di Regina Cosco
SANTA CROCE DI MAGLIANO. Cresciuta a Santa Croce di Magliano, dove si è diplomata al liceo scientifico “Raffaele Capriglione”, Martina Di Pardo – oggi studentessa iscritta al corso di laurea di lettere moderne presso l’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara – porta a compimento la sua prima raccolta poetica, di recente pubblicazione. Un libro maturato dalle esperienze che la toccano nel profondo: l’ infanzia vissuta da figlia unica, l’amore per le nonne, una relazione sentimentale rivelatasi poi tossica e un percorso universitario in cui ha modo di crescere, anche grazie agli autori che ha studiato.
Un viaggio introspettivo, in cui il genere poetico (talvolta, considerato minoritario rispetto ad altri) si avvale della scrittura per codificare temi trasversali che attraversano il modo attuale. L’ autrice contempla la realtà che la circonda con gli occhi dei “più deboli”, in un infinito leopardiano nel quale a ciascuno – prima o dopo – è data la possibilità di rinascere e rifiorire.
Raggiunta nel giorno del suo onomastico, Martina si racconta in una breve intervista:
Chi è Martina Di Pardo?
Martina è una ragazza molto semplice, da bambina ero molto timida e poco sicura di me. L’ università mi ha aiutata ad aprirmi e ho iniziato a fare quello che volevo sempre fare, ovvero iscrivermi a lettere moderne.
Scrivevi già da bambina?
Si, mi è sempre piaciuto scrivere. Probabilmente è un fattore ereditario, in quanto nonna (la mamma del mio papà) Teresina Greco – maestra alle elementari di Petacciato – scriveva, solo che non ho avuto la fortuna di conoscerla essendo prematuramente scomparsa. Così come da parte di madre, la passione per le lettere e la branca umanistica l’avrò ereditata, forse, dal prof. Paolo Mastrangelo o da Pietro Mastrangelo, quest’ultimo celebre autore santacrocese.
Ci sono testi, poesie, opere in particolare che consiglieresti di leggere?
Sicuramente “L’infinito” di Leopardi. Un’ opera spesso considerata scontata, ma non è così. Consiglierei di leggere Leopardi che poi è l’autore al quale mi sono ispirata anche per la mia raccolta poetica, mi rivedo tanto in lui.
Vi sono altri autori, oltre Leopardi, che ti piacciono e che prendi a modello?
Si, dell’età contemporanea, Alda Merini che considero un’autrice straordinaria.
Abbiamo anche autori locali, ti rivedi nel modo di scrivere di alcuni di loro?
Stimo molto Pasquale Licursi e Michele Paladino, sono persone con le quali mi sono spesso confrontata.
Veniamo al libro, “C’è sempre tempo per rifiorire”, come nasce l’idea di una raccolta poetica?
L’idea nasce al secondo anno di università, una sera ero al computer e cominciai a scrivere i miei pensieri. Volevo mettere i miei pensieri su carta, anche per sentirmi meno sola essendo figlia unica. Poi, alla scrittura contribuì un problema di salute della mia nonna materna alla quale sono molto affezionata, “C’è sempre tempo per rifiorire” è anche la sua rinascita, la rinascita dalle debolezze che tutti prima o poi ci ritroviamo ad affrontare.
La figura delle mie nonne, accomunate dallo stesso nome, è stata molto importante nella stesura del libro: la nonna paterna che come me scriveva e che non ho conosciuto, e la nonna materna con la quale ho un rapporto bellissimo.
Di lì poi, appunto, le donne che si ritrovano ad attraversare fasi delicate ma che poi rinascono.
È un libro per tutti coloro che nonostante le ombre che vi sono nella vita, ad un certo punto, ritrovano uno spiraglio di luce.
Dunque, a quale pubblico ti rivolgi con la tua raccolta poetica?
Credo, che questo libro sia proprio un modo per dire che non debba esserci necessariamente un confine. Mi rivolgo a un pubblico molto eterogeneo: ai giovani così come alle donne, agli adulti di ieri e di oggi perché tutti, proprio perché siamo materia viva, viviamo anche di debolezze che in un modo o nell’altro si superano.
Io l’ho superate grazie alla scrittura.
Martina Di Pardo, congedandosi, definisce la scrittura come una sua compagna di viaggio e anticipa che a marzo – nella settimana dedicata alla festa delle donne – conta di presentare al pubblico la sua raccolta poetica. Edito da Giovanni Nerone, libraio e divulgatore della cultura locale, il libro – con le illustrazioni di Teresa Mastrangelo – è già disponibile in libreria.