LARINO. E così, se ieri la comunità pastorale di Larino, nel giorno dell’Esaltazione della Croce ha salutato don Claudio Cianfaglioni che lascerà la città frentana per seguire il suo cuore di figlio e tornare a Roma almeno per un anno, questa sera, festività della Madonna Addolorata, prima della processione con la statua della Pietà, i larinesi hanno accolto, nella basilica concattedrale, monsignor Antonio Sabetta, attuale cancelliere diocesano e direttore del centro di aiuto alla famiglia, quale reggente della parrocchia per il tempo che soltanto il buon Dio stabilirà.
Don Antonio, fine teologo, accademico, da oltre 25 anni sacerdote della diocesi che è in Termoli-Larino torna nella città frentana per la seconda volta, o meglio diremmo per la terza. Infatti, così come lo scrivente che si onora di essere suo amico, in tanti conoscono la sua storia, quella di un ragazzo di Guglionesi che ha frequentato il liceo D’Ovidio a Larino conseguendo nel 1991 la maturità con il massimo dei voti. Dopo gli studi liceali, il percorso in seminario dove coltiva la sua vocazione particolare e non smette mai di studiare conseguendo i massimi titoli teologici e la laurea in filosofia. Da giovane sacerdote viene inviato proprio a Larino in qualità di vice parroco della chiesa della Beata Vergine delle Grazie dove ha modo di ‘praticare’ sul campo la quotidianità del ministero prima di essere inviato alla comunità di Montemitro e poi in seguito in altre realtà parrocchiali fino all’ultimo ‘incarico’ nella sua Guglionesi.
Anche questa sera tanta gente ha voluto presenziare alla Santa Messa e dare il benvenuto a don Antonio. Presente anche il sindaco Pino Puchetti, l’assessore Giulio Pontico e il consigliere Graziella Vizzarri.
La funzione, animata dal coro della cattedrale, è stata celebrata insieme a don Claudio, a don Antonio Di Lalla e a don Stefano Chimisso. (parroco in Guglionesi). E’ toccato a Don Claudio accogliere monsignor Sabetta e ringraziarlo per quanto fatto già durante quest’anno appena trascorso e per quello che farà a Larino nei prossimi mesi. I riti della Messa hanno scandito il trascorrere del tempo fino alla preghiera finale. E così prima della benedizione, come fatto ieri sera, è toccato al crocifero Domenico Di Caccavo porgere il suo personale e sentito benvenuto al nuovo parroco. A Maria Antonietta Milanese poi il compito di leggere il messaggio della comunità pastorale che testualmente recita “Carissimo don Antonio, a nome dell’intera comunità pastorale di Larino l’accogliamo in questa nostra basilica concattedrale, Accogliamo un sacerdote, un fine teologo e professore ma anche l’uomo di Dio che ha mosso i primi passi della sua vocazione proprio in questa nostra città, Larino. In tanti la conoscono per essere stati suoi compagni al Liceo Scientifico. Una classe, quella del 1972 molto unita che non ha mai smesso di frequentare, così come non ha mai smesso di frequentare Larino dove, all’inizio del suo ministero sacerdotale, prima di recarsi a Montemitro, è stato chiamato a rivestire il ruolo di vice parroco della Beata Vergine delle Grazie.
Poi le vie del Signore l’hanno condotta altrove, ai suoi studi, ai suoi viaggi ma sempre con la base qui in Molise nei centri dove sua Eccellenza il vescovo ha ritenuto più giusto inviarla per celebrare ogni giorno i Divini Misteri. In questo ultimo anno, più volte è stato in questa Cattedrale per celebrare le funzioni religiose. Oggi, siamo certi, dopo la decisione assunta da don Claudio di ascoltare il suo cuore e tornare a Roma, che il Padre Buono per mezzo del suo rappresentante, ha scelto lei per non lasciarci orfani, un consolatore che resterà con noi e continuerà a renderci certi e sicuri che Lui è presente in mezzo a noi. Come comunità, oggi l’accogliamo con gioia sapendo che lei ha già posto questo nuovo passaggio della sua vita sacerdotale nelle mani del Signore che darà, come sempre, senso ad ogni cosa”.
Assente ieri sera per impegni istituzionali, il sindaco Puchetti ha espresso, in primis, i ringraziamenti a don Claudio per quanto fatto negli anni di permanenza a Larino. Gli ha augurato ogni bene ed ha rivolto un pensiero alla sua mamma. Il tutto prima di salutare ed accogliere monsignor Sabetta garantendo la stessa collaborazione e fiducia già instaurata proprio con il giovane sacerdote laziale.
Prima di impartire la benedizione finale, monsignor Sabetta ha salutato con queste parole l’intera comunità larinese. “Carissimi fratelli e sorelle, ho accolto con favore e non solo per obbedienza la richiesta fattami dal nostro vescovo di svolgere questo anno di supplenza in sostituzione del vostro amato don Claudio che per ragioni familiari e di studio ha dovuto congedarsi da Larino per seguire ciò che è diventato prioritario per lui al momento per le circostanze purtroppo non sempre piacevoli della vita. Ho accettato anzitutto perché sapevo di venire in una realtà che grazie a don Claudio in questi ultimi anni ha camminato, e dunque la mia prima preoccupazione é custodire il lavoro fatto ed accompagnarlo per quanto possibile perché dia frutto. Chi, come me è chiamato a essere qui per un tempo limitato non può fare altro che stare accanto, camminare insieme.
Certamente la mia presenza sarà molto inferiore rispetto a quella di don Claudio sia quantitativamente che qualitativamente. Voi siete abituati ad una presenza stabile visto che, a parte la parentesi dell’anno scorso, don Claudio è stato sempre presente. Purtroppo, è bene dirlo subito, non sarà lo stesso con me. Numerosi altri impegni mi occupano già parecchio tra l’essere cancelliere della diocesi, l’insegnamento al seminario di Chieti e a Campobasso, la direzione del Centro di Aiuto alla Famiglia, l’essere vicario episcopale per la formazione e la liturgia, il referente diocesano del sinodo, per cui il tempo che mi viene lasciato per altro non è molto. Se a ciò si aggiunge il fatto che, come qualcuno già sa, io sono comunque un accademico impegnato a studiare e a pubblicare testi di spessore scientifico (dietro i quali potete immaginare che lavoro ci sia), capite bene che non potrò essere costantemente a vostra disposizione. Per fortuna vostra si tratta solo di un anno, poi il timone tornerà a chi appartiene e dunque non sarà grande la penalizzazione per la comunità.
Non c’è chiesa senza ministero ordinato, senza guida del presbitero (lo riconosceva finanche Lutero che non era certo accondiscendente verso preti, vescovi e papa) ma il popolo di Dio è il soggetto della Chiesa, fa la chiesa; la Chiesa e la comunità non la fa il prete. E il battesimo che ci fa popolo, fratelli, corresponsabili, impegnati a mettere al primo posto il bene della comunità, non le nostre inclinazioni o opinioni, superando egoismi, protagonismi, personalismi e presunzione, giudizi taglienti e permalosità. In questo tutti dobbiamo crescere ma la realtà oggi ci sollecita a porre fine all’idea che alla chiesa ci pensa il prete. Non che tutti debbano fare tutto (sarebbe una Babilonia, per citare ancora il mio amato Lutero) ma ognuno si deve sentire responsabile della costruzione della chiesa e della fede di questa comunità, che guarda al futuro con le spalle robuste di una storia di spessore e di valore. Ci vuole poco a dissipare un patrimonio, ci vuole impegno ed ingegno a far sì che la tradizione abbia ancora qualcosa di significativo, di determinante da dire alla nostra vita non qualche giorno all’anno ma permanentemente, evitando che si riduca a relitto del passato da dove attingiamo saccheggiando, come i postmoderni sono abituati a fare con il passato ridotto a “rovine”.
La costruzione di un tessuto umano e cristiano condiviso, che definisca un’identità e faccia crescere la comunità è il grande compito dinanzi a noi. In un’epoca in cui l’Occidente da terra del tramonto (per riprendere la famosa immagine del filosofo Martin Heidegger) sembra essere al tramonto, dove cancella culture e odio verso la nostra storia dominano purtroppo, vogliamo essere un bastione non certo reazionario ma profetico, perché crescano il bene e la fede; se non riusciremo in questo potremo considerarci dei falliti. Tutti ci dobbiamo sentire parte di questo popolo e di questo compito, accolti, stimati senza pregiudizi. Nessuno vuole giudicare nessuno, è la vita che esprime giudizi, ci pensa lei. Grazie ancora e buon cammino insieme”.
Impartendo la benedizione finale, monsignor Sabetta ha di fatto dato inizio al suo ministero sacerdotale a Larino guidando poi i fedeli per le strade del centro storico devozionalmente conducendo la statua della Madonna della Pietà. Iniziare camminando, in processione. Con l’aiuto di Maria in una comunità dove, come tutti, anche monsignor Sabetta sappiamo per certo si sentirà a casa.
Buon inizio caro amico mio, buon inizio nel Signore che da senso ad ogni cosa!
Nicola De Francesco