LARINO. Conferenza stampa, questa mattina, nella sala riunioni della compagnia carabinieri di via Ernesto De Rosa per illustrare, nel rispetto delle parti coinvolte e del diritto di difesa della persona indagata, le attività di indagine che hanno permesso, in sole 72 ore, di individuare la persona che stando ai gravi indizi di colpevolezza a suo carico sarebbe colui che ha sferzato almeno tre colpi nella parte posteriore destra del cranio del 37 bulgaro in contrada Melanico a Santa Croce di Magliano nella notte compresa tra il 7 e l’8 febbraio scorsi.
Accanto alla procuratrice Elvira Antonelli hanno preso posto il sostituto Marianna Meo, titolare del fascicolo di indagine che si è recata personalmente sul luogo dell’omicidio ed il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri Luigi Dellegrazie in rappresentanza di tutti gli uomini che da subito hanno, con le loro azioni, portato al fascicolo di indagine importanti riscontri che insieme ad altre circostanze hanno consentito di fermare un 39enne residente proprio nel centro fortorino, peraltro trovato dagli stessi militari sulla scena del crimine quando è stato rinvenuto quasi esanime il giovane bulgaro.
Il capo della Procura frentana ha voluto, in primis, ricordare a noi giornalisti alcuni passaggi importanti relativi proprio alle modalità che la Procura ha inteso adottare, in forza della vigente normativa, in riferimento alla diffusione di notizie di reato riconoscendo naturalmente l’importanza dell’informazione e di come “voi giornalisti cosi radicati sul territorio riusciate forse anche prima di noi a recepire notizie che però poi devono sempre essere verificate prima di essere diffuse”.
Ebbene, la Antonelli ha voluto elogiare in prima battuta, il lavoro condotto dai carabinieri partendo dai militari della stazione di Bonefro, i primi a raggiungere la zona di Melanico quella sera intorno alle 22.30 dopo aver ricevuto una chiamata che segnalava la possibilità di un furto. Poi gli uomini del radiomobile della compagnia di Larino e quelli del nucleo operativo. Poi ancora l’arrivo della squadra investigativa del comando provinciale. Militari che, ognuno per la propria competenza, hanno svolto un ruolo importante per giungere al fermo della persona indagata di omicidio. La Antonelli ha poi riferito anche di una parallela indagine condotta dal commissariato di Bari che proprio nelle ore immediatamente successive alla morte violenta del giovane bulgaro ha interessato la stessa persona su cui pendevano gravi indizi di colpevolezza. “Uno scambio di informazioni – ha affermato – ci ha concesso di notificarli l’invito a comparire con i suoi legali. Invito al quale l’uomo indagato ha risposto presentandosi qui in caserma a Larino per essere interrogato”. In realtà l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere, prima di essere condotto nella casa di reclusione di via Molise dove, anche dopo l’udienza di convalida, è attualmente recluso.
Nel corso della conferenza stampa, il procuratore ha evidenziato come le attività di indagine siano in corso e che, verosimilmente nei prossimi giorni, giungeranno a Melanico anche gli uomini del Ris per procedere ad accertamenti tecnici sui tanti materiali posti sotto sequestro a partire dal furgone bianco del giovane bulgaro. Si cerca l’arma del delitto, ossia un utensile da lavoro usato dall’omicida per infliggere almeno tre colpi nella regione parietale destra del cranio del giovane bulgaro, forse colto di spalle. L’indagato, come detto, resta in carcere perché il gip, pur non confermando il pericolo di fuga con cui la Procura, tra le altre cose, aveva chiesto la custodia, ha ravvisato nella ricostruzione fornita, gravi, precisi e concordanti indizi di colpevolezza. Nella sala riunioni della compagnia erano presenti anche tutti gli altri vertici della compagnia, dal comandante Christian Cosma Damiano Petruzzella, al responsabile del nucleo operativo, il capitano Romeo Ruggiero ed il comandante della stazione frentana il luogotenente Nicola D’Alessandro.