SANTA CROCE DI MAGLIANO. Dai responsabili del progetto Sai riceviamo e pubblichiamo la storia di Peter ed Esther, una storia di inclusione e di integrazione.
“La buona accoglienza, per dirsi tale, deve emanciparsi dal mero assistenzialismo e concretizzarsi in percorsi di inclusione sociale che siano funzionali al raggiungimento dell’autonomia individuale: lo dimostra la storia di due giovani genitori di nazionalità nigeriana, Peter e Esther, ospiti del progetto Sai di Santa Croce di Magliano insieme ai loro figli fino a gennaio 2022.
Dopo la loro dimissione dal progetto, infatti, la coppia ha scelto di costruire in Molise il proprio futuro, rimanendo proprio a Santa Croce: Peter lavora in un’azienda che si occupa di manutenzione dei pali eolici, e pur facendo dei sacrifici, la famiglia riesce a far fronte autonomamente alle spese. A gennaio di quest’anno, inoltre, è nato il loro terzo figlio.
«Con gli operatori del Sai è si è instaurato un bellissimo rapportoche tuttora continua, ma ormai viviamo la nostra vita in modo autonomo e siamo economicamente indipendenti», ci dice Peter, «speriamo solo di riuscire a trovare una casa più grande, anche perché la famiglia si è allargata.»
«Il progetto ci ha dato un grande aiuto nel capire come usufruire dei servizi del territorio: al nostro arrivo in Italia anche cose semplici come fare un’impegnativa o recarsi a fare una visita medica per noi era un’impresa, ma ora riusciamo a fare da soli.»
La figlia primogenita è iscritta alla scuola dell’infanzia dell’Istituto omnicomprensivo di Santa Croce, dove, oltre ad aver fatto amicizia con tanti bambini, ha fornito anche un’occasione di socializzazione alla mamma e al papà, che hanno creato rapporti con il gruppo dei genitori della classe: «Molto spesso accompagniamo nostra figlia alle feste di compleanno a cui è invitata», ci racconta la mamma.
Il progetto Sai di Santa Croce di Magliano, attualmente, provvedeall’accompagnamento scolastico di ben 16 alunni , ed è evidente come ciò sia una risorsa in un paese dove, come in tanti altri borghi del Molise, la scuola, così come tutti gli altri servizi territoriali, in primis quelli sanitari, rischiano, causa denatalità e spopolamento la completa cancellazione
Fortunatamente l’esperienza che stiamo descrivendo non è isolata: anche un secondo nucleo, sempre di origine nigeriana, composto da 4 persone, chiusa la fase di accompagnamento, ha trovato un impiego stabile in una azienda floro – vivaistica della costa, e, disponendo degli strumenti finanziari necessari, ha avuto modo di affittare un’abitazione e diventare parte attiva della nostra comunità.
Storie di questo tipo ben illustrano come, nonostante la percezione a volte negativa che accompagna i fenomeni migratori, causata da narrazioni mediatiche non sempre del tutto veritiere,l’integrazione non è un peso per la collettività; al contrario, la buona accoglienza fa bene non solo a chi viene ospitato, ma costituisce un valore aggiunto in termini sociali e di rigenerazione di luoghi ormai in via di spopolamento, oltre che una risorsa non trascurabile per l’economia locale”.