LARINO. Si è spento serenamente, presso la sua abitazione, questa mattina, Arnaldo Picucci, il medico chirurgo, il medico di famiglia, lo storico ginecologo frentano che proprio con la sua professione ha scritto pagine di storia importante della sanità in questa parte di Molise. Un’esistenza contraddistinta da un’amore viscerale per la sua professione a servizio della gente, a servizio di miglia di donne che grazie a lui hanno coronato il loro sogno di diventare madri.
Aveva compiuto, soltanto il mese scorso 85 anni. Classe 1939, il dottor Picucci, con il suo immancabile sigaro, è stato uno dei larinesi doc che ha contribuito ad elevare l’intera comunità larinese con la sua professione ma anche con il suo mettersi a disposizione della comunità diventandone anche primo cittadino. Un’esperienza politica breve rispetto a quella professionale ma sintesi del suo essere: larinese che amava la sua città, amava la sua gente e soprattutto amava il suo patrono, San Pardo sempre onorato grazie alla vestizione del carro di famiglia.
Sposato, da qualche anno era rimasto vedovo, padre di tre figli, fervente devoto con il suo libricino storico di preghiere ed appunti sempre con lui insieme al suo giaccone,, insieme a quel suo procedere che nel tempo era divenuto sempre più lento.
Un pezzo di storia larinese se ne va insieme al dottor Picucci, ma siamo certi che il suo ricordo resterà nel tempo futuro.
Una morte che mi tocca personalmente, come direttore di questo telematico. Arnaldo Picucci, zio Arnaldo come l’ho sempre chiamato era il cugino del mio papà. Sua mamma e mia nonna erano sorelle. Una parentela che non è mai venuta meno nel tempo. Lo ricordo fin dai miei primi anni di vita. Lo ricordo presente a casa mia quando la mia mamma, erano gli anni ottanta del secolo scorso, ebbe un aborto spontaneo in casa. E lui era lì ad aiutarla. All’epoca ero piccolo non avevo capito cosa fosse successo. Poi crescendo e conoscendo la sua professione tutto mi è stato più chiaro. Conserverò nel cuore ricordi di vita di zio Arnaldo, come quando da liceale, lui all’epoca medico di famiglia con il suo studio in via Novelli, spesso mi riceveva per le più svariate cause e mi rimandava a scuola dicendomi che non avevo niente. Poi la sua devozione a San Pardo, il suo sigaro che si perdeva nella sua folta barba bianca. Un personaggio delle favole direi, uno zio con cui è sempre stato un piacere parlare e condividere storie.
A Dio zio Arnaldo, raggiungi la tua amata Lina, a voi Fabrizio e Maria Cristina, a te Keren e a te Arnaldino le mie più sincere condoglianze insieme a quelle di tutta la famiglia De Francesco-Pellegrino di Larino e alle famiglie De Francesco sparse in Italia.