LARINO. L’assise civica frentana, all’unanimità dei presenti, come del resto era scontato, ha votato la proposta di conferire al professore emerito Francesco Minni la cittadinanza onoraria di Larino, a colui che ‘forse solo perché c’era la neve quel giorno’ è nato a Termoli, ma da padre larinese appartenente ad una storica famiglia del centro frentano che si onora ancora di avere un palazzo, una cappella gentilizia al cimitero, parenti ed amici con cui ‘i legami non sono mai venuti meno’.
Per i suoi alti meriti nel campo della medicina, ed in particolare della chirurgia, per la sua cultura universale che l’hanno reso uno dei prestigiosi accademici italiani nel mondo, il professor Minni ha aspettato, seduto accanto alla moglie e ad alcuni amici, che il consiglio procedesse alle formalità di rito prima di alzarsi in piedi per ricevere la pergamena ufficiale di cittadino onorario e lasciarsi immortalare insieme ai componenti dell’assise civica frentana.
Prima i consiglieri, dal presidente Rainone passando per il sindaco Puchetti e la consigliera Vizzarri hanno ricordato la storia del Minni, una storia che affonda le sue radici proprio a Larino dove il papà per anni, come abbiamo già riferito era professore di latino e greco al glorioso ginnasio-liceo ‘D’Ovidio’ prima del suo trasferimento in quel di Termoli dove il professore è nato, ma dove proprio il padre non gli ha mai fatto dimenticare le sue origini larinati tanto che per sua stessa ammissione il professore ha ricordato ai presenti come conservasse nella sua abitazione una delle prime edizioni del Magliano che spesso il padre gli suggeriva di leggere proprio per mandare a memoria la storia ed i fasti di Larino. ‘Una lettura – ha riferito – che a 15 anni diciamo che ho fatto in maniera superficiale, ma alla lettura ho invece aggiunto la conoscenza delle persone, dei parenti e degli amici che tutt’ora ho qui a Larino, senza dimenticare i tanti pazienti che da Larino ho curato in quel di Bologna in tutti questi anni. Grazie di cuore per questa cittadinanza onoraria al consiglio, al sindaco, da oggi oltre ad essermi stata sempre nel cuore, Larino è la mia città”.
In esclusiva per i nostri lettori pubblichiamo la lettera che, il professore Mario Moccia, impossibilitato ad essere presente oggi alla seduta del consiglio, ha affidato alla massima assise civica, in onore dell’amico Franco in cui spiega e puntualizza il rapporto che lega il Minni alla città frentana.
“Franco carissimo, purtroppo non posso essere presente qui, oggi, per condividere con te la gioia di questo affettuoso riconoscimento che Larino ti riserva, ma mi piace unirmi agli Amministratori della città per puntualizzare meglio il rapporto che ti lega a questa cittadina.
Sei nato a Termoli, è vero, ma hai trascorso qui a Larino la tua adolescenza e qui hai dato la prima prova delle tue qualità tentando di anticipare di due anni la licenza elementare, che non ti è stata consentita perché la legislazione scolastica non permetteva il conseguimento della licenza prima dei nove anni. Educato in un ambiente familiare profondamente impregnato di cultura, hai sempre evidenziato doti eccezionali e, senza sfoggio, hai raggiunto, in breve tempo traguardi prestigiosi senza sforzo, riuscendo ad acquisire una preparazione che ti ha permesso di bruciare le tappe in ogni ambiente ed in ogni tuo impegno, fino a diventare Professore Associato in “Chirurgia Generale”, presso l’Università di Bologna a soli 32 anni e Professore Ordinario nello stesso Ateneo a soli 40 anni.
Sei sempre stato il vanto dei tuoi familiari ed hai onorato degnamente l’indimenticabile figura del tuo papà, prof. Paolo, pilastro della formazione culturale larinese e maestro di vita per intere generazioni di studenti del locale Liceo Classico “F. D’Ovidio”. Tutti i professionisti del Basso Molise, quelli formatisi negli anni 50-60 nell’unico Liceo Classico della zona, lo riconoscono unanimemente come un luminare di cultura classica ed un grande educatore per la sua indiscussa carica umana e paterna. Ricordo che, se ci vedeva fumare per le strade di Larino, con la sua voce tonante ci redarguiva con un “Butta via quella sigaretta e… domani ti interrogo!” Seguiva, infatti, la nostra crescita formativa con una partecipazione continua ed un interesse che non si limitava ai soli risultati scolastici, tanto da lasciare in ognuno di noi un’impronta che non si cancellerà mai.
Per la tua naturale predisposizione e con una tal guida sei diventato un eminente docente universitario, dedicando la tua vita all’eccellenza accademica e alla cura dei pazienti, distinguendoti per la tua straordinaria competenza e dedizione nel campo medico, tanto che la tua carriera brillante ha contribuito a elevare il prestigio della medicina italiana a livello nazionale e internazionale.
Nonostante il tuo continuo e gravoso impegno professionale, sei riuscito a coltivare le tue molteplici passioni diventando anche un appassionato cultore d’arte, oltre che uno squisito e multiforme uomo di cultura. In tale veste ti abbiamo apprezzato più volte come profondo esperto d’arte in conferenze riguardanti i collegamenti tra la pittura e la chirurgia, o con approfondimenti storici su momenti e situazioni poco note su personalità come Garibaldi. Ci hai ammaliato con la tua pacata dialettica, con le argomentazioni ricche di solleticanti curiosità e con una competenza che ha reso immediatamente condivise le tue espressioni. Ci hai emozionato, ci hai gratificati, hai arricchito il nostro animo con le tue intuizioni, con la perfetta padronanza delle informazioni ed un linguaggio semplice e chiaro, col garbo e la gentilezza della tua signorilità e tutto ciò ti ha permesso di essere sempre impeccabile padrone di ogni informazione e situazione.
Eppure c’è nel tuo animo una crepa che fa balenare una certa fragilità e che ti rende ancor più caro a tutti noi: il legame con la tua terra d’origine, custodito nell’animo con pudica riservatezza, talvolta lascia trapelare quel tanto che permette a chi ti conosce di rintracciare la presenza di quel profondo attaccamento che ti lega al nostro ambiente, al tuo paese di origine.
Ti ho accompagnato, un po’ di tempo fa, assieme ad alcuni tuoi amici bolognesi in una visita al centro storico della nostra cittadina e, dopo la passeggiata per via Cluenzio, la visita del palazzo ducale e della nostra cattedrale, dopo un tuffo per via Leone ed alcuni tra i vicoletti più caratteristici, dopo l’affettuoso abbraccio di Gino, il tuo compagno di banco alle scuole medie, siamo arrivati in fondo a via Leone, davanti alla casa dove sei cresciuto, “il Torrione”, e lì non sei riuscito a controllare il tremore della voce che ha evidenziato la tua emozione, in una ufficiale dichiarazione d’amore per questo paese, il tuo vero paese.
Del resto sono in tanti i larinesi che possono testimoniare il tuo profondo e sincero attaccamento al nostro paese quando, ricoverati nel Policlinico S. Orsola che tu dirigevi, sono stati coccolati con sincere premure che, al di là della tua naturale etica professionale che ti ha permesso di spendere la tua competenza e dedizione in favore di tutti i tuoi pazienti, li ha messi al centro di attenzioni particolari così da farli sentire circondati da una fraterna sollecitudine. Erano tutti figli della tua terra, del tuo paese, di Larino a te tanto cara, tanto da alimentare quel profondo attaccamento alle radici evidenziato dal filiale affetto per la nostra comunità.
Questo riconoscimento odierno non è solo un atto formale, ma un segno tangibile della corale stima dei larinesi per una persona straordinaria che ha portato lustro alla nostra comunità ed è condiviso da chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerti. Grazie Franco per il tuo contributo eccezionale e per essere un ambasciatore straordinario di Larino nel mondo”.