di Luigi Pizzuto
Il sole ha deciso, dopo troppo tempo di oscurità, di uscire da dietro le quinte del cielo, tra nubi grigie e nubi nere. Finalmente. Dopo aver fatto non pochi danni. Un meteo bislacco che si spera di mettere alle spalle definitivamente. Nell’andirivieni di nuvole e pioggia, il tempo comunque si è mostrato decisamente clemente durante la manifestazione Chiese Aperte. Promossa ogni anno nella seconda domenica di maggio dall’Archeoclub di Termoli, che raccoglie adesioni senza precedenti, dal basso Molise al Molise altissimo.
L’iniziativa Chiese Aperte ha toccato quest’anno Ripabottoni e Morrone del Sannio. Due piccoli “borghi di pietra” come bomboniere. Costituiti da un pugno di case. Orgogliose di abbracciare il proprio campanile e la propria chiesa parrocchiale. Felicissime di rivolgere lo sguardo sempre più in alto. Un’esperienza culturale di ampio respiro, pertanto, nei luoghi dove il silenzio stride tra non pochi segreti. Riservando delle scoperte interessanti e inedite. Due borghi virtuosi nel loro cammino incerto, tra dimore storiche, siti archeologici e macchie di un verde che brilla anche quando il tempo è un po’ bigio. Dove tra l’altro trova spazio il sussurro dell’antico recuperato nell’insieme in modo abbastanza felice. “In verità siamo stati fortunati – ha dichiarato il presidente dell’Archeoclub Oscar De Lena – senza nemmeno una goccia d’acqua. Grande soddisfazione per tutti i partecipanti anche perché abbiamo avuto due guide fantastiche: Lina Ambrosio nativa di Morrone , appassionata e
promotrice di storia locale e la storica dell’arte Gabriella Paduano che nel pomeriggio a Ripabottoni ha ammaliato tutti i presenti. A Morrone la storia di Casalpiano s’intreccia con la distruzione di Gerione ed alcuni avvenimenti della II guerra punica 217 a.C. riferiti alla presenza di Annibale.
I primi documenti scritti risalgono al 1022 secondo quanto riportato nella Cronaca Cassinese. Santa Maria Casalpiano è menzionata due volte in uno dei pannelli di bronzo sulla porta del monastero di Montecassino. Tutta l’area ha assunto una certa importanza per il ritrovamento di una stele votiva che un servo di Rectina, matrona romana scampata all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e amica di Plinio il Vecchio, volle erigere per ringraziare gli dei per il ritorno della propria padrona nella sua domus. L’archeologo americano Van Buren conferisce un grande valore storico a quest’ara perché vi è incisa l’unica epigrafe riferita all’eruzione vesuviana del 79 d.C.”. A Ripabottoni Gabriella Paduano ha guidato i presenti in un viaggio affascinante, tra vicoli, stradine, case di pietra di antica memoria un tempo piene di vita. Custodi immemori di tante esperienze umane all’epoca decisamente innovative.
Qui, nella dimensione dell’assenza, parla da solo pertanto un patrimonio culturale di tutto rispetto. Al centro dell’attenzione la Chiesa di Santa Maria Assunta con i suoi riccioli di pietra. Edificio di interesse nazionale. Un unicum nel panorama architettonico del barocco molisano. Grazie alla maestrìa dell’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice che dona il progetto al principe Paolo Francone. Un personaggio con idee moderne che Giovanni Andrea Tria colloca tra le figure più illuminate del Regno di Napoli. La Paduano è brava nel rianimare il contesto silente con le storie di quei personaggi illustri che nel Settecento napoletano hanno lasciato non poche tracce. Momenti di gloria per Ripabottoni in un clima lontano dai disturbi dell’oggi. Con Chiese Aperte rivive così l’immagine di un passato vivace con i suoi monumenti pieni di arte. Invitando chiunque a visitare i due borghi di pietra in ogni stagione.