Nota di approfondimento da parte del direttore dell’archivio storico diocesano Giuseppe Mammarella
LARINO. Non c’è comunità che non abbia sentito e realizzato il bisogno di porsi sotto la particolare protezione di un santo per impetrare grazie all’Altissimo.
Dovrebbe essere noto, almeno ai larinesi, che i Santi Martiri concittadini, Primiano, Firmiano e Casto, erano venerati nella città frentana come Patroni, fino al IX secolo. È notorio anche che, il 26 maggio dell’842, giorno in cui giunsero a Larino i resti mortali di San Pardo, quest’ultimo venne proclamato nuovo Patrono principale della città e diocesi. Pochi sanno, invece, che i larinesi vollero, successivamente, un referente in più nell’Alto dei Cieli.
A differenza di quanto era avvenuto per i Santi Martiri Larinesi prima e per San Pardo poi, questa terza volta si trattava di tempi in cui i destini delle popolazioni, frequentemente colpite da orrende epidemie o da grandi calamità, venivano affidati ad un particolare taumaturgo della Corte celeste.
Il 12 novembre 1719, i responsabili del governo di Larino “colla maggior parte dei cittadini di essa”, si riunirono nella chiesa di San Francesco, dei Minori Conventuali, perché “…essendosi compiaciuto il Signore per l’intercessione della Gloriosa S. Barbara Vergine e Martire concedere a questa Città molte grazie per sua infinita misericordia e preservarla specialmente dalli fulmini”, era loro vivo desiderio “eliggere la medesima Santa per Protettrice dell’istessa Città e supplicare, la Santa Sede a concedere colla Grazia la permissione anche al detto Capitolo, e Clero di poterne celebrare l’Officio a dì quattro di dicembre d’ogni anno in perpetuo”.
S’intendeva così sancirne un culto che i larinesi, da tempo immemorabile, tributavano alla Santa.
Conclusero “di dover far correre le loro devotissime suppliche alla Santa Sede per ottenerne la concessione” tanto bramata, tramite il Vescovo di Larino del tempo mons. Carlo Maria Pianetti, in osservanza alle norme stabilite dal Papa Urbano VIII con un apposito decreto pubblicato il 23 marzo 1630.
Il documento pontificio giunse il 7 giugno del 1721. La Sacra Congregazione dei Riti, tenuto conto della legittimità della richiesta fatta, confermò la venerazione di Santa Barbara quale Patrona “meno principale” della sola città frentana (gli altri tre Compatroni, i Santi Martiri Larinesi, lo sono anche per l’intera diocesi) concedendo, nello stesso tempo, per tale culto, tutte le prerogative competenti ai santi protettori secondari.
Ma chi era Santa Barbara sotto il cui manto miracoloso i larinesi avvertirono la necessità di accucciarsi? Prima di tentare di dare una risposta è doveroso sottolineare che, nel Medioevo, il campo dell’agiografia venne invaso dalla leggenda, ragion per cui una colorita fioritura riuscì ad avvolgere rapidamente la figura storica di moltissimi personaggi vissuti con l’unico ardente desiderio, quello di imitare Cristo.
Probabilmente neanche per Santa Barbara furono risparmiate narrazioni leggendarie. Di lei, con certezza, sappiamo solo che morì martire tra la fine del III e l’inizio del IV secolo.
La tradizione vuole che fosse una bellissima fanciulla di Nicomedia (l’odierna Izmit), capitale della Bitinia (antica regione dell’Asia Minore) divenuta provincia romana nel 75 a. C. dove, sotto Traiano, Plinio il Giovane condusse un’inchiesta sui processi contro i cristiani di cui sono giunte fino a noi famose epistole. Abbracciò la fede cristiana contro la volontà del padre che, dopo averla condotta davanti al giudice ed assistito alle sue torture, volle addirittura sostituirsi al boia per decapitare la giovane figlia rimasta sempre fermamente intenzionata a raggiungere solo la felicità eterna. Non appena la testa della Martire cadde al suolo, un fulmine colpì il padre riducendolo in cenere.
Intorno alla scena conclusiva del martirio si formò la devozione per Santa Barbara che, in seguito, fu scelta anche come Protettrice di tutte le categorie interessate, in qualche modo, ai materiali esplosivi.
Nel tardo Medioevo, poi, fu annoverata tra i quattordici Santi particolarmente onorati come “Ausiliatori” poiché venivano invocati per aiuto in svariate afflizioni o pericoli; e, tra questi, Santa Barbara occupava un ruolo speciale per essere implorata nel momento della morte.
A testimonianza dell’antica devozione dei larinesi verso la Martire è rimasto oggi, nella cattedrale di Larino, solo un artistico reliquario in argento, di fattura ed eleganza tipicamente settecentesca, a forma di ostensorio. Esso presenta la base decorata con volute vegetali ed al centro un angelo che regge l’urnetta, circondata da fogliame, che ne custodisce la reliquia.