LARINO. Riceviamo e pubblichiamo la nuova nota del responsabile dell’Archivio storico diocesano Giuseppe Mammarella sulla nascita dei tre ospedali molisani: Campobasso, Isernia e naturalmente Larino.
Mammarella scrive “La casuale visione del primo e raro ordinamento (1845) legato all’ospedale di Campobasso, mi ha indotto a rammentare la nascita delle tre strutture pubbliche destinate, con un apposito Decreto borbonico, al ricovero ed all’assistenza sanitaria nel territorio molisano.
Con una circolare dell’11 gennaio 1831, il Ministro degli Affari Interni del Regno delle Due Sicilie, rese nota l’esigenza di istituire un ospedale in ogni distretto; ed il 14 gennaio successivo, il Re Ferdinando II emanò un Decreto prescrivente, anche per la “Provincia di Molise”, lo stabilimento di tre nosocomi.
Dall’interessante documento, emesso in considerazione del fatto che l’intero territorio molisano era privo di strutture pubbliche per la cura degliammalati poveri (in quell’epoca esisteva un ospedale a Venafro; la città, però, era ancora di pertinenza della “Terra di Lavoro”) si rileva testualmente: “Saranno stabiliti tre ospedali per accogliervi gl’infermi de’ rispettivi distretti, uno in Campobasso, un altro in Isernia, ed un altro in Larino […]”.
L’ospedale di Campobasso, con il titolo originario di “Samniticum Nosocomium”, a differenza degli altri due previsti ad Isernia ed a Larino, riuscì ad aprire i battenti nella primavera del 1845, in un nuovo edificio costruito, “a spese dei luoghi pii della Provincia”, sull’area in cui sorgeva il Convento Francescano degli Osservanti di “Santa Maria delle Grazie”.
Il Consiglio Generale degli Ospizi assegnò al nosocomio di Campobasso, dichiarato “provinciale con sovrana risoluzione del 10 maggio 1840” e scelto per accogliere inizialmente gli infermi poveri di tutta la “Provincia di Molise”, l’intera dotazione stabilita pure per quelli destinati a sorgere nei restanti due capoluoghi di distretto.
L’Articolo 3 del “Regolamento” del governo interno, approvato dal Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni del Regno delle Due Sicilie Nicola Santangelo il 17 maggio 1845, recita testualmente: “Il numero delle piazze per gli ammalati sarà proporzionato ai mezzi che si avranno dall’annua tassa di ducati tremila sessantasette, e grana venti, fondata sugli avanzi de’ luoghi pii della Provincia; e verranno determinate dal Consiglio Generale degli Ospizi, veduti i risultamenti dell’appalto che sarà stabilito per le somministrazioni di quanto occorre al mantenimento degl’infermi”.
Tra le altre norme che ne disciplinavano la vita,figurano le seguenti: “Non sarà vietato a chicchessia di mantenersi a proprie spese (purché siavi capienza) […]. Lo stabilimento avrà […] un Direttore ed un Vice Direttore. Essi saranno scelti tra i possidenti del capoluogo che si distinguono per probità e per pietà verso i poveri. […]. Le loro cariche saranno triennali, e gratuite […]. Si riceveranno nell’Ospedale gli ammalati i quali soffrono malattie acute (o croniche curabili in tempo discreto) e che non hanno nelle loro case mezzi alla guarigione […]”.
Dopo il primo decennio del Novecento, la sua capienza non andò oltre i ventidue posti letto. Successivamente fu intitolato ad Antonio Cardarelli, illustre Docente di clinica medica all’Università di Napoli, nato a Civitanova del Sannio nel 1831 e morto a Napoli nel 1927.
Nel 1886, l’ospedale circondariale fu istituito anche ad Isernia, nei locali dell’ex Convento dei Cappuccini, con una imponente cerimonia svolta il 14 marzo di quell’anno, in occasione del genetliaco del Re Umberto I.
All’assistenza degli infermi provvidero subito le “Figlie della Carità” di San Vincenzo de’ Paoli che impiantarono nello stesso edificio, un asilo infantile. Al nosocomio isernino fu subito aggregato il “Monte Frumentario Malizia”, sorto nella città pentra circa sessant’anni prima, per volere del ricco possidente di Bojano, Gaetano Malizia.
In una relazione a stampa del 1903, Eutimio Maselli, Vicepresidente dell’Ordine dei sanitari di Campobasso, descrisse con cura le condizioni dell’ospedale di Isernia, sottolineando che, all’epoca, il numero dei letti ammontava ad “una quindicina in tutto”.
Nel 1967 fu intitolato a Ferdinando Veneziale, noto Maestro di Diritto e personaggio di alta statura morale, nato a Longano nel 1887 e scomparso a Napoli nel 1946.
Pure a Larino si riuscì ad inaugurare l’ospedale circondariale il 19 marzo 1896, anche se con soli sei posti letto, in un edificio situato in via Raone, nel cuore del centro storico medioevale cittadino.
Giuseppe Vietri, nato a Larino nel 1825 e scomparso nella stessa città nel 1882, il cui nome è legato, fin dalle origini, al nosocomio larinese, con testamento olografo del 25 maggio 1879, destinò i suoi beni per la fondazione di un ospedale nella città frentana. Se non fossero sorte tante difficoltà che ostacolarono per oltre un decennio l’attuazione della volontà del Vietri, l’apertura dell’istituto sarebbe avvenuta sul finire del 1886.
Nei primi lustri del Novecento i posti letto aumentarono a venti e per rispondere alle esigenze degli infermi spesso, questo numero, venne abbondantemente superato. Nel 1927 erano già iniziati, lungo l’attuale via mons. Balduino, i lavori per la realizzazione di un nuovo edificio progettato, prima del 1916, da Raffaele Battista; la costruzione dell’opera, però, venne improvvisamente sospesa e mai più ripresa in quel posto. Lì, sul finire degli anni Trenta, sorse l’imponente nuovo seminario diocesano.
Per concludere questa breve nota è opportuno rammentare che, oltre al “SS. Rosario” di Venafro, esistente da tempo, di cui si è fatto già cenno, furono istituiti nel Molise altri due nosocomi: uno a Termoli, inaugurato il 30 settembre 1951, e l’altro in Agnone, aperto nel giugno dell’anno successivo (1952)”.