TERMOLI. E’ stata inaugurata, questa mattina, presso la Caffetteria 10punto5 in via Martiri della Resistenza, 24 l’esposizione di una selezione di manifesti e foto firmati dal grande maestro di fama mondiale Christo e sua moglie Jeanne Claude. La mostra attraverso manifesti di grande formato e cartoline ripercorre le tappe salienti dell’esperienza creativa del maestro bulgaro Christo Vladimirov Javacheff – celebre esponente del nouveau realisme inventore degli empaquetages – e dell’inseparabile compagna Jeanne-Claude de Guillebon, in un arco di tempo che va dall’inizio degli anni sessanta al 2005. La mostra è corredata da una presentazione critica del molisano Tommaso Evangelista. L’esposizione è curata come sempre dal Centro Culturale IL CAMPO e dall’artista Renato Marini.
Evangelista scrive “L’arte di Christo è un’arte della differenza e della ripetizione incostante, ancorata ad un mondo poetico da materializzare nello spazio vitale del paesaggio e della topografia urbana. L’impacchettamento non è altro che un disperdere la vista, dal dettaglio all’insieme_, per percepire l’elemento racchiuso come traccia puramente segnica slegata dalla composizione e dal contesto. Un retrocedere di piani visivi fino al grado zero del volume messo a nudo. Gli interventi sono concettuali e minimali allo stesso tempo, inquadrabili nella cosiddetta “lanci art” ma volutamente slegati da forti implicazioni politiche in quanto l’artista ha sempre ricercato nel fruitore reazioni di godimento e di stupore. E’ un voler prendersi cura dello spazio comune e il tentativo, forse ultimo, di un’etica della progettazione e dell’esecuzione, nell’insistenza primaria per il “coprire per svelare”. Cito da un’intervista a Christo e Jeanne-Claude, sua fedele compagna di vita e di ricerca artistica: G.: “Qual è il significato dell’impacchettare altre opere d’arte?” C.: “li significato sta nel dare un’altra visione dell’opera in questione.” J-C.: “Una volta un uomo mi chiese che differenza c’era tra una bicicletta impacchettata e una donna impacchettata. Gli risposi…Messieur, se non conosce la differenza tra una bicicletta e una donna, lei ha dei problemi!”. Per Christo l’arte è un’entità assolutamente dinamica che si pone come regola quella di mettere in relazione le persone, gli elementi della natura, la luce, lo spazio, il colore. Ponendo in comunicazione il pubblico con il proprio passato e la propria ricchezza, naturalistica ed artistica, l’artista arriva così a materializzare l’idea di opera come monumento, non rappresentativo o simbolico bensì identitaria e allo stesso tempo alieno. La sua è un’architettura dell’effimero, barocca e volutamente anti-moderna, in quanto non basata sull’accumulo e l’eccesso bensì sulla dispersione ed estensione dello stimolo. La massima entropia ottenuta con una progettualità minimale, fatta di Rochi segni significanti moltiplicati fino alla saturazione dello spazio. Proprio per il carattere effimero e temporaneo de\le azioni l’artista ha lavorato molto sul versante della progettazione e della documentazione, tanto che oggi di “originai” rimangono solo i progetti, i disegni e le fotografie. Le opere di Christo venivano smantellate dopo un certo periodo cli tempo e toccava allora alla fotografia fermare l’istante, la composizione, l’impressione spaziale e cromatica per trasferire, immutabile, l’opera nel futuro. Poiché in assenza di scatti il progetto scomparirebbe del tutto non appena concluso è bene allora intendere la fotografia come parte integrante del linguaggio. Lo conosce bene questo sistema il fotografo Wolfgang Volz il quale ha documentato buona parte delle opere dell’artista e che, attualmente, è direttor€ tecnico dei lavori. Proprio per la loro natura pubblica, le installazioni di Christo sono fotografate da migliaia di persone essendo fuori da ogni museo o galleria, fuori da ogni controllo, e il compito di Volz, che ha collaborato con la coppia dal t971 e ha seguito tutti i loro progetti, è quello di comunicare ufficialmente il lavoro, studiarlo e diffonderlo. Volz, infatti è l’unico fotografo ufficiale e la sola persona che può editare e vendere le immagini delle realizzazioni, immagini che sono spesso stampate in edizioni di grande formato. Il suo contributo, allora, diviene fondamentale per diversi motivi: l’opera è intrasportabile, è strettamente legata ad un luogo, è temporanea, è interamente autofinanziata grazie alle vendite dei bozzetti e delle edizioni fotografiche. Per questo motivo i manifesti della collezione del centro culturale li Campo acquistano una particolare valenza in quanto autentiche espressioni dell’artista e uniche testimonianze ufficiali dei suoi lavori. Nell’epoca della riproducibilità tecnica, smarrita l’opera nella temporalità dell’evento, rimane solamente il mostrare con la fotografia che, acquisendo uno specifico punto di vista, da una parte limita la fruizione integrale e dall’altra condensa la durata in un frammento denso come l’intero processo. Il processo di Christo è l’evidenza della morfologia ideale dello spazio attraverso un segno cromatico e materico.
Le opere de Il Campo sono manifesti fotografici firmati in originale da Christo e Jeanne-Claude, donati in occasione del ventennale, nel 2000, del celebre centro culturale di Campomarino il quale, diretto dall’artista Renato Marini, è riuscito a proporre negli anni personali e collettive di indubbia qualità. Le fotografie di grande formato (70xl00 e 50×70) e le cartoline più piccole, che documentano i più famosi interventi dell’artista dall’imballaggio del Pont Neuf (settembre 1985) a quello del Reichstag (giugno 1995), da The Gates (2004-2005) a The Umbrel/as (1984), sono esposti per la prima volta a Termoli dopo essere stati presentati a Roma, a palazzo Malaspina ad Ascoli, e naturalmente al centro Il Campo, dove sono entrate stabilmente in collezione. La donazione, pertanto, è stato un omaggio dei coniugi alla galleria, a testimonianza della stima e dell’apprezzamento del lavoro di questa piccola realtà che ha contribuito nel suo piccolo alla storia dell’arte contemporanea in Molise nel secondo Novecento”.