ROTELLO. Troppo piccola la chiesa di Santa Maria degli Angeli per accogliere quanti, da ogni dove, hanno voluto accompagnare per l’ultimo viaggio Emilio Salvatore Sarni, il 47enne deceduto nel reparto di rianimazione del San Timoteo dopo un intervento resosi urgente ad un braccio.
Volti trasfigurati dal dolore per una morte che ha sconvolto l’intera comunità, ha squarciato la quotidianità di una famiglia, di più famiglie, di tutte quelle persone amici, colleghi di lavoro, semplici conoscenti che in Emilio avevano trovato un marito, un padre, un figlio, un fratello, un amico su cui davvero poter contare, su cui costruire qualcosa di importante nella vita. Una folla di persone, prima all’oratorio Don Luigi, poi nel breve tratto fino alla chiesa e poi ancora fuori quando, al cielo sono volati i palloncini bianchi e granata ed il feretro del 47enne, avvolto nelle sciarpe e nelle maglie delle sue squadre del cuore, è stato salutato da un fragoroso applauso e dai fuochi pirotecnici.
Un dolore composto quello della moglie e della figlia, un dolore composto, silenzioso, profondo di fronte a quella bara che custodiva il baluardo della loro vita. Ed ecco le parole della fede, ma anche dell’amicizia pronunciate da Don Antonio Giannone che insieme a Don Marco Colonna e Don Sergio Carafa ha celebrato la liturgia funebre.
“Abbiamo bisogno oggi di parlare di salvezza. Salvezza è una bella parola. Emilio nel suo nome aveva anche quello di Salvatore. E lui era uno che volava tra i pali di una porta, ultimo baluardo per salvare un risultato, salvare una partita. Vedete abbiamo tutti bisogno di salvezza. Anche lui in ospedale desiderava una salvezza. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci salvi. Per i giovani della mia generazione, Emilio era il nostro Benji Price colui che su quel rettangolo verde ci ha insegnato tanto. Era la persona che ti stimolava a farcela, a non mollare. Quel qualcuno che ti consentiva di rimanere in vita. Sapeva tenerti vivo, sapeva donarti una botta di vita. Abbiamo tutti bisogno di persone che come Emilio ci tengano in vita perché nessuno si può salvare da solo. Una delle più grandi tentazioni di questo tempo è pensare a se stessi senza condividere. La nostra vita è un dono e l’unico modo per salvarci è giocarla. Sarni ha giocato la sua partita e l’ha giocata in favore degli altri. Oggi questa persona non ci fa celebrare la fine di qualcosa ma il compimento delle nostre vite. ci dice di rendere eterna la nostra vita perché il Paradiso comincia qui ed adesso. Il nostro Emilio in qualche modo ha predicato il Vangelo. E se oggi il nostro dolore è forte allora c’è stata vita grande e grande amore e questi devono continuare. Emilio tu che eri appassionato della vita, oggi che sei in Paradiso, lì dove non c’è rischio di sconfitta puoi uscire fuori dai pali e giocare all’attacco”.
Parole del cuore, quelle pronunciate da don Antonio Giannone, parole che hanno scaldato i cuori ed aperto davvero alla speranza di un Paradiso oggi per Emilio. In questo oggi dove però restano gli interrogativi umani legati alla sua morte, interrogativi a cui altri uomini ora dovranno cercare di dare delle risposte, ‘perché Dio non vuole la nostra morte, ma la nostra vita e la nostra vita piena’.
Al termine della liturgia funebre, il primo cittadino Massimo Marmorini ha indirizzato al ‘suo’ consigliere di maggioranza il saluto di tutta la comunità rotellese, orfana di uno dei suoi figli migliori. Il feretro è stato poi condotto sul sagrato della chiesa e qui un fragoroso applauso si è levato al cielo mentre palloncini bianchi e granata e fuochi pirotecnici accompagnavano la bara fin verso il cimitero.