un lavoro alacre condotto dai carabinieri della compagnia di Larino, dagli uomini della polizia giudiziaria, dalla fiducia nelle istituzioni di un privato cittadino. Un’operazione, questa ribattezzata ‘Champagne’ che deve rappresentare un monito per chiunque tenti di destabilizzare il tessuto economico della zona, di questa parte di Molise ancora terra felice ma purtroppo esposta alle incursioni della malavita pugliese. Questa operazione è e deve essere letta come un segnale di fiducia per i cittadini, che possono continuare a contare sull’efficace contrasto alla criminalità da parte delle autorità locali, delle forze dell’ordine a cui va un sentito ringraziamento, un vero elogio pubblico”
Vogliamo partire dalla dichiarazioni della dottoressa Antonelli per raccontare ai nostri lettori, non soltanto i particolari dell’operazione di polizia che ha portato all’emissione di sei ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e quattro ai domiciliari nei confronti di una vera e propria associazione a delinquere familiare dedita ai furti in azienda, ma anche il clima che si è vissuto nel corso della conferenza stampa di questa mattina dove, oltre alla Antonelli erano presenti, presso i locali della compagnia carabinieri di via Ernesto De Rosa, il sostituto procuratore che ha coordinato le indagini Marianna Meo, il neo comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Luigi Di Santo ed il capitano Christian Cosma Damiano Petruzzella,
Come giornalisti abbiamo sentito dalla voce di un procuratore della Repubblica e da un colonnello dei carabinieri realmente quell’amore, quel senso del dovere delle istituzioni, quella passione per il proprio lavoro che hanno consentito, in sinergia tra loro, di arrivare ad un risultato davvero importante in cui per la prima volta in Molise, tra le altre cose, è stato applicato il cosiddetto “interrogatorio preventivo di garanzia”, una misura che garantisce agli indagati il diritto di essere ascoltati prima dell’arresto, ma soprattutto è stato ribadito con forza l’impegno alla lotta al crimine, essenza di due professioni distinte ma unite nel perseguimento dell’unico obiettivo, quello di garantire alla giustizia coloro che si macchiano della commissione di reati.
Un’indagine frutto di un connubio investigativo dove i pedinamenti, i controlli stradali si sono incrociati con l’utilizzo di nuovi strumenti giuridici e tecnici, dove però, ed è giusto sottolinearlo ancora, la collaborazione, la denuncia di un cittadino ha consentito di sviluppare il resto, di scoprire come una famiglia foggiana sia giunta a ideare, architettare e poi realizzare almeno una decina di furti in diverse aziende agricole bassomolisane trafugando di tutto, da utensili da lavoro a prodotti per l’agricoltura fino ed addirittura casse di champagne.
Un’organizzazione criminale quasi perfetta che più volte era riuscita ad eludere in vari modi i controlli, ma che nulla ha potuto di fronte alla denuncia di un privato cittadino di Bonefro che recandosi in caserma, nella sua locale caserma dell’Arma, dopo aver riconosciuto, su un marketplace, la sua bicicletta rubata ha consentito ai militari di incastrare tra loro, a poco a poco (le indagini sono andate avanti dal marzo 2023 allo scorso febbraio) tutte le tessere del mosaico criminale messo in piedi dalla famiglia foggiana fino alla mattina di giovedì quando, quasi 50 uomini delle compagnie di Larino, Termoli e dei comandi provinciali di Foggia e Pescara, sono stati impiegati per raggiungere le sei persone ritenute responsabili dell’associazione a delinquere finalizzata ai furti.
Importante anche il ruolo svolto dalle intercettazioni telefoniche, dall’analisi dei tabulati telefonici, dai sistemi di rilevamento delle posizioni e dalla videosorveglianza pubblica e privata per un lavoro “che sì, abbraccia un periodo molto lungo, ma che ha permesso di raccogliere molti elementi probatori poiché ogni membro della banda era parte di un meccanismo rodato e mirato”.
Plauso ai carabinieri da parte del procuratore Antonelli e plauso alla Procura da parte del colonnello Di Santo e del comandante della compagnia frentana Petruzzella, elogi veri e sentiti non certo da copertina quelli che abbiamo ascoltato. Così come abbiamo ascoltato l’invito rivolto agli imprenditori, ai cittadini in generale, di collaborare con le forze dell’ordine, di denunciare e di allestire impianti di videosorveglianza che tutelino i loro beni, e più in generale l’intera comunità, “quella comunità bassomolisana ancora sana che deve contrastare con le sue denunce ogni tipo di incursione malavitosa”.