TERMOLI. L’artista del mese di giugno alla mostra dei “5 Dipinti” è il pescarese Giuliano Cotellessa. Questa mattina, sempre in via Martiri della Resistenza,24, civico che ospita la Caffetteria 10punto5 è stata inaugurata la nuova esposizione personale alla presenza naturalmente del creatore della rassegna Renato Marini, la cura del Centro Culturale ‘Il Campo’ e dello stesso Cotellessa, di cui pubblichiamo alcune opere e il testo critico a lui dedicato dal grande Ennio Morricone.
“La pittura di Giuliano Cotellessa, classe ‘62, artista pescarese, colpisce il visitatore per la violenza dei contrasti cromatici e l’enigma delle costruzioni formali. Ciò potrebbe definirsi in ambito neo o post impressionistico, il che appare alquanto riduttivo o parziale rispetto alla ricerca coerente e puntigliosa che contraddistingue l’artista fin dalle sue prime opere, forse l’interrogarsi troppo sulle intenzioni più o meno esplicite di un artista, oppure rivangarne quasi ossessivamente il terreno operativo alla ricerca d’introvabili semi e concimi, non è la strada giusta. Anche perché l’artista stesso il più delle volte non si preoccupa di conoscere identità e personalità del suo fruitore nella stessa misura in cui questo si preoccupa delle sue. Ogni artista mostra in vario modo la sua essenza creativo espressiva e nel caso di Cotellessa sembra evidente la ricerca di omogeneità e sintesi qualitative, disdegnando vistosamente le ripetizioni ripetitive di certi notissimi artisti contemporanei. In Cotellessa infatti l’omogeneità non è ripetizione sic et simpliciter così come la sintesi non è pauperismo banale; è la sua stessa vita (in apparenza alquanto solitaria ma in realtà densa di amicizie e colleganze ben selezionate) a porsi in discussione, direi proprio in senso molto democratico ed anche categorico, attraverso i tanti accadimenti quotidiani e il vario affollarsi di sensazioni momentanee ma ben interiorizzate.
“L’uomo e il pittore sono la stessa persona” (R. Franco) ma nel nostro appare anche, per sua stessa ammissione, la fatica e la sofferenza che gli procura ogni singola opera, sia in ambito fisico che psichico. Ma, come già detto, qui non si tratta di mera banalità o deriva od altro, ma di schietta e pervicace sintesi di sé proiettata intensamente in un divenire drammatico che nei fatti scuote acume certezze estetiche consolidatesi nei secoli nell’ambito della cultura occidentale. In tutte le opere di Giuliano Cotellessa, vi è una costante paradigmatica fatta di colori imposti e giustapposti, quasi a volersi separare dalle forme chiuse; così come queste ultime sembrano muoversi nello spazio loro assegnato, noncuranti delle colorazioni ad esse assegnate. E’ una battaglia di elementi ed emozioni, primi piani e sfondi, armonie e cacofonie, ecco in questa ultima dicotomia riaffacciarsi la “realtà musicale”, che metto fra virgolette perché in effetti l’arte dei suoni (banale ma efficacemente sintetica definizione di “musica”) è qualcosa di più complesso, è manifestazione creativa irrazionale ed astratta per costruzione naturale, essa è inafferrabile ed al tempo stesso la più profonda a penetrazione dell’intimo di ciascuno; tale inafferrabilità/profondità è proprio la caratteristica portante della poetica di Cotellessa, che non a caso si abbevera alle “misteriose fonti” della musica.
In tal senso mi trovo ben d’accordo con Antonio Gasbarrini: “l’impronta astratto impressionistica di Cotellessa” si inserisce nel secolo di una “astrazione calda dove l’eco del primo imprinting (Beuys, Klee, Malevic, Mondrian) è smorzato con soluzioni formali rinnovate attraverso un selvaggio florigio visivo” (2008) “L’astrattismo concettuale” di Giuliano Cotellessa (puntuale sintesi della sua azione pittorica) si è ispirato – per diretta dichiarazione dell’artista – ad undici colonne sonore di mia creazione per altrettanti film: I Promessi Sposi (1994) drammatico, dal romanzo di Alessandro Manzoni; La tenda rossa di Michail K. Kalatzov (URSS – 1969) drammatico; Giù la testa di Segio Leone (1971) avventura; Questa specie di amore di Alberto Bevilacqua col brano “Roma Baldracca” (1972) drammatico; L’orca assassina di Michael Anderson (USA 1977) avventura; C’era una volta in America di Sergio Leone (USA 1984); Gangster, dal romanzo “Mano armata” di Harry Gray; Mission di Roland Joffrè (GB 1986) drammatico; La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore (1988) drammatico; L’uomo proiettile di Silvano Agosti (1995) grottesco, brano “Tema d’amore”; Canone inverso di Ricki Tognazzi (2000) drammatico. La sottile variegazione tra avventura e dramma, grottesco e gangster, delle mie musiche si trasferiscono in vario modo e grado nelle pitture visionarie o realistiche di Cotellessa”. (Ennio Morricone)