L’evento storico per Termoli e per l’intero Molise segnò anche l’inizio della professione di fotografo di Francesco D’Imperio. In esclusiva il racconto di quel giorno memorabile!
CASACALENDA. Era il 1983 e frequentavo l’ultimo anno di ragioneria a Campobasso, mentre in parrocchia ero impegnato in Azione Cattolica. La mattina del 19 marzo partii presto da Casacalenda in treno, insieme a tanta gente, tutti diretti a Termoli per vedere il Papa. Per quel giorno speciale, il biglietto della corsa non si pagava.
Arrivati a Termoli, la città era in pieno fermento: tantissima gente, carabinieri, polizia, vigili del fuoco tutti in piena attività. Il percorso che avrebbe fatto la papa-mobile era transennato.
Non avevo un pass da fotografo, all’epoca, potevo fotografare solo il passaggio delle auto. Decisi di andare al porto che si rivelò essere il luogo più emozionante all’arrivo di San Giovanni Paolo II, in elicottero. L’accoglienza delle autorità, i saluti, il primo messaggio del Papa: sapevo che ci sarebbero stati tanti i momenti da fotografare.
Arrivato con un grande anticipo sul posto feci un sopralluogo per capire dove si sarebbero svolti gli eventi. Scelsi di posizionarmi di fronte al luogo dove si sarebbero svolti i vari interventi, seduto a terra davanti alle transenne senza ostacoli di fronte. Attesi poi diverse ore senza spostarmi dalla posizione scelta.
Il rumore in lontananza dell’elicottero avvisò dell’imminente arrivo del Papa, la polvere si sollevava quando, all’atterraggio, le eliche si fermarono e il comitato di accoglienza si avvicinò all’elicottero.
Il portellone si aprì, San Giovanni Paolo II si affacciò e sollevò le mani per salutare.
Questi momenti vissuti con l’occhio nel mirino della mia reflex Yaschica FX 3, completamente manuale, mi trasmisero un’emozione indescrivibile, mi avvolsero nel desiderio di cogliere gli attimi irripetibili dell’evento che si stava svolgendo.
Iniziava poi la cerimonia di accoglienza per concludersi con il discorso del Papa, che mi sembrò passare in un attimo. Appena il Papa chiuse il suo intervento, il servizio di sicurezza si avvicinò al Santo Padre per scortarlo fino alla papa-mobile insieme al Vescovo Mons. Ruppi, iniziava il giro della città fino alla piazza dove si svolgerà la celebrazione eucaristica, facendo la prima sosta in Cattedrale per poi proseguire verso la piazza.
Dopo aver scattato delle foto all’auto fui costretto a fermarmi, tutte le strade erano chiuse e non si passava, solo dopo il passaggio del Papa ci fu la possibilità di risalire dal porto. Con molta calma mi incamminai verso la piazza del Papa. Qui avevo il pass come fedele in un settore molto lontano dal palco dove celebrava San Giovanni Paolo II.
Feci le ultime foto da lontano, l’ultimo scatto a mia madre nel pubblico, poi a piedi tornai alla stazione per prendere il treno.
A questo punto iniziava la fase di trepidante attesa, ossia dovevo far sviluppare e stampare il rullino che avevo scattato, Kodak 135 200 asa 36 pose. Non sapevo se le foto fossero esposte correttamente e a fuoco.
Tre giorni dopo ritirai le foto portate a stampare a Campobasso e la gioia fu tanta: ero riuscito a fare delle discrete foto.
Fu l’inizio della mia professione, che intrapresi due anni dopo il servizio civile. Per 40 anni ho conservato queste foto nella mia stanza a casa dei genitori, le avevo quasi dimenticate.
Due settimane fa infatti Don Fernando Manna, a cui sono legato da una grande amicizia e stima, mi ha chiamato per chiedermi se avessi del materiale sulla visita del Papa a Termoli e gli risposi di no! Mi tornò in mente per fortuna il ricordo di quella giornata.
La fotografia è un attimo irripetibile, una frazione di secondo che documenta e diventa immagine di momenti unici, per la conservazione del ricordo nel tempo.
E come dare torto al nostro amico e collaboratore Francesco. Grazie di aver condiviso con noi questa tua meravigliosa esperienza.