LARINO. Soltanto una settimana fa dalle nostre colonne abbiamo rilanciato l’appello che monsignor Antonio Sabetta, attuale reggente della basilica cattedrale, aveva rivolto ai larinesi chiedendo un aiuto concreto per poter riparare le campane della Cattedrale.
Ebbene, oggi apprendiamo, che quell’appello è stato raccolto da chi a Larino ha svolto il suo primo ministero episcopale, ossia l’attuale arcivescovo emerito di Lecce, sua eccellenza Domenico D’Ambrosio. Il presule, oggi 82enne che vive nella sua San Giovanni Rotondo dove per anni era stato parroco prima di essere eletto vescovo della diocesi che è in Termoli-Larino e che continua ogni giorno a celebrare Messa nel convento di San Pio, dopo aver appreso la notizia, lui che a Larino, in diocesi, ha lasciato un pezzo grande del suo cuore, non ci ha pensato due volte ed ha deciso di contribuire concretamente ai lavori di riparazione delle campane della cattedrale. Dopo aver contattato telefonicamente monsignor Sabetta (la loro è una conoscenza che va avanti fin dagli anni novanta del secolo scorso quando il giovane liceale Antonio era prossimo ad entrare in seminario) nei giorni seguenti ha inviato una nota di vicinanza all’intera comunità pastorale di Larino allegando alla stessa un bonifico di 1000 euro come suo personale contributo alla riparazione delle campane.
Un gesto che, al di là della somma donata, è l’espressione di una vicinanza, di un amore particolare verso la comunità larinese da parte di un uomo di Dio che non ha mai dimenticato gli anni del suo ministero nella città frentana. Un anziano servo del Signore che soltanto quattro anni fa è tornato a Larino in occasione del settecentesimo anniversario della erezione della basilica e che conserva nel cuore ricordi lucidi della sua missione in terra bassomolisana (vedasi anche il legame con Termoli ed i recenti festeggiamenti in occasione della riapertura della chiesa dedicata a San Timoteo e quelli in onore di San Basso). Ricordi che lo legano a Larino e alla sua gente.
Chi scrive conserva gelosamente nel suo cassetto dei ricordi un cartoncino con una sua particolare dedica. Eppure sono 35 anni che non lo incontro, nemmeno per caso. Eppure da lontano credo di non averlo mai perso di vista, anche solo scrivendo di lui in questi lunghissimi anni.
Oltre alla donazione di ‘don Mimì’ cosi come era chiamato al tempo del suo ministero sacerdotale a San Giovanni Rotondo, altre donazioni sono già pervenute in Cattedrale a dimostrazione che l’appello lanciato da monsignor Sabetta, fatto con il cuore, ha trovato persone che, soltanto per amore verso la Cattedrale, verso San Pardo, hanno messo mano ai loro soldi, donando anche soltanto pochi euro.
In fondo, su una popolazione di 6mila e poco più ‘cristiani’ sarebbe bastato che ognuno avesse donato un euro per ridare alla tanto amata basilica le sue campane funzionanti. Le vie del Signore, meno male, sono e resteranno sempre infinite. Con buona pace di chi anche in questa circostanza ha voluto vedere in questa vicenda altro.
Nicola De Francesco