LARINO. ‘La realtà della festa porta ad un impegno nella vita di tutti i giorni. Non è solo oggi San Pardo ma per 365 giorni l’anno’.
È San Pardo, è il giorno del santo patrono della città di Larino e dell’intera diocesi, il giorno eletto dove i larinesi da ogni dove, in comunione, celebrano colui che per voler di Dio fu loro protettore.
La giornata di festa si è aperta con il tradizionale momento di benvenuto da parte dell’amministrazione comunale nell’atrio del Palazzo Ducale dove sono state ricevute le autorità, prima dell’ingresso in cattedrale per la partecipazione al solenne pontificale presieduto per il diciassettesimo anno dal vescovo Gianfranco De Luca.
Il presule, all’inizio della Santa Messa a cui hanno partecipato tanti sacerdoti della diocesi, ha affermato “il nostro cuore e la nostra mente vanno verso i luoghi di guerra, all’Ucraina. Nella nostra quotidianità abbiamo bisogno di aprire i nostri cuori alla pace”.
Poi nella sua omelia, il vescovo De Luca, tra le altre cose ha affermato “Emozioni uniche che ognuno porta nel cuore e le manifesta. Passeggiando oggi in città si respira un’aria diversa. Nei volti c’è una distensione unica, si formano crocicchi di persone dove tutti si salutano. E poi l’infiorata che i carri propongono è qualcosa che ti apre il cuore e ti suscita emozioni. Mettono in moto qualcosa: una dimensione dell’esistenza umana, i doni di Dio che vanno accolti ed aperti per capire di cosa si tratta.
Ma in questo giorno di festa non fermiamoci all’emozioni, ai ricordi ma entriamo nella memoria viva di quello che è il senso del ricordo. Come si fa? Aprendo il cuore.
Solo così scopriamo quel qualcosa di unico che ognuno di noi porta dentro. I santi sono l’originalità. Ma pur essendo nati tutti originali rischiamo di morire copie e anche brutte, di qualcun altro.
Entriamo nelle emozioni ma andiamo più giù nell’intimo del nostro cuore. La parola di Dio ci aiuta a fare questo viaggio. Ognuno di noi è abitato da Dio, nessuno si fa da solo ma Dio lo crea personalmente. La festa del santo patrono è un invito forte a riscoprire il nostro battesimo che ci ricorda che noi abitiamo in Dio perché siamo immersi in Lui. Dentro questa realtà siamo invitati a rientrare. Dobbiamo vivere non secondo i criteri di questo mondo ma secondo il disegno che Dio ha su di noi.
Vivere il dono che siamo, noi stessi. San Pardo ha vissuto, ha portato a compimento il dono che aveva ricevuto e questo è per tutti noi.
Io sono il buon pastore le pecore mi conoscono e ascoltano la mia parola. È necessario un confronto quotidiano con la Parola. I nostri ruoli hanno un termine ma l’essere abitato da Dio non ha termine, è per sempre. Per questo non si ferma tutto a questi tre giorni di festa ma tutto parte da oggi e prosegue fino all’anno prossimo, sempre”.
Concluso il solenne pontificale, don Claudio, parroco della cattedrale, ha ringraziato il vescovo per la sua presenza e per aver invitato tutti a vivere con spirito di fede la festa. Poi dal balcone dell’Episcopio il presule ha impartito la benedizione ai larinesi e agli animali dando il via alla solenne processione per le vie della storia quelle che hanno reso Larino e i larinesi indissolubilmente legati al loro San Pardo.
Anche oggi tanta gente intorno ai 124 carri, intorno alla bellezza dei fiori, degli ornamenti della festa. Tante autorità, ma sopratutto il popolo larinese giunto da ogni dove perchè San Pardo è San Pardo.