CAMPOBASSO. Proseguono i controlli dei militari del Nas di Campobasso, coordinati dal luogotenente Mario Di Vito, nelle strutture sanitarie del Molise, sia pubbliche che private. Controllate 50 strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private; 16 cooperative fornitrici di servizi sanitari; 161 medici; 193 infermieri e 253 Oss.
Contestate 29 irregolarità di carattere amministrativo (9 per violazione legge regionale 1/2015 e 18/2008 riguardante l’accreditamento delle strutture, carenze organizzative e strutturali e venti contestazioni per impiego personale medico in turni continuativi di oltre 24 ore).
Attività operativa che ha riguardato l’intera penisola, a cura dei vari comandi regionali e territoriali dei Carabinieri del Nas.
“I carabinieri Nas, d’intesa con il ministero della Salute – fanno sapere i Nas – dalla metà del mese di novembre hanno pianificato e condotto servizi di controllo su tutto il territorio nazionale presso strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private che, per sopperire alla carenza di personale e garantire l’erogazione minima dei servizi di cura ed assistenza, ricorrono sempre più spesso a contratti di appalto per avvalersi di professionalità sanitarie – medici, infermieri ed operatori sanitari – forniti da società esterne, solitamente riconducibili a cooperative. Al fine di verificare la correttezza applicativa di tale modalità di reclutamento, l’adeguatezza dei titoli abilitativi ed il rispetto dei turni di servizio e della fruizione delle assenze, in aderenza ai contratti nazionali di categoria, sono stati svolti accessi presso 1.934 strutture sanitarie, monitorando 637 imprese/cooperative private e verificando l’idoneità di oltre 11.600 figure tra medici (13%), infermieri (25%) e altre professioni sanitarie (62%) (operatori socioassistenziali, tecnici di laboratorio e figure similari), riscontrando irregolarità in 165 posizioni lavorative.
I Nas hanno segnalato complessivamente 205 persone, tra responsabili di cooperative, titolari di strutture sanitarie ed operatori sanitari, di cui 83 all’autorità giudiziaria e 122 a quella amministrativa.
In particolare, sono stati deferiti 8 titolari di cooperative per l’ipotesi di reato di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture ritenuti responsabili di aver inviato personale in attività di assistenza ausiliaria presso ospedali pubblici, in numero inferiore rispetto a quello previsto dalle condizioni contrattuali con l’Azienda sanitaria, o impiegato semplice personale ausiliario, privo del prescritto titolo abilitativo, anziché figure professionali socio-sanitarie (Oss), e, infine, personale medico non specializzato per l’incarico da ricoprire.
Al riguardo, è stata accertata la fornitura di medici da parte di cooperative con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente – anche sopra i 70 anni – e l’impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri, come la fornitura presso reparti di “ostetricia e ginecologia” di personale sanitario, tra cui medici generici, non formato a gestire parti cesarei o, ancora, personale medico da impiegare presso il pronto soccorso non specializzato in “medicina di urgenza”.
Sono emersi molteplici casi di esercizio abusivo della professione (43 operatori) in particolare riguardanti lo svolgimento di attività infermieristiche in assenza di iscrizione all’albo e senza il riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero, frequentemente favorite dalla mancanza di verifica preliminare da parte dei responsabili delle cooperative.
In un caso una cooperativa attiva nella provincia di Latina ha fornito un medico, già in servizio presso un ospedale pubblico in rapporto esclusività, ad un nosocomio di un’altra provincia per ricoprire turni di guardia.
Numerose le violazioni evidenziate dai Nas circa l’impiego di figure sanitarie esterne, collocate in attività lavorativa senza l’adeguata formazione sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono state accertate e contestate anche violazioni per carenze autorizzative, funzionali e strutturali che hanno determinato, nei casi più gravi, la chiusura di 5 strutture socio-sanitarie.