Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio i canti in onore dell’abate Antonio portati in vari luoghi della città dal professore Marcello Pastorini e dai suoi cantori.
LARINO. Rinviato a causa del maltempo, questa sera, grazie alla Pro Loco del presidente Michele Di Ridolfo anche a Larino è stato benedetto e poi acceso il falò in onore di Sant’Antonio Abate nella centralissima piazza Vittorio Emanuele nel borgo medievale.
Una tradizione antica, molto sentita anche nel centro frentano quella della devozione del santo eremita che nell’iconografia tradizionale è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o, più frequentemente, da animali domestici, in particolare il maiale, di cui è popolare protettore. E così se il gruppo guidato dal professore Marcello Pastorini aveva ‘riacceso’ la tradizione nella notte che precedeva la festa portando suoni e magia in ben cinque posti di Larino compresi i luoghi dove si stanno realizzando i carri di carnevale (tra l’altro proprio la notte tra il 16 e il 17 gennaio segna l’inizio del carnevale) questa sera la Pro Loco ha proposto in piazza per tutti il falò.
Dopo la benedizione del fuoco ad opera del vice guardiano del convento dei cappuccini padre Vincent è stato ricordato come proprio “I ceppi o falò di Sant’Antonio avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Le ceneri, poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e, tramite un’apposita campana fatta con listelli di legno, per asciugare i panni umidi. Ancora, la protezione di Sant’Antonio è legata alla cura delle malattie della pelle. Alla fine dei fuochi, gli anziani erano soliti riportare a casa della brace come buon augurio per combattere l’herpes zoster, conosciuta anche come fuoco di Sant’Antonio. Patrono di tutti gli addetti alla lavorazione del maiale, vivo o macellato, Sant’Antonio Abate è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era ed è l’herpes zoster”.
La serata, mentre il fuoco si consumava, è proseguita con l’esecuzione di alcuni canti popolari, vin brûlé e musica folk.