‘Vengo in mezzo a voi non avendo né oro né argento, ma quello che ho ve lo do il Signore Gesù, il mio grande affetto per voi e la gioia di lavorare insieme, ma anche la mia umanità, i miei limiti, la mia povertà’.
LARINO. Nel giorno in cui la città frentana, la diocesi che è in Termoli-Larino ricorda la nascita al Cielo del santo patrono Pardo, in un giorno già di per se di festa, la comunità larinese ha vissuto un’altra grande festa di fede, uno di quei momenti destinati a rimanere negli annali della storia. Come annunciato, nel corso della solenne celebrazione, presieduta dal vescovo Gianfranco de Luca e concelebrata da tanti sacerdoti, don Lino Antonetti è stato introdotto nella trecentesca basilica quale nuovo parroco di San Pardo e Santa Maria della Pietà con l’onere e l’onore di essere anche il moderatore dell’intera comunità ecclesiale larinese.
Una celebrazione davvero emozionante: un vescovo che introduce un nuovo parroco, e poi un parroco giovane come don Lino, è sempre segno di particolare attenzione verso la comunità che lo riceve. Segno di un padre che, dopo 18 anni continua ancora a generare grazia per la comunità larinese dopo averla donata con don Costantino Di Pietrantonio, Don Gabriele Morlacchetti, don Antonio Di Lalla, don Claudio Cianfaglioni e monsignor Antonio Sabetta.
Un vescovo emozionato, ma felice che ha donato a Larino l’ultimo dei sacerdoti consacrati in diocesi e gli ha affidato un compito di essere pastore, guida, padre e fratello dei larinesi. Un don Lino emozionato e felice accompagnato per l’occasione dal suo papà e dalla sua mamma, dai suoi familiari. Accompagnato in una Larino che da oggi sarà la sua nuova casa, il luogo dove potrà sperimentare quale grande amore ha riversato su di lui Colui che l’ha scelto come suo discepolo, come collaboratore della gioia e generatore di speranza per piccoli e grandi, per sani e malati.
In un giorno di festa, in un’atmosfera magica come lo è sempre la cattedrale frentana quando il suo patrono è in gloria e tra le navate risuonano le note dell’inno, don Lino ha vissuto i primi momenti del suo nuovo ministero sacerdotale assumendo formalmente il ruolo di parroco, il governo di una chiesa, della concattedrale frentana che questa sera era piena per conoscerlo, per lodare San Pardo della nuova grazia ricevuta perché come è stato detto l’arrivo di un nuovo prete. di un sacerdote giovane è motivo di speranza ulteriore per una comunità che dalla fine degli anni settanta del secolo scorso non ha più avuto un suo figlio diventare sacerdote. In basilica era presente il primo cittadino Pino Puchetti, il suo vice Claudio Perna, gli assessori Giulio Pontico e Iolanda Giusti, il consigliere Graziella Vizzarri e Michele Palmieri. Era presente la comunità larinese. Il primo cittadino ha dato il benvenuto dei larinesi al nuovo parroco dopo aver ringraziato sua Eccellenza per la nomina ed i predecessori delineando fin da subito un percorso di collaborazione reciproca per il bene dell’intera comunità. Una comunità che, per voce di Maria Antonietta Milanese, Maurizio Corbo e di Domenico Di Caccavo ha portato il benvenuto a don Lino.
Tante le foto scattate nel corso della cerimonia religiosa, tante quelle poi passate e memorizzate sugli schermi dei telefoni alla fine ed ancora di più nel corso della processione per le vie del centro storico: primo atto ufficiale del suo nuovo ministero. E poi la festa preparata dalla comunità, il taglio della torta, o meglio delle torte, una per il nuovo parroco e l’altra per monsignor Antonio Sabetta che, lo sappiamo per certo, ha vissuto anche lui una serata che difficilmente dimenticherà, lui che ha saputo donarsi in questo anno, mettersi alla prova ancora una volta, vivere esperienze uniche che resteranno nel suo cuore perché sa che Larino sarà sempre la sua casa.
Prima di chiudere vogliamo, per ‘gentile concessione’ riportarvi le parole che don Lino ha affidato ai larinesi:
“Eccellenza Reverendissima, monsignor Antonio Sabetta, don Antonio Di Lalla, Don Claudio Cianfaglioni, cari confratelli nel sacerdozio, Signor Sindaco, distinte autorità civili e militari, diletti fedeli di questa venerabile Parrocchia Concattedrale, carissimi fratelli e sorelle, è con non poca trepidazione e con una certa emozione che rivolgo a tutti voi qualche parola di ringraziamento e di saluto, per la prima volta come Parroco delle Parrocchie di San Pardo e Santa Maria della Pietà. Quando, qualche settimana fa, il nostro Vescovo mi ha comunicato la decisione di affidarmi la cura pastorale di questa Comunità, che già da ora mi è cara, il mio cuore è stato riempito da una grande gioia. Infatti, la possibilità di annunciare Cristo Risorto in ogni momento, opportuno o non opportuno, non può che suscitare gioia in chi ha dato la propria vita per essere “collaboratore della vostra gioia” e generatore di speranza”, in un mondo sempre più segnato dalla tristezza e dalla solitudine. Accanto a questa gioia, però, è presto comparsa una certa preoccupazione: si tratta, per me, di un’esperienza nuova. Ho trovato, allora, grande consolazione nella preghiera e nella Parola di Dio, sentendo particolarmente vicina la Madre di Dio, che mi insegna a meditare queste cose nel mio cuore. Poi, per trovare ulteriore spinta, mi sono indirizzato in quel “luogo” dove – per formazione e per obbedienza alla Chiesa – sono stato abituato a rivolgermi, il Codice di Diritto Canonico, e qui ho trovato una mappa che, da un lato ha chiarito qualche dubbio e ha nutrito la mia serenità, dall’altro mi ha fornito le indicazioni per la strada da seguire.
Dice la sapienza della Chiesa al can. 519: “Il parroco è il pastore proprio della parrocchia affidatagli, esercitando la cura pastorale di quella comunità sotto l’autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, anche con la collaborazione di altri presbiteri o diaconi e con l’apporto dei fedeli laici, a norma del diritto”. Ho potuto così concretizzare quanto avevo già avvertito nella preghiera e nella meditazione: andando a Larino la Chiesa mi chiede: di essere “pastore proprio” di questo popolo concreto, ricco per fede e tradizione. Siamo tutti ben coscienti che Larino ha una grande tradizione umana e cristiana: è stata bagnata dal sangue dei santi Martiri Primiano, Firmiano e Casto, gode della protezione del Vescovo Pardo, dunque cerca di vivere la sequela di Cristo da secoli. Questa bellissima Concattedrale è segno visibile di fede e devozione plurisecolare. Sono consapevole, allora, di essere inserito in questo popolo larinese che è radicato nella sua storia, identità, cultura e devozione, ma che contemporaneamente vive tutto ciò nell’oggi della storia, in questo particolare tempo segnato da nuove potenzialità, nuovi limiti e nuove sfide.
La Chiesa mi chiede di essere pastore proprio di questo popolo larinese sotto la guida del Vescovo, al quale il giorno della mia Ordinazione ho promesso obbedienza e al quale oggi l’ho rinnovata nella serena pace e tranquillità di chi sa che, obbedendo alla volontà del Superiore, sta facendo la volontà di Dio.
Vengo in mezzo a voi, dice ancora il canone, per servirvi nella funzione di insegnare, santificare e governare. Pur nella consapevolezza che il Sacerdozio non si esaurisce nell’esercizio dell’Ufficio di Parroco, sono convinto che è proprio nell’essere Parroco che si può vivere al meglio il servizio dell’annuncio della Parola di Dio e della celebrazione dei sacramenti. In particolare, sappiamo bene tutti che il sacerdote non è uno show-man, un intrattenitore sociale o un improvvisato tuttologo, ma “è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio” (Bb 5,1).
Il sacerdote dovrebbe essere l’uomo di Dio che celebra i sacramenti (specialmente la S. Messa) e annuncia il Vangelo di Cristo. Questo intendo essere in mezzo a voi e per voi: aiutatemi ad esserlo pregando per me!
Oltre a questi due nodi centrali, poi, il parroco è chiamato anche a governare, cioè a servire il popolo di Dio nella carità e nella fraternità. Come ci insegna il nostro Divino Maestro, destinatari privilegiati del messaggio di liberazione di Cristo e del nostro servizio sono proprio i poveri presenti sul nostro territorio: prima che ad ogni altro, è a loro che ci dobbiamo rivolgere per vincere l’ipocrisia farisaica di “dire e non fare”.
Il governo, cioè il servizio nella carità, il parroco non lo può farlo da solo, ma lo compie nella collaborazione con altri sacerdoti e con i fedeli laici. In un mondo segnato da lotte e discordie sono certo che la testimonianza migliore sia quella di farci riconoscere da come ci amiamo. Carissimi parrocchiani, il Signore invita la sua Chiesa a camminare insieme nella comprensione, nell’amicizia, nella sincerità e nella collaborazione. Di fatto, camminare insieme nella “comunione, partecipazione e missione” è proprio quello stile di Chiesa che Papa Francesco ci ha proposto di vivere oggi. Questo deve realizzarsi anche in questa comunità parrocchiale: l’annuncio, la liturgia e la carità vanno vissuti nella corresponsabilità e nella fraternità, nella collaborazione con gli altri sacerdoti di Larino, ciascuno nella sua particolare vocazione e nel suo servizio concreto, ma per il bene di tutti e senza protagonismi e particolarismi. Dunque, popolo e pastori che camminano insieme verso il Regno di Dio, ascoltando lo Spirito Santo e ascoltandoci a vicenda, per non rischiare di prendere decisioni che ci illudiamo che siano volontà di Dio, ma che in realtà sono solo frutto di un egoistico ascolto di noi stessi, facendo come la manzoniana donna Prassede che si persuadeva di far la volontà del Cielo, ma commetteva l’errore di prendere per cielo la propria testa.
Carissimi fratelli e sorelle, insieme a voi voglio ringraziare il nostro Vescovo Gianfranco per avermi affidato questo compito di testimonianza, responsabilità e servizio, sopravvalutando decisamente le mie capacità e fidandosi della mia povera umanità.
Insieme a lui ringrazio tutti i confratelli che in questi anni sono stati presenti nella mia vita e con i quali ho condiviso, e condivido ancora oggi, il doppio filo dell’amicizia personale e della gioia e fatica di essere prete. Alcuni di essi sono qui presenti come don Gabriele Morlacchetti. Credo che la fraternità sacerdotale sia proprio questo portare i pesi gli uni degli altri insieme al Signore Gesù.
Con questi sentimenti, pieno di gioia e con qualche umano timore, vengo in mezzo a voi cari fratelli e sorelle, con la discrezione di chi sa di essere appena arrivato, ma con l’amore di chi ha amato da sempre: vi conoscevo giù, perché nella preghiera vi ho amato prima ancora che sapessi di dover venire in mezzo a voi, disse don Primo Mazzolari entrando in parrocchia e così dico oggi io a voi. Vengo in mezzo a voi non avendo né oro né argento, ma quello che ho ve lo do il Signore Gesù, il mio grande affetto per voi e la gioia di lavorare insieme, ma anche la mia umanità, i miei limiti, la mia povertà. Da oggi sono vostro pastore: mi chiamerete “Padre”, ma vi prego di trattarmi, talvolta, anche come figlio e fratello, perché ” Uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli” (Mt. 23,8).
Insieme, allora, cammineremo per le strade di questo mondo di oggi, cercando di vivere l’insegnamento del Vangelo, in compagnia di Maria Santissima della Pietà, dei Santi Pardo, Primiano Firmiano e Casto, per andare incontro a Cristo che viene nella gloria. Amen. don Lino Antonetti”.
Benvenuto don Lino anche dalla nostra redazione!